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Matteo Renzi

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È molto probabile che Matteo Renzi si sia spaventato di fronte ai sondaggi che assegnano a Italia Viva un quota che più esigua non si può. Addirittura il 2,4%, secondo le cifre raccolte da Nando Pagnoncelli. E di fronte a quella che può apparire una mezza catastrofe, Renzi, ha cercato una via di fuga, tentando di nascondersi all’angolo. E tentare di rientrare in partita, con una mossa da poker. Mentre tutte le porte sembrano chiudersi, e la somma dei numeri lascia il campo a molte incertezze per il voto di martedì al Senato, l’Udc e un deputato del Pd serrano i ranghi. E rovesciano il tavolo. L’Udc sostiene di non volere compiere “giochi di palazzo e di stare dove sempre è stata, nel centrodestra”. Perché in questo momento “non si può gettare il Paese nella palude e nel caos. Gli italiani sono stanchi e stremati. I nostri valori non sono in vendita”.

Pure Vito De Filippo, deputato del Pd in Basilicata, si è sfilato dal partito di Renzi ed è corso verso il partito del primo amore, i Dem. Dichiarando il suo pentimento per cui martedì al Senato voterà la fiducia a Conte. Una crepa grande nel mosaico politico di queste ore concitate che può arrecare qualche danno d’immagine in tutto lo schieramento del Pd al Sud. Per ora, De Filippo ha detto che è stata sbagliata la scelta di aprire la crisi mentre siamo in piena emergenza sanitaria. Per cui, martedì, voterà la fiducia a Conte. De Filippo uno dei nomi di spicco dei Democratici in Basilicata, lancia un segnale importante, benché non faccia parte della pattuglia dei senatori, necessaria a coprire i vuoti.

I numeri per una piena autosufficienza, il governo Conte, ancora non li ha. Ma lavora febbrilmente per arrivare al traguardo dei 161 voti per ottenere la maggioranza assoluta a Palazzo Madama. Andrea Orlando, vice segretario Pd, ha avvertito il premier: “La fiducia non basta, serve un nuovo patto di legislatura”. E Renzi, che fa di tutto per rientrare nei giochi, prevede questo scenario: “Martedì Conte avrà la fiducia, ma non una maggioranza”. Ed ha aperto a “astensione tattica”. Che tradotto significa questo: siamo pronti a trattare e a discutere senza veti sui nomi. Ma potrà mai esserci un negoziato quando i vertici di Pd e 5Stelle hanno giudicato Renzi come inaffidabile?. È vero che in politica non bisogna dire mai. Ma la frattura è ancora troppo fresca.

Da Palazzo Chigi, così come dal M5s e dal Nazareno non filtrano segnali di ripresa del dialogo. La prossima mossa, per non segnare una rottura devastante, passa appunto per una astensione tattica. Ci si domanda se ci sono i margini. Mentre mercoledì i possibili transfughi si contavano nell’ordine di 5 o 6 unità, oggi si sono ridotti al “massimo a due”. Numeri che non rispecchiano la reale consistenza, perché in queste giornate il gioco più frequentato è quello di coprire le carte.

In ogni caso, i “governisti”, celano ottimismo. Che difficilmente porterà a quota 161 la soglia dei voti entro martedì prossimo. Ora tocca capire chi c’è nel progetto. Le strade sono due: la prima porta al neonato gruppo del Maie -Italia 23, tenuto a battesimo a Palazzo Madama dal sottosegretario agli Esteri, Ricardo Merlo, “per costruire uno spazio politico che ha come punto di riferimento Giuseppe Conte”. In pratica, il partito del presidente. Ma ci sono molti step per arrivare al traguardo. Ad oggi i componenti sono 4; oltre a Merlo, Raffaele Fantetti, Adriano Cario, Sandra Lonardi, moglie di Mastella e gli ex pentastellati, Saverio De Bonis e Maurizio Boccarella. Ma molti puntano a un progetto politico, “di più ampio respiro” per creare una costola italiana del Partito popolare europeo in cui accogliere i centristi che si rispecchiano nei valori cattolici, e mettere a capo, Conte.

Ma c’è un fatto nuovo: la Cei, conferenza episcopale italiana, ha deciso di appoggiare apertamente il partito dei nuovi “costruttori”. Perché, ha spiegato il cardinale Gualtiero Bassetti, “ci attendono mesi difficili per ricostruire le nostre comunità”. Matteo Salvini scommette sull’arrivo di tanti 5stelle, “Vedo più arrivi che partenze”. Ed a Milano ha avuto luogo un meeting di Fratelli d’Italia che spinge per le elezioni. Licia Ronzulli, Forza Italia, puntualizza: “Nessun aiuto a Conte dal centrodestra”. Ignazio La Russa: “Nel centrodestra siamo tutti per le urne”.


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