Antonio Tajani
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È stata forse la giornata più complicata da quando è ministro degli Esteri. Da sabato mattina Antonio Tajani, che è anche vicepremier, è in costante collegamento con le cancellerie di mezza Europa e con gli omologhi del mondo intero. Ieri è stato il giorno delle comunicazioni al Parlamento sulla situazione in Medio Oriente dopo l’attacco di Hamas allo stato di Israele.
Incipit del titolare della Farnesina che si rivolge a tutto l’emiciclo: «Israele è una nazione sovrana che ha il diritto di vivere in pace e sicurezza. Auspico che dal Parlamento arrivi un messaggio unitario in questo senso. Il bilancio della feroce aggressione di Hamas contro Israele è pesantissimo e destinato ad aggravarsi».
LE PAROLE DI TAJANI: «UN SOLO RESPONSABILE: HAMAS»
E mentre Tajani scolpisce l’intervento, in parallelo si svolge una trattativa tra i capigruppo di maggioranza e quelli dell’opposizione per promuovere una risoluzione unitaria, utile a veicolare un messaggio condiviso all’esterno. La trattativa si incaglia sui fondi alla Palestina. Per governo e centrodestra, infatti, si tratta di un punto non trattabile e che non può essere condiviso, tanto meno messo nero su bianco, in un documento da votare. Tajani fa sapere che nella Striscia di Gaza si trovano «dieci italiani, tra cui una bambina di un anno» e che in Italia, subito dopo l’attacco di Hamas contro Israele di sabato scorso «abbiamo rafforzato subito le misure di sicurezza per la comunità ebraica e i luoghi sensibili, a partire dal ghetto di Roma».
E ancora: «C’è un solo e unico responsabile di questa situazione, ossia Hamas, che ha fatto appello ad altri gruppi radicali e palestinesi a unirsi. È un attacco privo di giustificazione. Rischia di estendersi nella regione e va condannato senza ambiguità. Il governo ha immediatamente condannato questi attacchi e confido in una posizione unitaria da parte del Parlamento. Ho già ribadito alle autorità l’impegno a tutto campo dell’Italia per la sicurezza di Israele».
Tajani torna poi su un concetto che deve essere espresso in maniera forte e chiara: «Per dimensione e livello di violenza quest’attacco senza precedenti rischia di trascinare una regione già afflitta da continui focolai di instabilità in una guerra generalizzata che metterebbe a repentaglio ogni possibilità di dialogo».
Tutto questo, inoltre, potrebbe destabilizzare il Libano. «La dimensione e il livello di violenza sono senza precedenti e rischiano di trascinare la regione, già afflitta da instabilità, in una guerra generalizzata che metterebbe a repentaglio ogni possibilità di dialogo. Hamas ha trovato sponda in Hezbollah: il coinvolgimento del Partito di Dio può destabilizzare ulteriormente il Libano, già attanagliato da una crisi politica. Il Paese dei Cedri rimane una nostra priorità».
LE PREOCCUPAZIONI SULL’IRAN
C’è anche un altro elemento che il titolare della Farnesina vuole sottolineare: «Oggi alle 16 prenderò parte a una riunione straordinaria del Consiglio Affari esteri della Ue, a cui saranno collegati anche i ministri degli Esteri israeliano e palestinese. In quella sede discuteremo degli aiuti umanitari, su cui abbiamo visto dichiarazioni contraddittorie a livello europeo. Quanto agli aiuti stanziati dall’Italia, verificheremo che siano utilizzati effettivamente a fini umanitari e non per altri scopi».
In questo contesto, aggiunge, «desta forte preoccupazione il ruolo dell’Iran: le autorità hanno espresso solidarietà e sostegno ad Hamas, per lo più politico, ma i festeggiamenti nel Parlamento di Teheran non sono un buon segnale». Tra gli obiettivi dell’azione di Hamas c’è quello di «interrompere le positive dinamiche di integrazione regionale messe in moto dagli accordi di Abramo del 2020 e, da ultimo, dall’avvicinamento tra Israele e Arabia Saudita. È un processo che va tutelato».
D’altro canto, la normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi «può fornire un contributo importante alla pace, alla stabilità e alla prosperità regionale e portare benefici allo stesso popolo palestinese. Non dobbiamo dividere l’Occidente dal mondo arabo che ha tentato di normalizzare i rapporti con Israele». Per disinnescare la crisi Tajani sostiene che sia necessario dialogare con l’Egitto, «interlocutore cruciale», e di sicuro «possiamo contare anche sul contributo costruttivo di Arabia Saudita e Giordania».
Ragion per cui «un’azione così brutale e irresponsabile deve essere condannata senza alcuna ambiguità. Auspico che dal Parlamento arrivi un messaggio unitario in questo senso». Con l’obiettivo di riportare «il processo di pace al centro dell’attenzione internazionale. La posizione dell’Italia è molto chiara: restiamo convinti che la sola via per la pace sia una soluzione a due Stati giusta e sostenibile e negoziata direttamente dalle parti».
GLI AIUTI AI PALESTINESI
Contrariamente alle intenzioni iniziali, maggioranza e opposizioni non riescono a raggiungere l’intesa su una risoluzione unitaria da presentare prima alla Camera e poi al Senato e da votare all’unanimità. La trattativa, come dicevamo, si incaglia sul nodo degli aiuti al popolo palestinese. L’opposizione si divide in tre tronconi, con tre risoluzioni, una di Italia viva-Azione, una di +Europa, e una di Pd-M5S -AVs. E poi ancora c’è il testo della maggioranza.
Nonostante alla fine vengano presentati quattro diversi testi, è unanime la condanna di Hamas da parte della politica italiana, così come il sostegno a Israele. E grazie all’escamotage del voto trasversale, i partiti riescono a non dare all’esterno una immagine di divisione netta: il centrodestra vota a favore anche dei testi delle opposizioni e viceversa, dopo il placet dell’Esecutivo.
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