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Autonomia approvata con 172 sì, 99 no, 1 astenuto la Lega trionfa, Meloni soddisfatta. Schlein: «Vergogna, ha ceduto al ricatto, il Carroccio avrebbe fatto cadere il governo»


C’è voluta una lunga maratona notturna e massicce dosi di caffeina, ma alla fine lo Spacca-Italia è passato. La Lega ha imposto i lavori a oltranza. Emendamenti esaminati e bocciati uno dopo l’altro con il favore delle tenebre, verrebbe da dire. All’alba, con i deputati che ormai farfugliavano, s’è capito che pur di portare a casa il risultato il Carroccio sarebbe stato disposto a sbarrare il portone di Montecitorio, chiudere tutti dentro e gettare via la chiave.
Sono le 7.40 quando Alberto Stefano, segretario della Lega veneta, occhi arrossati, sguardo commosso, annuncia: «L’autonomia differenziata è diventata legge dello Stato». Si lascia dietro quella che verrà a lungo ricordata come la lunga notte dell’Autonomia.

TRIONFA LA RIFORMA DELL’AUTONOMIA CALDEROLI (LEGA): «GIORNATA STORICA»

«Una giornata storica, mi tremano le gambe – esulta il ministro Calderoli, con tanto di dedica al nonno Guido – Nel mio cuore scorre un sangue autonomista fin da prima che io nascessi, è bello pensare di aver coronato anche il suo sogno».
Sventola la bandiera con i leoni della Serenissima. Atmosfera da stadio, con tricolori e bandiere delle regioni del Nord sventolate. Undici ore di interventi tutte da raccontare.
Sono passate da poco le 20 quando Gianni Cuperlo ha una domanda da porre al ministro Calderoli: «Volevo chiedere al ministro se rammenta il 19° capitolo di quel capolavoro che è Pinocchio…». Michela De Biase (Pd), bacchetta il governo: «Già non siete attenti, poi se date anche le spalle all’opposizione che parla… Per carità, non metto in dubbio che magari due cose insieme le riuscite a fare, però…».

E la discussione nel merito del ddl? Al massimo qualche larvato riferimento: «Sappiamo bene che l’Italia ha un grande problema di siccità e allora cosa andiamo a fare? Le dighe saranno solo di quella regione? E la regione accanto, che magari non ha una diga, non potrà più utilizzare quell’acqua?», la butta lì Emma Pavanelli (M5s). Mentre Marco Grimaldi (Avs) si avvolge nel tricolore e urla: «”Fermatevi, fermatevi! Avete ancora tempo per farlo».

AUTONOMIA APPROVATA, LA LEGA TRIONFA, LE OPPOSIZIONI PUNTANO IL DITO

La verità è che l’opposizione questa legge Spacca-Italia ampiamente annunciata non l’ha proprio vista arrivare. Salvo ora dire che «l’obiettivo finale è lo stupro della Costituzione! Sarà mica perché è una Costituzione antifascista?», chiede in maniera ironica Andrea Quartini (M5s). «Volevo spiegare alla nostra presidente cos’è la nostra bandiera…», mostra il vessillo nazionale Susanna Cherchi (M5s), «Mazzini prese spunto dal VI Canto di Dante Alighieri…». Marco Pellegrini (M5S) cita Bossi che nel ‘97 disse: «Quando vedo il tricolore m’inc…zo, lo uso soltanto per pulirmi il sedere!».

I deputati, come sonnambuli, fanno avanti e indietro dalla buvette. Un caffè, un panino, una coca cola e si torna in aula. Dario Carotenuto (M5S) riparte di slancio e va giù duro: «Ministro Calderoli, colleghi della Lega, se non avete trovato i soldi per i Lep almeno cercate di ritrovare i 49 milioni che avete rubato e almeno quelli metteteli per finanziare i Lep…». Si alza il coro: «Vergogna! Vergogna!».

GLI ALLARMI INASCOLTATI

Tutto il resto è il racconto di una lunga serie di interventi che hanno l’unico scopo di allungare i tempi. Il concetto è sempre lo stesso: la secessione fiscale che – vanno ripetendo i deputati dell’opposizione – non ha nulla a che vedere con il federalismo dettato dalla nostra Costituzione.
Un disegno di legge che concede forme di autonomia in materie – potenzialmente 23 – fino a ieri di competenza statale senza mettere in campo un euro di più. Senza che siano stati determinati i Lep (Livelli minimi delle prestazioni) per garantire su tutto il territorio nazionale gli stessi diritti civili e sociali ai cittadini.

Il protagonista principale di questa riforma si chiama Roberto Calderoli, medico odontotecnico, nonché attuale ministro agli Affari regionali. Da spregiudicato leghista concepì quella legge elettorale definita da egli stesso “Porcellum”.
Il secondo Porcellum è più grave del primo. Dieci articoli per scardinare i principi solidali che ispirarono i nostri padri costituenti. Una legge che, per trovare attuazione, richiederà un negoziato governo/regione. La devoluzione potrà avvenire solo se ci saranno le risorse disponibili per finanziare i Lep a invarianza di bilancio. Un’utopia finanziaria e, forse proprio per questo, più pericolosa.
L’opposizione poteva svegliarsi prima. «Sull’autonomia differenziata abbiamo fatto un documento ufficiale, quello che dovevamo dire lo abbiamo detto, si vede che non ci hanno preso sul serio, che cosa dobbiamo fare?», ha commentato il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana), a margine di un convegno con alcuni esponenti del governo.

IL PATTO CON GIORGIA: LA LINEA DELLA LEGA TRIONFA E L’AUTONOMIA È LEGGE

Per la statistica: la legge è stata approvata con 172 voti favorevoli, 99 contrari, 1 astenuto. Chi avrà più difficoltà a spiegare ai propri elettori il proprio voto saranno i deputati del centrodestra che sono stati eletti nel Mezzogiorno. Hanno firmato in bianco una cambiale per rispettare l’impegno preso con l’alleato più debole della maggioranza. La Lega boccheggiante di Matteo Salvini, un partito che continua a perdere suffragi, dal quale si è sfilato persino Umberto Bossi, considerato il padre fondatore.
Giorgia Meloni ha rispettato il patto in cambio del primo via libera al Premierato arrivato ieri l’altro in Senato. Un accordo siglato sulla pelle del Sud. Tra tentennamenti dem, mutismi di Grillo e complicità varie dell’opposizione. Erano in gioco i diritti del 34% della popolazione italiana, le aspettative di crescita e di sviluppo uniforme.

SCHLEIN E SALVINI

«Meloni ha piegato la testa davanti ai ricatti della Lega che ha minacciato di far cadere il governo sullo Spacca-Italia – dice la segretaria del Pd, Elly Schlein -E meno male che diceva di non essere ricattabile. Ora si scaglia contro l’assistenzialismo al Sud, ma i dati Gimbe parlano chiaro: siamo davanti a una frattura strutturale che mette in discussione la possibilità di accedere ai servizi essenziali. Stanno minando il diritto alla cura. Servono investimenti per colmare le troppe disuguaglianze, a partire dalla sanità, che Meloni ha tagliato. È ancora in tempo, svesta i panni della leghista, l’Italia deve restare unita».

A Montecchio Maggiore, (Vi) festa leghista con tutti i leader. Salvini ringrazia e cita Berlusconi: «Grazie Silvio». E c’è chi, come l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Veneto, già sogna «un Veneto indipendente e libero, un sogno forse irrealizzabile ma affascinante». Sui social gli iscritti invitano ad alzare l’asticella: «Il popolo veneto è stato indipendente per 1.100 anni e noi abbiamo il dovere storico, politico, identitario di rivendicarlo e ottenerlo». Come? «Per via elettorale, referendaria, pacifica e democratica». Bontà loro.


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