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Donna Assunta Almirante

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Dopo Maria Sofia, lei. Dopo la Tedeschina – amata sovrana del Regno delle Due Sicilie – l’altra Regina del Sud è stata lei, Donna Assunta.

Nata cento anni fa a Catanzaro, vedova di Giorgio Almirante – il leader storico della Destra italiana – Assunta, all’anagrafe Raffaella Stramandinoli, non è solo la memoria di una stagione politica ma una protagonista attiva della politica nel meridione.

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Pur nel ruolo di compagna e poi moglie del segretario nazionale del Msi, Donna Assunta affina la sua indiscussa capacità di comando nell’attività imprenditoriale prima, in Calabria – presso le sue proprietà ­– e, dopo, nella tessitura politica facendosi a volte portavoce ma, ancor più spesso, regista di tante raffinate strategie.

Quasi un’identità tutta al femminile quella della destra in Calabria.
In una terra dove, in particolar modo dopo la sconfitta dell’Italia, le donne non hanno un ruolo ancillare – basti pensare a Jole Giugni Lattari o alla spericolata marchesa De Seta Pignatelli – la signora Almirante, mai dimentica delle sue origini, neppure nella sua parlata tutta di aspirate, è una vera e propria comandiera.

Nella sua casa di Roma, nel quartiere Parioli, mai la porta è chiusa a chi, soprattutto dal Sud, si rivolge a lei in vista di un progetto politico o elettorale. È lei a decidere il successore del marito alla guida del Movimento Sociale; sceglie lei, infatti, Gianfranco Fini ma è in Sicilia – con Enzo Trantino – che individua il vero erede di Giorgio Almirante.

La storia del suo partito, il Msi, trova in lei il capitolo esistenziale di un impasto fatto di realismo, sentimento e coraggio.

La sua indiscussa generosità – anche nell’aiuto materiale a chi manca di pane – si svela poi, politicamente, in un vero e proprio apostolato presso i più remoti angoli d’Italia.

Va ovunque per aiutare nelle campagne elettorali gli amici, come il terronissimo Baldo Licata – illustre primario dell’ospedale Sant’Antonio, candidato a Padova – dove Donna Assunta è accolta dal sindaco della città, il pur comunista Flavio Zanonato, in una tre giorni di cavalleresco confronto di mondi lontanissimi, e non soltanto distanti politicamente, anche geograficamente!

Una personalità che sa farsi personaggio, quella di Donna Assunta.

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Forte, di gran carattere, forgia la grezza e genuina natura del marito per farne un vero e proprio modello di stile: il Doppiopetto di Giorgio Almirante, grazie a lei, s’impone quale proposta di maturità politica di una destra moderna sull’arruffata giovinezza della generazione uscita sconfitta dalla guerra , e costretta ai margini al tempo del famigerato “Arco Costituzionale”, quell’intesa volta a escludere la destra dall’agone politica messa in cantina, infine, tra le paccottiglie dell’odio, dalla lungimiranza di Bettino Craxi.

A proposito di Craxi, ieri, le parole più belle nell’addio a Donna Assunta, sono state quelle della figlia del leader socialista, ovvero Stefania.
Quasi un intendersi tra perseguitati, l’affetto tra queste due donne.

«Ho fatto la sua conoscenza in anni non facili della mia vita e della vita del Paese. Erano gli anni a ridosso di Tangentopoli e mentre molte persone, anche presunti amici e compagni di una vita facevano finta di non conoscermi o si voltavano da un’altra parte. Donna Assunta mi fu vicina e si comportò da vera amica, pur venendo da storie e mondi diversi».

Storie e mondi diversi. Come la sincera amicizia con Fausto Bertinotti, leader di Rifondazione Comunista che, nel salutarla, dice una cosa ormai inaudita nell’Italia “liberal-occidentale” di oggi: «Da frontiere opposte si poteva parlare».

Una Regina del Sud, Donna Assunta. Non c’era città – paese, contrada e perfino cortile del Mezzogiorno d’Italia – dove lei non abbia ripercorso i passi del marito per non farlo dimenticare ma, in fondo, per non dimenticarsi di se stessa e del suo preciso dovere.

Quello proprio della comandiera.

Che sempre fa, e che sa.

Col cuore e con la passione.

Nel coraggio di chi fa, e di chi sa.

Come toccare e vivere storie e mondi sempre diversi.


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