Michele Emiliano
4 minuti per la lettura“La Puglia è uscita dal piano di rientro sanitario, abbiamo tutti i conti in ordine, siamo saliti nei livelli essenziali di assistenza: nessuno, d’ora in avanti, potrà dirci con quella spocchia tipicamente nordista che tanto noi non sappiamo fare le cose”. Michele Emiliano, forte della sua riconferma a governatore della Regione Puglia con 871mila voti e il 46,78% delle preferenze, suona la carica e promette battaglia nella Conferenza Stato-Regioni, dove si giocherà la vera partita sulla ripartizione dei fondi nazionali e del Recovery Fund.
Con un parlamento dimezzato dal referendum, al Sud non resta che fare squadra e battere i pugni in quella che a tutti gli effetti è diventata una sorta di terza Camera. “E’ chiaro – attacca Emiliano – che utilizzeremo questo rispetto che ci siamo guadagnati per far ottenere anche alle altre regioni del Mezzogiorno l’identico trattamento che hanno le regioni del Nord: parità di obiettivi a parità di mezzi, basta con ripartizioni che favoriscono sempre gli stessi”.
Emiliano punta sull’asse con il premier Giuseppe Conte, i due pugliesi sono politicamente molto legati. “Giuseppe Conte – dice il governatore riconfermato – è un fuoriclasse che costituisce per noi pugliesi un grandissimo orgoglio, noi quindi difenderemo il presidente con le unghie e con i denti, perché è un uomo che capisce il Sud, è in grado con umiltà di porsi in ascolto e poi lavora bene con le Regioni”. E saranno proprio “le Regioni lo strumento principale con il quale il governo nazionale intende investire i 200 miliardi del Recovery Fund. Bisognerà scrivere il piano di ricostruzione del Paese con tutte le Regioni”, ha ribadito, sottolineando che a questa partita il Sud dovrà essere protagonista e non spettatore non pagante.
Oltre al premier Conte, Emiliano troverà sponda nel ministro Francesco Boccia (i due sono legatissimi, Boccia è stato pure assessore comunale quando Emiliano fu eletto per la prima volta sindaco di Bari nel lontano 2004) e, si augura, in Roberto Speranza che durante la campagna elettorale è sceso in Puglia per sostenerlo.
Lunedì sera, con 871.028 voti Emiliano ha conquistato la riconferma a presidente della Regione Puglia, un “bottino” di preferenze personali persino superiore al 2015, quando si fermò a 793.831 voti. “Blocco sociale”, così il magistrato in aspettativa ieri mattina ha ribattezzato il suo elettorato per rimarcare che a vincere non è stata una coalizione di centrosinistra “tradizionale” ma allargata. Il nuovo governo pugliese ha già un assessore, lo ha annunciato lo stesso Emiliano ieri: è l’epidemiologo Pierluigi Lopalco che ha conquistato un seggio nell’Assemblea nella lista civica “Con”.
L’appello al voto disgiunto, leitmotiv della campagna elettorale dopo il mancato accordo tra Pd e M5S, non ha fatto breccia tra i pugliesi: tutti i candidati presidenti, compresa Antonella Laricchia (M5S), hanno raccolto più preferenze delle loro stesse coalizioni. I dati definitivi, invece, dicono che c’è stato un voto polarizzato, il tema del “voto utile” è stato maggiormente percepito: infatti, se Emiliano ha ottenuto il 46,78%, Raffaele Fitto ha raccolto il 38,93% delle preferenze (724.928). Laricchia, invece, non è andata oltre l’11,12% e 207.038 voti, molto distante. Gli altri candidati non sono riusciti ad avvicinarsi alla soglia di sbarramento del 4%, nemmeno Ivan Scalfarotto sostenuto da Italia Viva, Azione e +Europa che si è fermato all’1,6% (29.808 preferenze).
Esaminando il risultato delle liste, il Pd pur confermandosi primo partito in Puglia perde qualcosina rispetto alle Regionali del 2015: 17,25% contro il 19,8% di cinque anni fa. Ma è il M5S a vedere quasi dimezzate le preferenze, passando dal 17,19% del 2015 al 9,86% di questa tornata elettorale. Cresce Fratelli d’Italia, secondo partito in Puglia con il 12,63%: nel 2015 esisteva ancora Alleanza nazionale che non andò oltre il 2,54%. In calo Forza Italia, passato dall’11,37% delle Regionali di cinque anni fa all’8,91%. La Lega, invece, era al suo esordio in Puglia e si ferma al 9,57%: è lontano il 25% delle Europee, mentre nel 2015 la lista “Noi con Salvini” racimolò solamente il 2,42% dei voti. L’introduzione della doppia preferenza non favorisce l’ingresso delle donne in Aula: le elette sono solamente otto su 50 seggi a disposizione, rispetto all’ultima legislatura tre in più. Molti i volti noti che metteranno piede per la prima volta nell’Assemblea di via Gentile, a Bari: sono soltanto 18 i riconfermati, con molte esclusioni eccellenti come quella del presidente del Consiglio, Mario Loizzo, e di diversi assessori della prima giunta Emiliano.
Dopo 15 anni, resta fuori dal mini parlamento la sinistra vendoliana: la lista Puglia Solidale e Verde non ha raggiunto il quorum. Sarà, quindi, un Esecutivo pugliese a trazione centrista, con un peso decisivo dei Popolari dell’ex sottosegretario Massimo Cassano (ex Forza Italia) e della civica che fa capo a Emiliano. Nonostante gli attriti e una campagna elettorale al “veleno”, ieri mattina il governatore ha strizzato nuovamente l’occhio al M5S: “Sono pronto a mettere da parte i rancori e a valutare qualunque tipo di apporto del Movimento sulla base di un programma”.
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