Il ministro Paola De Micheli
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Che pena, sapeste, d’agosto, d’un maledetto anno bisestile rovinato dalla prima pestilenza del secolo, massacrato dalla crisi economica, afoso, zuppo, la gente che gira non sapendo se mascherarsi o distanziarsi, eppure doverci ancora occupare delle nostre ragazze preferite, ahinoi al governo. Sì, avete capito benissimo. Loro. La De Micheli, nostra Paoletta preferita, già insignita del cordon blue del Ducato di Parma, Piacenza, Guastalla e per buon peso ci mettiamo anche Borgo Panigale, per fare abbondanza. La nostra tremenda, indefessa, inossidabile, coriacea, ministra degli infradito, infrastrutture, infra-meonia, cuori infranti e via dicendo.
L’altra – tesoro nostro quanto ci fa battere il cuore ogni volta che dice stupidaggini in televisione, cioè sempre, ma è così dabbenino che le daresti anche sei meno, è l’Azzolina. Una che viene dal di dentro. Di dove, non si sa, Ma un dentro profondo. Ha partecipato anche a concorsi interni e c’era mancato poco che li vincesse, tanto che poi per un evento statistico tipo la precessione degli equinozi o la processione dell’Annunciata, qualcosa ha vinto, sembra sia un panettone. Lei è il primo premio vivente all’incompetenza turbo, all’innocenza senza biancheria mentale, è una che può seriamente proporre di aprire le classi in un bed-and-breakfast, in un camping, in un sottoscala, dove vi pare.
LA DUCHESSA
La prima è più seria, determinata e già la vedi dal caschetto Pd d’ordinanza, che la rende omologabile e funziona con ricarica sia su Apple che su Samsung. Non ha il 5 G, ma non diteglielo. Visti i telegiornali? Vista la Liguria? Vista quella fila di disgraziati nei camion, roulotte, berline, pick-up, furgoni che stanno tutti fermi al sole cocente pensando di andare in vacanza o comunque in un posto, un altro posto, anche solo un chilometro più in là alla scoperta del mondo? Da qualsiasi luogo a un altro? Visto? Ecco, lei.
Che ha fatto? Lo sappiamo: ha ordinato a norma di regolamento di far esaminare ogni galleria, ogni palmo di terra, ogni centimetro di soffitto, pavé, balaustra, perché hai visto mai capitasse una cosa come il ponte Morandi, poi, dioneguardi, ci va di mezzo lei. E poiché il suo popò è sacro, com’è giusto, la prima regola per lei è pararselo.
Pararselo. Della serie: ministra, sì, ma mica scema. Infatti non lo è. Scema. Ma non dovrebbe fare la ministra perché chi governa – l’abbiamo letto su un dizionario – dovrebbe risolvere i problemi anziché crearli. È, come dicono a Roma alludendo all’antico gioco della lippa, una “regola di bàzzica”, cioè una norma tassativa. E lei è tassativa. Fedele, no. Ma tassativa, sì. Politicamente è stata la partner di tutti quelli che nel suo partito contano e l’abbiamo ripetuto fino alla noia, ma per farci del male lo ripetiamo anche stavolta: bersaniana con Berso, Lettiana con Letto, Renzina con Renzo, Zingaresca con Zinga e per ora abbiamo finito.
LA BRUNONA
Pigliamo invece ora l’altra. L’Azzo. Più fascino, indubbiamente. È la brunona della festa che nessuno sa chi l’ha portata, ma tutti intorno a chiederle come si chiama, se le piace sciare, pescare, cucire, far di conto, dire fare baciare lettera o testamento. E lei, come tutte le imbucate carinette e omaggiate, fa piripì e perepè e dice le stupidate e fa la figura da scema però forse recuperabile e tutti le offrono da bere.
Davvero, diccelo dove li manderesti a scuola tu i bambini se c’è ancora il Covid? E lei: «Ah, io, per esempio, un po’ li metterei in tutte quelle soffitte disabitate dei quartieri degradati, un po’ anche intorno alle piscine per ricchi, che hanno tanto posto. Poi, che c’entra, se capita pensavo di fare delle classi sulle seggiovie, quando non piove, e così i bambini possono fare la merenda sull’Alpe con il latte fresco e lo strudel».
Tutti si danno di gomito ma lei non se ne accorge: E quelli del Sud, che non hanno le malghe? Questa la so, dice lei: «Quelli del Sud ho pensato molto alle tonnare dismesse: tipo Florio, o anche Ventresca di Tonno credo provincia di Trapani».
Tutti si accalcano qualcuno fa un po’ il cafone, ma lei è inarrestabile: «Le case dei pescatori sulla costa ligure di ponente!». Ma non ci sono più case di pescatori sulla costa ligure di Ponente, grida qualcuno. E lei, furbetta: «Benissimo! E allora restauriamole queste benedette case dei pescatori, facciamo una grande opera territoriale». Tutti ridono contenti e lei anche si sente confortata, come quando va da Telese e Parenzo.
L’altra nostra adorata no, lei tutta questa fantasia non la vuole schierare. Non che le manchi, sa fare a maglia dei golfini strepitosi, ma non vuole giocare a Risiko col rischio di rimetterci lei. Lei va più sul «Questa è una galleria, giusto? E io la chiudo. Ma la riapro a metà e la richiudo anche prima della fine. Passiamo ai viadotti».
LA FISSA DEL TUNNEL
Che vorrà dire? Non lo si sa. Ma tutti battono le mani. E allora, sospinta dal consenso che la fa volare nei sondaggi e nelle burrasche, tira fuori il tunnel. Così. Dice: «Io, quasi quasi, nello Stretto di Messina ci faccio un tunnel».
Come sarebbe, insorgono i più temerari. Sullo stretto di Messina si dovrebbe fare un ponte. E lei, maliziosa: «Fino a ieri. Ma proprio ieri un gruppo di ingegneri che adesso non vi posso dire chi sono, ma proprio in gamba, è venuto da me, il gruppo mi ha detto: “E se a Messina ci facciamo un tunnel, lei che ne pensa?”. E subito aggiunge: mi è sembrata un’idea da Giochi Senza Frontiere, non pare anche a voi?». Gli audaci insorgono: Ma, dottoressa, ministressa, duchessa, è un’idea che è stata già scartata venti anni fa! Abbiamo già tutto pronto per il ponte, abbiamo i progetti i finanziamenti, gli esperti, i costi, i materiali…
Ma lei s’incapriccia e quando attacca così, non la smette più: «Lo voglio, lo voglio e lo voglio! Voglio un tunnel. D’agosto va il tunnel. Il ponte fa acqua da tutte le parti, il tunnel è più sexy, gli ingegneri sono carini, sono venuti da me, voglio il tunnel e se non me lo date, mi butto per terra e batto i pugnetti sulle mattonelle». Sconcerto. Come si può passare dal ponte al tunnel, così?
Non so se capite in quali mani stiamo. Speriamo di sì. Sembra – ma non confermiamo – che la Azzo abbia chiamato la Duchessina e le abbia chiesto se avrebbe nel caso posto per qualche duemila bambini (parla così perché non ha vinto il concorso) da ficcare sotto il tunnel di Messina, caso mai ci fosse spazio. Paola non si sa che cosa abbia risposto perché le stavano soffiando il nasino e poi quando è così nervosa spesso le scappa pipì di corsa e bisogna essere pronti a tutto. Insomma, questa è l’Italia, queste sono due sue ministresse, una è duchessa e l’altra è l’Azzo. Non perdetele di vista. Sono capaci di tutto.
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