Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti
4 minuti per la letturaUna manovra blindata nei saldi. Con un piccolo fondo a disposizione dei parlamentari, circa 100 milioni di euro, per eventuali modifiche. Tutto qui. Parte con questa premessa il percorso parlamentare della legge di bilancio del 2024. Una scelta dettata soprattutto da un obiettivo: dare un segnale ai mercati, anche in vista delle nuove valutazioni sul rating previste nelle prossime settimane e soprattutto spingere Bruxelles ad approvare il Documento Programmatico di Bilancio nonostante l’extradeficit di 15,3 miliardi previsto per l’anno prossimo e a 23,5 miliardi, complessivamente, nel triennio 2023-2025. Intanto, nel prossimo Consiglio dei ministri, dovrebbe fare qualche passo in avanti anche il Piano Mattei del governo con il varo del decreto per la governance del progetto. Scopo della nuova struttura è finalizzare il piano Mattei e aggiornarlo costantemente d’intesa e con il contributo delle Nazioni africane, come più volte sottolineato dal presidente Meloni.
Tornando alla manovra, nella relazione illustrativa è previsto una politica di bilancio “lievemente restrittiva nel 2026 rispetto allo scenario tendenziale, con il conseguimento di un miglioramento più sostanzioso del saldo primario in tale anno”. Solo fra tre anni, insomma, il nostro deficit scenderà al di sotto del 3% del Pil. Un impegno che, nelle intenzioni dell’esecutivo, dovrebbe consentire alla Commissione Europea di chiudere un occhio evitando sia di emettere un “warning” a novembre, quando arriverà il primo verdetto di Bruxelles ma soprattutto di evitare una procedura di infrazione per deficit eccessivo quando arriverà il più completo pronunciamento sulla legge di Bilancio in primavera.
La manovra, si legge testualmente nella relazione, “si colloca in uno scenario macroeconomico di incertezza che risente del rallentamento del quadro macroeconomico registrato negli ultimi mesi dell’anno e del deterioramento delle prospettive di crescita a livello globale, determinate anche delle tensioni geopolitiche oltreché da una dinamica dei prezzi ancora sostenuta che incide sensibilmente sul potere di acquisto delle famiglie e sulla competitività delle imprese. In questo scenario, l’impostazione della politica di bilancio si mantiene prudente cercando di coniugare il giusto equilibrio tra l’esigenza di fornire il sostegno necessario all’economia nell’immediato attraverso misure mirate e l’obiettivo di assicurare sia il rientro del deficit al di sotto della soglia del 3 per cento del PIL sia un percorso di riduzione graduale e duraturo del rapporto debito/PIL”.
Sul tavolo resta però soprattutto la questione del debito pubblico che di fatto, anche per l’eredità del superbonus, continuerà a viaggiare attorno al 140% del Pil nei prossimi anni. Un elemento che preoccupa non poco il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Nel prossimo anno la spesa degli interessi sul debito aumenterà di 12,4 miliardi, più della metà dell’ammontare della manovra. Mentre restano molto deboli le prospettiva della crescita economica previste, nel 2024, dell’1,2%, quasi il doppio rispetto alle stime del Fondo Monetario Internazionale e superiori anche a quello di Ocse, Commissario Europea e Bankitalia (0,8%). “E’ un tema che non possiamo sottovalutare, è il nostro punto debole. Ed è suonata la sveglia”.
Nella relazione si fa notare anche che il 25% della spesa pubblica è ormai assorbito dal capitolo della previdenza. Un tema particolarmente caldo, soprattutto dopo il ritorno di quota 103, fortemente voluto dalla Lega. Ma gli effetti delle nuove norme sulle flessibilità in uscita saranno fortemente limitati dai paletti inseriti della manovra e che prevedono il ricalcolo dell’assegno interamente con il metodo contributivo e, soprattutto, una soglia massima (fino al raggiungimento dell’età per il trattamento di vecchiaia) pari a 4 volte l’assegno minimo dell’Inps, ovvero 2250 euro.
Due condizioni che, secondo i calcoli della Cgil, determineranno un taglio del 17% della pensione. E, nella Relazione alla legge di Bilancio si prevede che la platea dei lavoratori potenzialmente interessata dal nuovo regime non supererà le 17mila unità. Proprio sulla previdenza le associazioni del comparto sanitario hanno proclamato lo stato di agitazione contro l’ipotesi di taglio dell’assegno mensile ad almeno 50mila operatori del comparto.
Sotto i riflettori anche i tagli alle spese dei ministeri, 2,5 miliardi nel triennio, ai quali occorre aggiungere i 600 milioni all’anno a carico degli enti locali fra il 2024 e il 2028. Somme tutt’altro che facili da individuare.Sul fronte degli investimenti, oltre al credito di imposta sulle Zes (1,8 miliardi) e al rifinanziamento della Legge Sabatini, confermato lo stanziamento per il Ponte sullo Stretto di Messina per 11,3 miliardi. Tra le novità introdotte dal testo 10 milioni di euro tra 2024 e 2025 a sostegno del progetto per realizzare il percorso Erasmus in Italia per gli studenti universitari italiani. Il programma di mobilità tra gli atenei del Paese dovrebbe riguardare fino a 10mila studenti.
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