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Nicola Zingaretti dopo l’incontro con il presidente esploratore, Roberto Fico

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La Democrazia cristiana era il partito diga, ovvero l’argine al comunismo. Perché l’italiano medio, benpensante, possidente, piccolo borghese – quello che oggi chiameremmo il popolo dei moderati – vedeva i comunisti come una minaccia, un pericolo per la democrazia. Qualche anno dopo, come racconta Marco Follini in un libro straordinario dedicato alla DC (Democrazia Cristiana, il racconto di un partito, edito da Sellerio), Francesco Cossiga si sarebbe servito di uno scioglingua: «La sinistra batte la destra, il centro batte la sinistra».

E oggi? In questo momento il partito diga della Repubblica italiana si trova in un via a pochi passi da piazza San Silvestro. È un partito che è il risultato della fusione fra ex comunisti ed ex democristiani. E si chiama Democratico, in emulazione al contenitore d’Oltreoceano. Così, nelle ore più calde della crisi politica del Belpaese il Pd è consapevole di «essere condannato a governare».

La diga 2.0 ha un obiettivo: salvare il Paese dai sovranisti antieuropeisti e spendaccioni. D’altro canto, nell’estate del 2019 quando Matteo Salvini invocò per sé i pieni poteri, i democrats ingoiarono il rospo amaro dell’alleanza con i pentastellati. C’era infatti un pezzo consistente di partito, ascrivibile all’area che fa capo al segretario Nicola Zingaretti, che avrebbe preferito tornare alle urne. Poi però nel giro di pochi giorni il paradigma venne mutuato in «dobbiamo donare sangue per impedire che gli italiani siano costretti a pagare il conto del Papeete».

Nacque così il Conte-2, l’esecutivo dell’alleanza fra i gialli e i rossi, utile a «istituzionalizzare» i grillini, a gettare le basi per una coalizione nel segno del riformismo popolare e, infine, a fermare l’onda sovranista della premiata ditta Salvini & Meloni. Peccato che a un anno e mezzo di distanza dalla nascita del laboratorio giallorosso il centrodestra continui a svettare nei sondaggi e il centrosinistra continui ad annaspare. Con una novità: una lista di Giuseppe Conte è quotata al 16%.

Nel frattempo Matteo Renzi si è pure preso la briga di provocare la crisi del Conte-2. Risultato? Da giorni le forze politiche discutono su come uscire dal guado. Conte-ter? Fico I? Un gabinetto guidato da Dario Franceschini? Statene certi, una soluzione si troverà e graverà sulle spalle del nuovo partito diga della Repubblica italiano: il Pd. Che è di fatto la DC 2.0.


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