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Il progetto del Ponte

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Il punto di arrivo messo nero su bianco è il via libera al progetto esecutivo per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina entro il 31 luglio del 2024, per dare poi lo start ai lavori, si auspica, entro lo stesso anno. Il punto di (ri)partenza è l’approdo oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri del decreto legge: sette articoli che declinano le “Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e il Continente”.

«Grandissimo lavoro di squadra, in pochi mesi sono stati recuperati dieci anni di vuoto. Contiamo di approvare il progetto esecutivo entro il 31 luglio 2024 e poi partire coi lavori. Enorme quantità di inquinamento in meno, in aria e acqua, in via di quantificazione. Enorme risparmio di tempo e di soldi per chi userà il Ponte più green e innovativo del mondo»: così il vicepremier e ministro delle infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha ieri annunciato l’inserimento dello schema di decreto legge nell’odg del pre Consiglio riunitosi ieri, in vista della riunione dei ministri in programma per oggi pomeriggio, accanto all’esame preliminare della delega per la riforma fiscale e quello definitivo del disegno di legge per l’Autonomia differenziata.

Riprende nelle sedi istituzionali il cammino di un progetto che, tra stop and go “attivati” dal passaggio dal governo da una maggioranza all’altra, ha attraversato gli ultimi 50 anni della storia italiana: la società concessionaria Stretto di Messina Spa venne costituita nel 1981 su impulso dell’allora presidente del Consiglio Francesco Cossiga e con Arnaldo Forlani al governo – Quasi centocinquanta se si considera che Giuseppe Zanardelli, allora presidente del Consiglio dei ministri, ne parlava già nel 1876 (“Sopra i flutti o sotto i flutti, la Sicilia sia unita al Continente”, proclamava).  

Il decreto rimette in pista, come società in house controllata dal Mef, la società Stretto di Messina e pone un primo punto fermo indicando, come anticipato da Salvini, il 31 luglio 2024 come data limite per l’approvazione del progetto esecutivo dell’opera. Il cronoprogramma definitivo per la realizzazione sarà definito in uno a più atti aggiuntivi sottoscritti dal Mit con la società dello Stretto.

Si riparte dal progetto definitivo approvato il 29 luglio del 2011- quello di Impregilio, ora Webuild, poi stoppato dal governo Monti, di una struttura a campata unica. «Sarà il ponte sospeso strallato più lungo al mondo: 3,2 Km», ha sottolineato Salvini.

Una relazione del progettista dovrà attestare la rispondenza al progetto preliminare e indicare le misure necessarie per adeguare e aggiornare l’opera in occasione del progetto esecutivo, tenendo conto anche dell’evoluzione tecnologica e dei materiali. L’adeguamento dovrà riguardare, tra le altre cose, la normativa tecnica (Norme tecniche sulle costruzioni del 2018, che incorporano prescrizioni sulla risposta sismica), le norme di sicurezza e sulla compatibilità ambientale.

Intanto si “ricostruisce” la società concessionaria, passando dalla revoca dello stato di liquidazione della “vecchia” Spa stabilito per legge dal governo Conte II. Il primo articolo definisce il nuovo assetto societario e la governance: al capitale sociale partecipano Rfi, Anas, le Regioni Sicilia e Calabria e “in misura non inferiore al 51%” il ministero dell’Economia e delle finanze, che esercita i diritti dell’azionista d’intesa con il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, cui “sono attribuite funzioni di indirizzo, controllo, vigilanza tecnica e operativa sulla società in ordine alle attività oggetto di concessione”.

Stando così le cose spetta quindi a Salvini la gestione dell’opera, e spetta a lui anche l’eventuale proposta al presidente del Consiglio dei ministri della nomina di un commissario straordinario, sentito il titolare del Mef, “qualora ne ravvisi la necessità”, al quale sono attribuiti, in via sostitutiva, tutti i compiti conferiti alla società concessionaria relativi alle procedure di affidamento e alla realizzazione dell’opera. Il Mit, si sottolinea infatti nella bozza, provvede alla vigilanza sull’attività della società Stretto di Messina e “definisce indirizzi idonei a garantire che sugli obiettivi strategici e sulle decisioni significative della medesima sia esercitata una influenza determinante da parte del medesimo Ministero”. Per l’esercizio di queste funzioni il Mit si avvale della Struttura tecnica di missione per l’indirizzo strategico, lo sviluppo delle infrastrutture e l’alta sorveglianza. E competerà sempre al Mit l’individuazione di una figura con compiti di prevenzione dei tentativi di corruzione e infiltrazione mafiosa e di garanzia di trasparenza. La concessione affidata alla società Stretto di Messina ha una durata di trent’anni, che decorrono dall’entrata in esercizio dell’opera. Il Consiglio di amministrazione della società sarà composto da cinque membri: due designati dal ministero dell’Economia d’intesa con Mit, che ricopriranno rispettivamente la carica di presidente e di amministratore delegato (la cui retribuzione potrà superare il tetto dei 240mila euro previsto per i manager pubblici), due saranno rispettivamente dalle Regioni Calabria e Sicilia, gli altri due da Rfi e Anas. Per lo svolgimento delle attività tecniche e scientifiche la società potrà contare su “contingente” composto da massimo cento persone, tra personale non dirigenziale collocato fuori ruolo, in distacco o dirigenti della stessa società.


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