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Vittorio Colao

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Il 13 aprile scorso, un’era geologica fa, Vittorio Colao, 59 anni, bresciano, ex amministratore delegato di Vodafone, venne chiamato a guidare la famosa task force “di alto livello” incaricata dal governo di studiare le ricette per uscire dall’emergenza del Coronavirus (LEGGI). Trentacinque giorni dopo non si può dire che abbia fatto sfracelli, a meno che non abbia voluto farli vedere. Ha nuotato a pelo d’acqua, si potrebbe dire, incassando con un certo aplomb il secco no di Giuseppe Conte alla sua idea di esonerare dal rientro al lavoro gli over 60 e anche parecchie perplessità sulla sua gran voglia di abolire il contante in un Paese come il nostro che proprio non ne vuole sapere.

Dribblò con una certa classe anche certi velenosi commenti sulla sua decisione di restarsene a Londra, ma che volete che sia in tempi di smart working? Nessuno, tantomeno, è arrivato a rimproverargli la definizione “task force” perché a volerla diligentemente riportare in italiano si tratta purtroppo di “gruppo di esperti incaricati di fronteggiare particolari situazioni in campo economico e politico”. Gli dissero che c’erano poche donne in quella task force, appena 4 su 17. E infatti ci ha pensato Conte, una settimana fa, a nominare altre cinque personalità femminili.

Colmato il gap di gender (quanto inglese) Colao dovrebbe dormire sonni tranquilli. E invece… C’è chi lo vede quasi in dirittura d’arrivo, pronto a consegnare un “piano economico a medio termine” all’inizio di giugno. “A quel punto il compito della task force che tante gelosie e polemiche ha suscitato -si legge sul Corriere della sera – potrà dirsi concluso”. C’è chi invece racconta un’altra storia, che ci porta a sabato pomeriggio, nei momenti più infuocati dello scontro tra Conte e i presidenti delle regioni. Il presidente del Consiglio, scrive Repubblica, “alle 18.30 dedica 20 minuti alla task force di Vittorio Colao che aspetta di parlargli da settimane…” Venti minuti? Da settimane? E poi il gelido Conte davanti alle proposte che gli fanno avere: “Interessante, parlatene con i ministri…”.

Mettete insieme i puntini e vi arriverà uno spiffero maligno: Colao è arrivato a fine corsa? O resisterà fino ai “primi di giugno” che non sono poi così lontani? No, la parola dimissioni nessuno ancora la pronuncia, ma i “primi di giugno”, secondo fonti più che autorevoli, sembrano davvero la sua dead line (ancora tanto inglese). Elegante per certi versi, comunque poco dolorosa. E lui stesso, da Londra, la fatidica parola neanche te la fa pronunciare: “Non ho niente da dirle, buona domenica”. Curioso, però, che un momento prima chieda con garbo: “Chi le ha dato il mio numero inglese?”. Dottor Colao, quel numero è bello scandito nella segreteria del suo cellulare italiano. Proprio lui, che dopo dieci anni alla guida di Vodafone, di telefonini dovrebbe pure intendersi.


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