Matteo Renzi e Teresa Bellanova dopo l’incontro al Quirinale per le consultazioni
4 minuti per la letturaRenzi alza la posta, dicendo per ora un No a un incarico a Conte. Prima occorre, semmai, un mandato esplorativo. Ed allunga i tempi della crisi. Chi pensava che le consultazioni chiudessero una pagina del governo, dovrà adesso ricredersi. All’apparenza il quadro sembra sgombro di equivoci, ma nella sostanza i problemi si sono complicati. Come la telefonata che l’Avvocato del Popolo ha fatto a Renzi poco prima che questi salisse al Quirinale: “Non c’è nessun problema caratteriale nei suoi confronti”. E in una conferenza stampa più lunga dell’incontro con Mattarella, rivela i punti salienti del problema. Pur non essendoci alcun veto personale, ha detto il senatore di Rignano, la questione è politica.
Innanzitutto, precisa, c’è da verificare se c’è una maggioranza e se Italia Viva ne fa parte. Questo perché gli insulti ricevuti nelle ultime giornate hanno reso Renzi più che mai sensibile, anzi alterato. “È stato gettato – ripete – fango su di noi”. E questi schizzi hanno raggiunto il partito renziano che ovviamente rifiuta questa logica. Doveva essere il giorno in cui le armi venivano seppellite, ma non è stato così. Il mandato esplorativo, ha detto, deve rivelare se c’è una maggioranza politica. “Si dia prima – ha affermato – un mandato esplorativo ad un’altra personalità per verificare se M5Stelle e Pd vogliono ancora una maggioranza con Italia Viva. Quindi ha aggiunto che tutte le soluzioni sarebbero aperte senza preclusione sui nomi. Insomma, “dopo i veti ci dicano se ci vogliono”. Italia Viva è disponibile ad un governo politico o eventualmente anche istituzionale (ed in questo caso si fa l’ipotesi di un esecutivo guidato da Roberto Fico). In ogni caso è arrivata la bocciatura delle elezioni.
“Andare ad elezioni – ha assicurato Renzi –, sarebbe un errore per l’Italia, rischiamo di perdere l’appuntamento per il Recovery”. Stupisce che nel lungo tempo di una conferenza stampa nei luoghi sacri della democrazia, ci siano stati pochi passaggi legati alla crisi e ai suoi autori (in questo caso Renzi). Ma il senatore di Iv, non ha digerito la campagna del Pd, sulla caccia al singolo parlamentare. Ed ha giustificato di non avere fatto il nome di Conte, “perché siamo in una fase precedente”. “Veti sui nomi? “Credo che dobbiamo adeguarci all’adagio latino, Nomina sunt consequentia rerum, i nomi sono conseguenti alle cose”.
Al termine della consultazione, è entrata la squadra del Pd. Zingaretti ne è uscito visibilmente teso, non ha risposto alle domande dei giornalisti, dichiarando di “avere indicato la disponibilità a sostenere un incarico al presidente Conte” per un governo che possa contare su “un’ampia e solida base parlamentare”. Ci sono da affrontare le emergenze della pandemia, le riforme istituzionali, attivare il Recovery fund, mettere in sicurezza e rilanciare scuole e università, nonché il sistema sanitario. Ma anche riforme delle politiche attive del lavoro. Senza dimenticare il vero pomo della discordia, la legge elettorale.
Per tutta la giornata ha tenuto banco il caso Vitali, senatore berlusconiano di Brindisi (ora a “Cambiamo”) che in meno di 24 ore ha cambiato idea, non più sostegno al presidente Conte ma ritorno al partito del Cavaliere. Un cambio di fronte, suggerito grazie alle telefonate notturne di Berlusconi e Salvini che hanno tolto Vitali dalle sabbie mobili, conferendogli una volontà a non rompere con il passato. Proprio Berlusconi ha fatto leva sull’emozione e sugli anni trascorsi insieme. E durante la notte ”sono stato sveglio fino alle 4” ha confessato.
Ma nella mattinata di ieri, il gruppo dei “Costruttori” è stato ricevuto al Quirinale, esordendo sulla scena politica con il chiaro mandato di sostenere Conte. Bruno Tabacci, Centro democratico, ha ribadito che l’unico punto di equilibrio di questa legislatura “è stato Conte”. Stessa posizione di Ricardo Merlo dopo le consultazioni al Quirinale. Ha ripetuto che il suo gruppo ha il compito di allargare la maggioranza, come è accaduto in passato nel 2011 con Fini e Berlusconi. “Ci sono anche gruppi parlamentari che nascono in una legislatura senza essere stati votati, con il “loro simbolo da nessun italiano” Emma Bonino ha poi espresso per più Europa, no al Conte-ter, ma sì alla maggioranza Ursula. Stessa posizione da parte del gruppo delle Autonomie, dopo la consultazione al Colle. Alessandro Di Battista ha difeso le scelte del movimento 5Stelle, ricordando di aver governato con la Lega, poi con il Pd ed ha sottolineato che “quando arrivano soldi pubblici da spendere, vogliono tutti buttarci giù”. Chiedendosi: “Un motivo ci sarà o no?. Da Liberi e uguali,una sollecitazione ad andare avanti con Conte.
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