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Tra i tanti che aspettano con ansia l’esito del voto elettorale in Emilia-Romagna e Calabria c’è uno spettatore più interessato di altri.

 Un nome che ha fatto capolino nella grande partita delle nomine e che circola con le dovute cautele. Un nome da maneggiare con cura, data la nota suscettibilità, e anche per non bruciarlo.

Anche se – diciamolo nella premessa – il primo a smentire sarà proprio lui, il diretto interessato. Ma è un fatto che tra i 390 candidati entrati a vario titolo nel Magic circle dei partecipanti al gran ballo delle nomine ci sia anche il suo nome, forse il più altisonante. Per le poltrone più appetibili, s’intende, cioè Eni, Enel, Poste e Leonardo.

IL CURRICULUM

In particolare, per la prima, la presidenza del cane a sei zampe. E per almeno due motivi: ha un curriculum che nessun altro può vantare, fatto di relazioni europee ed internazionali, conoscenze del mondo arabo e saudita, esperienze di governo e anche da leader mondiale, (può vantare tra l’altro anche una partecipazione al G8). Ma soprattutto è da sempre vicinissimo a Roberto Gualtieri, il nostro ministro dell’Economia, ovvero il ministro competente per quella nomina.

Di chi stiamo parlando? Di Massimo D’Alema. E basta per mettere in allerta la nutrita filiera di nemici ai quali l’ex presidente del Consiglio è legato almeno quanto ai suoi amici. Inimicizie che l’ex segretario Pds rivendica per l’innato machiavellismo che ne ha sempre contraddistinto pensieri, azioni e opere.

L’indicazione sarebbe arrivata proprio dal Mef ma è rimastasottotraccia  per non attentare alle coronarie di renziani e grillini. Al solo nome di D’Alema sobbalzerebbero. Nello scacchiere della partita che si giocherà tra marzo e aprile il presidente della Fondazione Italianieuropei giocherà comunque   un ruolo importante. E non è detto che dentro questa partita giochi una “sua” partita, appunto. Le nomine di peso verranno decise in un tavolo in cui siederanno il ministro Gualtieri, Dario Franceschini, Matteo Renzi e Riccardo Fraccaro con la supervisione del premier Giuseppe Conte al quale andrà l’ultima parola. Si dà il caso però che per Leu sia stato indicato proprio il nome di D’Alema. Si fa inoltre notare come l’ex “leader Massimo”, mai tenero con nessuno, tutte le volte che si è parlato del premier, suo corregionale pugliese, abbia usato parole flautate.  

DE LUCA E FINCANTIERI

Fantapolitica? Forse. Suffragata però da alcuni indizi. E dalla tendenza ad un generale ritorno della politica a puntare i fari sulle grandi aziende di stato.  L’elogio dell’industria pubblica farebbe il resto. E già successo con i boatos che davano il governatore della Campania Vincenzo De Luca in rotta verso Fincantieri.  

L’attuale palude, generata dall’attesa del voto regionale ha fatto slittare le nomine e con le nomine anche la verifica di governo, Ma non ha fatto venir meno gli appetiti per salire al vertice  autority, enti, partecipate, controllate delle partecipate.

LE INSIDIE AL MASSIMO

Il sentiero che porta D’Alema verso l’Eni è certamente impervio e pieno di insidie. Ma non si fa mistero della sua ritrovata influenza, né dell’inversione di tendenza che ha portato i politici a guardare con altri occhi ad aziende e authority, anche in chiave personale, aprendo nuove porte comunicanti. Valga per tutti l’esempio dell’Agcom, l’autorità garante per la comunicazione. Fino a ieri l’arbitro, indipendente dai partiti per eccellenza. Il presidente attuale Angelo Marcello Cardani è rimasto al comando solo in virtù di una doppia proroga. Il più quotato a prendere il suo posto rimane Antonello Giacomelli, ex sottosegretario e attuale vicepresidente della commissione Bicamerale per la vigilanza Rai. Ed è un po’ come se in mezzo alla partita un giocatore si togliesse la maglia e prendesse il fischietto.    


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