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Eugenio Giani

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È stato in un certo senso il bis di quel che era avvenuto con l’Emilia, quando si dava per scontato che la regione rossa diventasse verde. Non è stato così a Bologna e non è stato così ieri a Firenze, probabilmente proprio a causa del peso delle grandi città, Firenze in testa.

Eugenio Giani ieri pomeriggio era dato quasi per perdente quando è rimontato e risulta essere il candidato di Renzi che lo aveva già sponsoreggiato un anno fa. Susanna Ceccardi ha fatto un lavorone, ma alla fine non è stato sufficiente per sgombrare il corpaccione del Pd, per quanto maltrattato.

IL SORPASSO MANCATO

Il risultato su cui stiamo discutendo è ancora imperfetto, ma se i dati saranno confermati, il desiderato sorpasso nella regione rossa non c’è stato. E tuttavia il consenso conquistato dalla Lega in Toscana è egualmente molto rilevante. Ma poiché alla fine di queste elezioni conta soltanto chi vince e chi perde, per ora il risultato è che perde Ceccardi e vince Giani. Il che vuol dire che l’effetto valanga antigovernativo non si è visto, benché sia stato confermato dallo spessore del “No” che nel pomeriggio di ieri era pari ad un terzo circa dei voti espressi.

L’EFFETTO REFERENDUM

Teoricamente il no avrebbe dovuto essere molto inferiore, visto lo schieramento a favore del sì. Complessivamente queste elezioni non hanno portato un vantaggio personale a Salvini: il plebiscito veneto per Zaia appartiene a Zaia, il duello pugliese era fra Emiliano e il candidato ex Forza Italia. In Toscana, con lo spoglio al due per cento, vede Giani avanti col 46 contro il 42, con quattro punti percentuali. Altra storia con le Marche dove Quattrili del centro-destra superava il 44 per cento.

In Toscana la Galletti dei Cinque stelle non superava il 6,10 che era un risultato molto, molto magro. Giani ha fatto sapere con due ore di anticipo di fare una conferenza stampa insieme con Italia Viva, visto che questa candidatura nasce da Renzi. La Toscana del Pd vince dunque in modo netto e non per il rotto della cuffia, cosa che tranquillizza anche Zingaretti. Quel che appare oggi certo è che Giani è risalito nei sondaggi negli ultimi giorni, dopo essere stato dato per spacciato. Eliminato il rischio che la Toscana potesse passare al centro-destra, è risalita la candidatura dell’uomo che rappresenta un Pd centralista e non radicale.

Dunque, le prospettive del risultato finale dicono che si è ripetuto più o meno lo stesso fenomeno delle scorse elezioni regionali in Emilia Romagna, quando la Lega pensava ragionevolmente di poter espugnare la regione rossa per eccellenza, dovendosi poi accontentare di un risultato di tutto rispetto ma comunque perdente.
Nel caso odierno Salvini non ha scommesso la testa sulla Toscana, non era interessato più di tanto alla Puglia dove correva un candidato della Meloni, non lo era meno che mai ben Friuli Venezia Giulia feudo indiscusso di uno Zaia al top del trionfo e quanto alle Marche il risultato era già acquisito.

GALASSIA CENTRODESTRA

Tutto ciò sembra indicare una crescita o una stabilizzazione di un centro-destra frammentato e diviso, ma nel suo complesso sufficiente per presentarsi unito sotto uno stesso fronte. Con alcune fratture evidenti, come il fatto che Berlusconi è l’unico leader che ha dato ai suoi elettori la libertà di coscienza sul voto referendario, mentre formalmente tutti gli altri hanno vincolato il loro elettorato al sì, che ha vinto ma – come abbiamo visto – ha espresso un terzo dell’elettorato che non ha un’unica rappresentanza e che semplicemente ha dato un no sia di metodo che politico.


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