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Migranti per le strade di Lampedusa

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In molti dicono che il calabrone per le leggi della fisica non potrebbe volare. In realtà tale affermazione si è dimostrata una bufala. Il calabrone ha un battito d’ali pari a 230 battiti al secondo. Ed è proprio questa velocità incredibile che gli consente di ottenere una spinta sufficiente a mantenerlo sospeso in aria.

Bene Lampedusa, l’isola dalle barche volanti, è come il calabrone ad un esame non molto attento non dovrebbe avere il flusso turistico che ha ed invece è stata la superstar delle mete turistiche italiane in termini di aumento di presenze, negli ultimi anni. Non dovrebbe perché negli anni è stata massacrata da una pubblicistica terribile. A cominciare dal missile di Gheddafi lanciato su Lampedusa il 15 aprile 1986 che segnò una crisi diplomatica tra Italia e Libia. E dalla gestione del flusso migratorio che ha portato migliaia di migranti ad approdare sull’Isola, sia che arrivassero alla spicciolata o che fosse scelta come porto sicuro dalle Ong. Tutti ricordiamo l’episodio della capitana Carola Rachete, ministro degli interni Matteo Salvini. Non molti ricordano invece quando il ministro Bobo Maroni bloccò lì11.000 persone, l’isola ne conta 6.000, era aprile 2011, all’addiaccio su quella che fu chiamata la collina della vergogna.

TURISTI SEMPRE AL TOP

Qualunque altra località sarebbe stata distrutta da una comunicazione terribile che faceva riferimento anche ai morti in mare. Anche la prima visita pastorale del Papa, nel luglio 2018, non aiutò ad accreditare l’immagine di una Isola turistica quanto di un’Isola accogliente, nella quale certamente non andare a fare vacanza. Ed invece le presenze turistiche si sono negli anni moltiplicate, tanto da averne un numero ufficiale pari a quelle della Valle dei Templi di Agrigento, un sito patrimonio dell’umanità ed un must per chiunque nella vita, ed un numero superiore se si considerano anche l’accoglienza nelle case dei pescatori.

Certamente gioca la bellezza delle sue spiagge, con l’isola dei conigli regina delle spiagge nel mondo, la cucina particolarmente buona, una qualità di pesce che fa invidia al mondo e last but non least la dotazione aeroportuale. Ma a poche miglia da Lampedusa vi è l’aristocratica Pantelleria, anch’essa bellissima , anch’essa con ottima cucina e vini prelibati, con un aeroporto ed una pubblicistica molto positiva, nemmeno sfiorata, grazie evidentemente alla protezione dei potenti che si sono costruiti il dammuso nell’isola, dal fenomeno migratorio.

Bene Pantelleria, pur essendo molto più grande, oltre 10 volte la superficie della prima, ha la metà delle presenze di Lampedusa. Il segreto dell’isola dell’alto mare sta nella capacità imprenditoriale degli isolani, che sempre molto distanti dalla mammella regionale, sono più vicini alla Tunisia che alla Sicilia, si sono dovuti sempre arrangiare sviluppando una cultura di impresa che non si ritrova facilmente in altre parti del Sud. Per cui si sono moltiplicati i servizi al turista che arriva con pacchetti a costi contenuti dal bergamasco, dal veneto e da molti aeroporti italiani con voli diretti tanto che in estate il sabato e la domenica spesso vi sono schedulati ogni giorno oltre 25 voli diretti.

LO STATO PATRIGNO

Una esperienza di successo, senza risorse comunitarie, senza assistenzialismo ma contando solo sulle proprie forze. Bene malgrado lo Stato sia stato sempre patrigno, tanto da sceglierla come colonia penale, e anche come confino per mafiosi in anni non più recentissimi, e recentemente come hot spot per i migranti, l’Isola ce l’ha sempre fatta, rimanendo anche immune dai fenomeni mafiosi che hanno caratterizzato la Sicilia. Bene adesso ovviamente si ritrova ad un passaggio delicatissimo , come tutte le realtà turistiche, perché deve affrontare il problema del corona virus. Ma rispetto alle altre ha un problema in più la mai sopita emergenza emigrazione.

HOT SPOT PIENO

Bene mentre per ovvi motivi non viene più scelta dalle Ong come porto di attracco, continuano ad arrivare alla spicciolata i migranti su barchette improvvisate dalla vicina Tunisia. Mentre l’hot spot è pieno, questi poveri cristi vengono lasciati all’addiaccio, sul famigerato molo Favaloro, al freddo in attesa di essere trasferiti, spesso con la nave passeggeri. Immaginatevi se dovesse ripartire la stagione turistica, perlomeno in parte, quale potrebbe essere la reazione di coloro che avessero scelto tale meta, se qualcuno dei migranti fosse contagiato dal virus o si temesse un tale contagio.

Al di là dei percorsi di sicurezza che sicuramente sarebbero adottati, l’effetto dirompente sulla comunicazione nazionale di un temuto pericolo per l’Isola sarebbe devastante. Per questo la popolazione chiede che ci sia una nave ospedale alla rada che possa accogliere i migranti senza farli passare dall’isola. Ma quello sarebbe un costo del Paese o dell’Europa, e non lo si vuole affrontare, meglio caricare sugli isolani, come è avvenuto anche nel 2011. E nei conti economici territoriali tali costi non entreranno mai.


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Francesco Ridolfi

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