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Per abitudine gli oroscopi sulla politica in vista dell’anno nuovo si fanno intorno a San Silvestro. Quest’anno converrebbe anticiparli, almeno da parte delle forze politiche che continuano a muoversi come se tutto si riducesse ad un duello fra loro. Romano Prodi, che è abituato ad uno sguardo ampio, ha avvertito ieri in un’intervista che c’è movimento nel mondo e che sarebbe bene tenerne conto.

Basterà ricordare due eventi che avranno un peso non piccolo sull’Europa e anche sul nostro paese. Il primo è l’anno elettorale ormai avviato negli USA. È una battaglia all’ultimo sangue, con una procedura di impeachment aperta alla Camera dei deputati e con una prima rabbiosa reazione di Trump, il quale non ci pensa proprio a mettersi da parte. Siccome il presidente degli Stati Uniti è lui, c’è da attendersi che usi il suo potere per rafforzarsi e ciò significa, l’abbiamo già visto, una politica aggressiva ed avventurosa verso tutti su tutti i terreni. Chi pensa che l’Italia possa restare sostanzialmente al di fuori di questo turbine è un illuso.

Poi in dicembre ci saranno le elezioni in Gran Bretagna e assisteremo ad una nuova puntata della spinosa vicenda Brexit. Se, come sembra da alcuni sondaggi, vincerà Boris Johnson forse ci sarà l’uscita negoziata: forse perché bisognerà poi vedere gli equilibri parlamentari. In ogni caso, anche se la situazione fosse di assenza di equilibrio fra le forze in campo, la questione andrà gestita nella Unione Europea dove le acque non sono tranquille. La Francia guarda con un certo sospetto interesse alla marginalizzazione della Gran Bretagna, la Germania è in difficoltà, l’asse franco-tedesco scricchiola e la nuova Commissione fatica ad entrare in funzione e comunque avrà bisogno di un periodo di rodaggio.

Basterebbero queste due nubi (chiamiamole così) all’orizzonte per indurre la politica italiana a guardarsi dal perseguire la corsa verso la radicalizzazione della attuale fase di instabilità. Vale naturalmente per una compagine di governo che non sembra capire che il suo sfrangiamento suscita preoccupazioni e indebolisce la nostra capacità di essere parte rispettata del grande gioco che si aprirà per fronteggiare i cambiamenti in corso nel mondo. Ovviamente ce ne sono altri oltre a quelli elencati: Israele è in fase di riconsiderazione dei suoi equilibri politici, la Turchia sta attuando pericolose politiche espansive, la Russia di Putin si muove in maniera aggressiva sullo scacchiere mondiale (con intrusioni spregiudicate nelle dinamiche interne a vari stati), in Cina non si sa cosa possa succedere nell’evoluzione della situazione di Hong Kong, e si potrebbe continuare.
Non sono problemi che riguardano solo il governo in carica e la sua maggioranza. L’opposizione di destra punta a scalzarlo dal potere, ma se pensa che esita davvero il cosiddetto sovranismo, cioè la possibilità di guadagnare il potere a Roma senza tenere conto di quel che avviene nel mondo, fa come la propaganda fascista durante le sanzioni per la guerra d’Etiopia che invitava a fregarsene del blocco britannico sul carbone perché gli italiani potevano scaldarsi col loro vino.

Della nostra situazione di debolezza che richiederebbe interventi coraggiosi di riforma sembra non rendersi conto nessuno. Eppure basterebbe vedere le difficoltà che incontra Alitalia a trovare dei soci che la risanino, oppure spendere qualche pensiero sulla fusione fra Peugeot e FCA, dove gli italiani (fra il resto italiani ormai fino ad un certo punto) sono tenuti in situazione di minoranza: ci si capirebbe facilmente che le nostre difficoltà sono lontane dall’essere risolte.

Da questo punto di vista la legge di bilancio che viene presentata al parlamento non è adatta a trasmettere l’immagine di un paese che ha saldamente in mano il timone del proprio futuro. Il continuo andirivieni sulle misure fatte chiaramente per raccattare qualche risorsa a qualunque costo serve solo ad agevolare la propaganda populista delle opposizioni, mentre le varie forze della maggioranza sembrano interessate più che altro a raggranellare ciascuna qualche blocchetto di voti da parte di questo o quell’interesse più o meno organizzato.

Siamo arrivati al punto che persino in vista di un appuntamento elettorale molto importante se non decisivo quale quello delle regionali in Emilia Romagna ci si trova di fonte ad un contrasto su alcuni interventi nella manovra da parte del candidato alla riconferma a governatore, Bonaccini, il quale è preoccupato delle ricadute di questi sulle aziende del suo territorio, azienda da cui ovviamente si aspetta un sostegno. Possibile che a Roma non abbiano tenuto conto di questo fatto? Va bene (si fa per dire) che non ci sia lo sguardo largo sul futuro del mondo, ma almeno uno sguardo stretto sulle convenienze elettorali in un territorio chiave …

Purtroppo la lotta politica si sta richiudendo davvero in un ristretto ring dove le tattiche si misurano sulle convenienze di pochi “gladiatori”. Un pessimo modo per prepararsi a gestire l’anno che verrà: difficile tanto per la nostra vita interna quanto per l’evolversi della situazione internazionale. E saranno due fattori inevitabilmente incrociati.


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