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Stefano Patuanelli ministro dello Sviluppo economico del governo Conte bis

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Un decreto omnibus come non se n’era visto da tempo. Qualunque cosa si possa immaginare, nel decreto c’è. Secondo una logica assistenziale nella quale si sono ritrovati sia il PD che i 5S. Certo in parte quello che serviva: distribuire risorse a pioggia a coloro che hanno avuto mancati incassi e che rischiano di non riaprire le proprie attività. E quando le attività si chiudono, il Paese è costretto a stanziare sempre più soldi per evitare la povertà assoluta, ed i conseguenti redditi di cittadinanza o di inclusione o come si chiameranno, per coloro che non avranno più il loro posto di lavoro. La speranza è che le risorse stanziate arrivino ai destinatari nei tempi dovuti, per evitare drammi individuali, dei quali qualche esempio abbiamo già visto.

Però 55 miliardi sono veramente tanti e la tentazione di approfittare di una cosi ghiotta occasione per inserire alcune delle esigenze, che sono maturate nel tempo e che con i vincoli europei e di bilancio non si sono potuti soddisfare, è grande. Non dimentichiamo che i nostri rappresentanti hanno bisogno di alimentare la loro base elettorale; prima o poi si voterà. Creare nuove società, avere altri consigli di amministrazione da nominare è una tentazione troppo forte. Il rischio che alla fine della fiera avremo tante nomine in linea con le infinite commissioni create nella fase 1 è molto alto. In un momento così tragico e delicato forse un approccio più austero sarebbe stato auspicabile. Ma come dice Manzoni: “il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare” e nemmeno lo stile. Il senso per esempio dell’istituzione presso il Ministero dello sviluppo economico del cosiddetto «First Playable Fund» è comprensibile, meno che si sia utilizzato questo decreto per costituirlo. Il nome riprende la definizione di “First Playable”, letteralmente “prima versione giocabile” di un videogioco, ossia il prototipo che tipicamente viene realizzato per essere valutato dagli investitori privati.

Il Fondo è finalizzato a sostenere le fasi di concezione e pre-produzione dei videogames, tramite l’erogazione di contributi a fondo perduto, riconosciuti nella misura del 50% delle spese ammissibili, e per un ammontare compreso dai 10.000 euro e 200.000 euro. In realtà le imprese italiane richiedono un supporto per poter competere su tale mercato. Tutto corretto quindi, meno che utilizzare lo strumento del decreto. O che la società ENEA sia autorizzata alla costituzione di una fondazione, denominata “Fondazione Enea Tech”, per cui si prevede la spesa di 12 milioni di euro per l’anno 2020 è opera meritoria . Qualcuno pensa che non si debba investire nella tecnologia, unica ancora di salvezza per modernizzare il nostro Paese?

Ma vi è dietro una visione o sono solo interventi spot su sollecitazione di qualcuno? Sorvoliamo sul finanziamento del Tecnopolo di Bologna. Il decreto ci spiega che l ’operazione è strategica e di interesse per il nostro Paese in relazione alla competitività delle imprese italiane del settore. Vale la pena evidenziare che studi stimano l’impatto dell’indotto nell’ordine di 6 euro per ogni euro investito. Tutto corretto, ma qualcuno ha pensato che in Emilia Romagna lavora quasi una persona su due e che quindi l’esigenza drammatica di occupazione esiste nel Sud, dove lavora una persona su quattro?

Sembra proprio di no. Ritorna la bulimia del Nord che, certamente più bravo a fare i passi necessari, si ritrova ad attrarre sempre più risorse.

E se si istituisce un fondo presso il Ministero dell’Economia e delle finanze con una dotazione per l’anno 2020 da ripartire tra Regioni e Province autonome, sulla base della perdita di gettito in relazione alla situazione di emergenza, non si rischia di distribuire le risorse non in base alle esigenze ma in base ai ricavi storici, cosi come è stato fatto per gli asili nido?

E se si danno fondi ai comuni ricadenti nei territori delle province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza, tra i più ricchi del Paese anche se colpiti duramente, con una dotazione di 200 milioni di euro per l’anno 2020, qualcuno non potrebbe dire perché non ai comuni che soffrono, non in un momento ma sempre, delle problematiche relative all’immigrazione? Lampedusa in testa?

Ed analogamente se si prevede il ristoro del gettito per la tassa di soggiorno con una dotazione di 100 milioni di euro, per aiutare i Comuni a fronte delle minori entrate derivanti dalla mancata riscossione dell’imposta di soggiorno assisteremo a Cavallino Tre Porti che avrà il doppio delle risorse di Napoli e 4 volte quelle di Palermo. Ci sta bene? E se vi sono disposizioni finalizzate a garantire la realizzazione dell’opera ferroviaria “Variante di Riga” nei tempi previsti per lo svolgimento delle Olimpiadi 2026, con un intervento complessivo di 70 milioni di euro, con l’obiettivo di un servizio tra Bressanone e Bolzano con frequenza a 30’, con incremento a 15’ nelle ore di punta, qualcuno potrà dire che non è legittimo e necessario?

Ma si potrebbe obiettare e chiedere quali sono stati i criteri che hanno fatto inserire tale opera strategica per le Olimpiadi, che non dovevano costare nulla al Paese, e non qualche altra linea alternativa? In realtà pare manchi una visione complessiva; sembra proprio che anche questa rispetto alla diminuzione dei divari, che dovrebbe essere obiettivo primario, sia un’altra occasione mancata. Intanto stiamo giocando il primo tempo come giocavamo prima, nel secondo tempo penseremo ai divari. Ma forse la partita che si gioca ne ha solo uno di tempo.


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Francesco Ridolfi

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