Vito Crimi, capo politico facente funzioni del M5S
3 minuti per la letturaL’apertura dei Cinque Stelle c’è stata ed è stata anche evidente nei confronti di Italia Viva. Vito Crimi tende la mano al gruppo renziano, desiderando che si riparta dalla maggioranza che fin qui ha lavorato. Il refrain è: «Sì a un governo di legislatura, con dentro Renzi, ma con Conte premier». Così, uscendo dal salone delle Feste, dopo il confronto con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, l’eterno reggente dei pentastellati scolpisce il seguente ragionamento: «Da parte nostra c’è la disponibilità ad un confronto con chi intende dare risposte concrete ai bisogni del Paese, un governo politico che parta dalle forze di maggioranza che hanno lavorato insieme fino ad oggi ma con un nuovo patto di legislatura». In un amen cade il veto su Renzi.
Insomma, quel «Mai con il bullo di Firenze» si scontra con il principio di realtà e con la necessità di far proseguire la legislatura. Non a caso la delegazione dei Cinque Stelle, composta da Crimi e dai due capigruppo Ettore Licheri, esce dal palazzo del Quirinale senza rispondere alle domande ai cronisti. Osservando i volti degli attori protagonisti si tocca con la la difficoltà dell’ennesima giravolta. Un minuto dopo la galassia pentastellata esplode. Come Gabriele D’Annunzio al grido di “Cagoia!” Alessandro Di Battista preconizza la fine del suo rapporto con il M5S. E non è il solito peone che sbatte la porta in faccia al Movimento per colpa di una mancata rendicontazione o di un bonus ottenuto. No. Questa volta si tratta di uno dei due Dioscuri, colui che assieme a Luigi Di Maio ha determinato il successo dei Cinquestelle.
A Dibba si deve la celeberrima ospitata da Lucia Annunziata, su cui il massimo esperto di televisione Silvio Berlusconi ebbe a segnalare la potenza di fuoco: «Efficacissimo». E dunque l’ex deputato scrive un lungo post su facebook: «Io non ho cambiato idea. Tornare a sedersi con Renzi significa commettere un grande errore politico e direi storico, significa rimettersi nelle mani di un “accoltellatore” professionista che, sentendosi addirittura più potente di prima, aumenterà il numero delle coltellate. Ed ogni coltellata sarà un vento, un ostacolo al programma del Movimento e un tentativo di indirizzare i fondi del Recovery verso le lobby che da sempre rappresenta».
E ancora sempre il leader dell’anima movimentista dei Cinquestelle: «L’ho sempre pensato e lo penso anche adesso. Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie». E non è il solo a rumoreggiare, a minacciare di lasciare la casa politica nella quale è cresciuto. All’interno della galassia dei figli di Beppe Grillo è tutto un «abbiamo commesso un errore a dire “mai più Renzi” perché adesso come lo spieghiamo ai nostri elettori?».
Risposta di un collega: «Ormai siamo all’ennesima giravolta. Cosa cambia?». Ma tant’è. Barbara Lezzi esplode prima e dopo le consultazioni davanti al Capo dello Stato. «Quanto annunciato è un repentino cambio di linea al quale, per essere legittimato, deve seguire un voto degli iscritti. I due governi formati dal 2018 hanno visto centrale il voto dei nostri iscritti. Anche in questo caso è necessario». La senatrice evoca una votazione. E dunque per far digerire l’operazione servirebbe altro tempo. Ecco perché il mandato esplorativo a Roberto Fico avrebbe un doppio fine: avvicinare Conte a Renzi, ma soprattutto ricompattare il gruppo dei Cinque Stelle che è tormentato dalla decisione di ri-coinvolgere.
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