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Maria Elena Boschi

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ROMA – «Noi abbiamo chiesto da mesi di discutere in Parlamento del Recovery fund. E abbiamo promosso una discussione interna alla maggioranza. Italia viva chiede, pubblicamente, un dibattito alla luce del sole. Il premier ha fatto un’intervista sabato per dire che aveva già deciso tutto, che si sarebbe creata una governance con trecento consulenti, che i progetti erano già stati predisposti con commissari in grado di avere poteri sostitutivi rispetto ai ministeri. Noi non stiamo sfidando il premier, stiamo solo difendendo le istituzioni di questo Paese: non abbiamo voluto dare i pieni poteri a Salvini, non intendiamo darli a Conte».

Così Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla Camera dei deputati, in una intervista al Corriere della Sera.

Sul rischio di una rottura al Governo dice: «Spero di no, ma temo di sì. Non stiamo alzando i toni, noi: siamo in presenza di un fatto gravissimo. Non è possibile che il premier sostituisca il governo con una task force, i servizi segreti con una fondazione, le sedute parlamentari con le dirette Facebook».

«Ci sono centinaia di morti ogni giorno e il Pil è a meno 10%. Davanti a questa emergenza la maggioranza di governo ha il dovere di proporre un piano serio al Paese». «Noi abbiamo chiesto trasparenza e se vediamo che c’è un progetto scritto nottetempo, senza consultazione né dentro al governo, né in Parlamento, né nella società, né con le categorie, significa che abbiamo un problema».

«Non vogliamo esautorare il governo, il Parlamento, i servizi segreti, le istituzioni», continua Boschi che sulla discussione sul Mes afferma: «Non ci siamo dissociati. Aspettiamo di capire che cosa dirà il premier. Se, come speriamo, riconfermerà una posizione europeista, noi saremo con lui. Non pensiamo che i parlamentari grillini facciano scherzi sulla riforma del Mes perché hanno troppa paura di andare a casa per mettersi contro, ma anche su questo ci aspettiamo parole di chiarezza. Il vero problema però è che il governo continua a dire no ai 36 miliardi del Mes per la sanità che oggi, almeno in parte, avrebbero già potuto essere spesi».

In collaborazione con Italpress


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