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La vittoria del Si al Referendum è un dato acquisito. Gli italiani al voto (il 53,84% degli aventi diritto) hanno scelto per poco meno del 70% di accogliere favorevolmente la riforma della Costituzione nella parte in cui viene tagliato il numero complessivo dei parlamentari che ora passano da 945 a 600 ossia i deputati passano da 630 a 400, e i senatori da 315 a 200.
Il dato dello scrutinio dice che i Sì sono il 69.64% pari a 17.168.438, mentre i No sono il 30,36% pari a 7.484.995 voti.
A questo punto, archiviato il voto la parola torna al Parlamento perché questa riforma andrà tecnicamente attuata. Ciò in quanto, contrariamente a quanti potrebbero sognare un mondo nuovo al loro risveglio domani mattina, la riforma spiegherà i suoi effetti solo a partire dalla prossima legislatura ma non sarà tutto automatico.
Infatti, una volta entrata in vigore la nuova legge costituzionale la stessa dovrà trovare applicazione pratica prima che tutto possa essere realmente pronto per il prossimo parlamento. Innanzi tutto, il primo nodo da sciogliere dovrà essere, necessariamente, quello dalla ridefinizione dei collegi elettorali visto che una riduzione dei parlamentari, inevitabilmente, richiede una nuova organizzazione degli ambiti del voto che comporteranno un maggior numero di elettori per ciascun eletto.
Ma la ridefinizione dei collegi elettorali, come la storia dimostra, non è solo un’operazione tecnica (matematico-geografica) ma anche e, forse, soprattutto politica visto che includere una porzione di territorio in un collegio piuttosto che un altro potrebbe spostarne gli equilibri politici e agevolare la vittoria di uno schieramento piuttosto che un altro. Pertanto si capisce bene che sul punto si aprirà una nuova battaglia.
I collegi elettorali, poi, inevitabilmente richiamano l’attenzione su un altro elemento. Cambiando le proporzioni tra elettori ed eletti sarà necessario rivedere le due leggi elettorali per Camera e Senato, il che richiederà ulteriori tempo.
Tenuto conto che ad agosto 2021 (ossia tra meno di un anno) avrà inizio il semestre bianco del presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il quale il presidente non potrà sciogliere le Camere, si può legittimamente supporre che le elezioni e, quindi, il varo del nuovo Parlamento non avverranno prima della primavera 2022.
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