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Giorgia Meloni

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«È STATO premiato il nostro buon governo» esulta Giorgia Meloni attorno alle sette di sera, quando ormai il secondo turno delle amministrative ha consegnato la vittoria al centrodestra. La premier sottolinea con forza: «Il centrodestra vince queste elezioni amministrative e conferma il suo consenso tra gli italiani, il suo radicamento, la sua forza. Voglio ringraziare tutti i cittadini che hanno scelto di accordare fiducia al centrodestra premiando il nostro buon governo, le nostre proposte e la nostra concretezza».

I RISULTATI

Alla fine non c’è stata partita. Perché la coalizione di Meloni, Salvini e Berlusconi vince ovunque tranne che a Vicenza. In un amen sfata la maledizione del ballottaggio, cioè del turno elettorale che è stato il terreno di gioco favorevole del centrosinistra. E così conquista la rossa Ancona, si rinconferma a Pisa, Massa e Siena, e fa en plein anche a Brindisi. E poi c’è la Sicilia, dove anche in questo caso la coalizione di governo primeggia a Catania con una vittoria piena al primo turno con Enrico Trantino, figlio d’arte: il padre Enzo è stato avvocato e volto simbolo della destra catanese e siciliana. Insomma, come dicono in Transatlantico i parlamentari più esperti, «il test elettorale se lo è aggiudicato la destra. I dati questa volta non si possono interpretare». Matteo Salvini è il primo a uscire allo scoperto. Il vicepremier si serve dei social per irridere gli avversari: «Non c’è che dire: un ottimo effetto Schlein». E ancora, sempre il leader della Lega: «Straordinari risultati per la Lega e il centrodestra in tutta Italia, con storiche vittorie ad Ancona – unico capoluogo regionale al voto, da sempre amministrato dalla sinistra – e Brindisi, trionfo in Toscana con la riconquista di Massa, Pisa e Siena, in attesa dei risultati del primo turno in Sicilia, dove siamo molto fiduciosi».

E mentre tutto questo accade, Salvini va a villa San Martino per incontrare Silvio Berlusconi. I due si confrontano sui primi mesi di governo e, va da sé, l’occasione serve anche a commentare i risultati della tornata elettorale. Sia come sia, se c’è un dato politico questo bisogna andare a cercarlo ad Ancona. Il capoluogo delle Marche è stato per oltre trent’anni una roccaforte del centrosinistra italiano. L’ultimo baluardo di una regione che si era già spostata a destra con la vittoria del meloniano Francesco Acquaroli. Alla fine anche Ancona viene travolta dall’onda meloniana. Dopo un’ora di incertezza e di sostanziale testa a testa, il candidato del centrodestra, Daniele Silvetti, ha conquistato il Comune con il 51,7%, distanziando la contendente del Pd, Ida Simonelli.

IL PD SOTTO SHOCK

Ed è in quegli attimi che il centrosinistra, e in particolare il Pd, si riunisce in conclave. Elly Schlein convoca la segreteria politica. Dal Nazareno non filtra nulla. Le dichiarazioni della segretaria arriveranno soltanto attorno all’ora di cena. Quando si presenta davanti alle telecamere la segreteria dei democratici è diretta: «È una sconfitta netta. Il vento a favore delle destre è ancora forte e c’è ancora. Ringraziamo tutti quelli che si sono spesi, i nostri candidati, in queste elezioni. Sapevano che sarebbe stata difficile, ci vuole tempo per costruire un centrosinistra vincente. Il fatto che il Pd sia il primo partito nel voto di lista non è una consolazione». E ancora, sempre Schlein: «È evidente che da soli non si vince. Va ricostruito un campo alternativo, che credibilmente contenda alla destra la vittoria: ma la responsabilità di costruirlo non riguarda solo il Pd. Nei capoluoghi è andata male, è andata meglio nei Comuni medi».

C’è da dire che a Brindisi, laddove si è realizzata l’intesa con il M5S, il centrosinistra esce con una sconfitta. Non c’è dubbio che il passaggio elettorale lascerà la ferita aperta per diversi giorni. E non c’è dubbio che da ora in avanti un pezzo del gruppo dirigente del Pd – quello meno legato a Schlein – tornerà a farsi sentire, perché vorrà capire quale sarà la strategia da ora in avanti.

LE SCONFITTE CHE BRUCIANO

La leadership di Schlein traballa? Non ancora, ma di certo bruciano le sconfitte a Pisa e Massa. Nella città della Torre il sindaco uscente, Michele Conti, viene riconfermato con il 52,33% dei voti. E lo stesso succede a Massa, dove Francesco Piersiani riottiene la poltrona di primo cittadino con il 54,46%. Per non parlare della vittoria a Siena. Ammette Simona Malpezzi, ex capogruppo al Senato del Nazareno: «Il Pd esce sconfitto da questa tornata elettorale nonostante alcune affermazioni significative, la più importante delle quali quella a Vicenza di Giacomo Possamai che ha fatto un lavoro straordinario con la sua squadra. Bene in Lombardia dove vinciamo quattro ballottaggi su quattro. Ma sono risultati – seppur di valore – che non possono soddisfarci: nel complesso assistiamo a un arretramento rispetto alle amministrative dello scorso anno». Non ha pagato la linea ondivaga sul programma e la vaghezza sul perimetro della coalizione.

E ora cosa succederà? Schlein proverà a costruire il cosiddetto campo largo? Oppure tenterà di saldare l’asse con i 5Stelle? A proposito, i cinquestelle restano in silenzio. Non ci sono dichiarazioni sul voto, o almeno è così quando questo quotidiano va in stampa. Resta sullo sfondo l’affluenza che è al di sotto del 50%, un dato in calo rispetto al primo turno. Percentuale che ormai decresce di elezione in elezione. Insomma, un elettore su due non si è recato ai ballottaggi, mentre in Sicilia, al primo turno, l’affluenza raggiunge il 56.39%. La questione affluenza preoccupa tutto l’arco parlamentare ma oggi il centrodestra vuole solo festeggiare il risultato delle amministrative. Per di più, il dato è in linea con quanto è successo in Spagna alle elezioni locali. Risultati che rafforzano lo schema Ppe-destra in vista delle europee del 2024.


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