Silvio Berlusconi
3 minuti per la letturaFINALMENTE la “bomba” è esplosa e Silvio Berlusconi è uscito allo scoperto rivelando le sue vere intenzioni, il suo vero sogno: il Quirinale, l’unica poltrona che che ancora manca al suo smisurato curriculum.
Già nelle scorse settimane avevamo più volte anticipato che questa era la vera ambizione di Silvio Berlusconi, rientrare al Senato possibilmente fino alla presidenza, cioè all’incarico numero due della Repubblica, per poi tentare il grande salto, il balzo definitivo quello che l’avrebbe portato al Colle. Anche perché se a febbraio mancavano poco più di 40 voti al Cavaliere dopo le prossime elezioni potrebbero mancarne veramente pochi al centrodestra per portare il suo storico fondatore al Quirinale.
Meloni e Draghi tra Berlusconi e il Quirinale
Ma la strada per il Cavaliere non sarà tutta in discesa, anzi. Sulla sua strada troverà Mario Draghi ma soprattutto Giorgia Meloni. Ma andiamo con ordine. Silvio Berlusconi ai microfoni di Radio Capital ha spiegato il programma del centrodestra. Come è noto, tra i punti previsti dai moderati c’è anche quello del presidenzialismo. E il leader di Forza Italia, cercando di spiegare in modo chiaro cosa prevede la riforma, ha parlato anche delle conseguenze che avrebbe sul Capo dello Stato, Sergio Mattarella: «Se entrasse in vigore presidenzialismo Mattarella dovrebbe dimettersi, poi magari potrebbe essere eletto di nuovo. È un sistema perfettamente democratico. Se entrasse in vigore questa riforma, penso che sarebbero necessarie le dimissioni del presidente Mattarella per andare alle elezioni dirette del capo dello Stato».
Apriti cielo. Immediata la reazione della sinistra che non ha perso occasione per mettere nel mirino, ancora una volta, il nemico di turno: il Cavaliere. Enrico Letta ha subito tuonato: «La dichiarazione di Berlusconi sulle dimissioni di Mattarella se passasse la riforma del presidenzialismo è la dimostrazione di quello che pensiamo da tempo ed è il motivo per il quale diciamo agli italiani che questa destra se vincesse le elezioni, potrebbe cambiare la nostra costituzione in senso peggiorativo. È un attacco a Mattarella e noi difendiamo il presidente della Repubblica. Il fatto che la campagna elettorale della destra inizi con l’attacco a Mattarella dimostra che è pericolosa», ha affermato il segretario del Pd.
Insomma il tema delle grandi riforme accende al campagna elettorale. E il presidenzialismo che da tempo viene invocato dal centrodestra manda su tutte le furie la sinistra. Ma, come dicevamo, non tutto potrebbe filare liscio per Silvio Berlusconi e per le sue ambizioni per il Quirinale.
Già, perché chi ci sta facendo un pensierino al Colle è anche Mario Draghi. E ci punta da un pezzo, spinto da Washington e Bruxelles per blindare il belpaese qualora a palazzo Chigi dovesse arrivare nuovamente il centrodestra. Qui entra in ballo la probabile futura presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia ha un ottimo rapporto con Mario Draghi, i due si sono sentiti molto spesso nelle ultime settimane: al di là dei convenevoli si rito lei ha bisogno che l’ex presidente BCE metta una buona parola a favore del suo governo con i poteri forti internazionali, Washington e Bruxelles in primis.
Della serie: se vado al governo non mandatemi a casa a colpi di spread. Che poi è questo il vero terrore di Giorgia Meloni ovvero che Bruxelles e Washington facciano di tutto per farla durare il meno possibile a palazzo Chigi. Una buona parola da parte di Mario Draghi in questo senso potrebbe essere risolutiva.
Ma cosa otterrebbe in cambio il presidente del Consiglio uscente? In cambio avrebbe proprio la poltrona del Quirinale, una volta fatte le riforme costituzionali. A quel punto con Draghi spedito al Colle Giorgia Meloni potrebbe restare al governo con tutta tranquillità, senza temere più nulla dai poteri forti internazionali. Questi sono i ragionamenti che vanno avanti da settimane tra gli emissari dell’una e dall’altra parte. Ora però è sceso in campo Silvio Berlusconi, pronto a rompere le uova nel paniere ad entrambi.
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