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Le novità e le sorprese nel primo testo della manovra 2024 del governo. Nuova stretta sulle pensioni, arriva Quota 104: l’uscita anticipata sarà possibile con 63 anni e 41 di contributi, ma l’assegno avrà una riduzione
E’ arrivata ieri la prima bozza nero su bianco dell’articolato della legge di Bilancio – che vale circa 24 miliardi – approvata il 16 ottobre dal Consiglio dei Ministri. Il testo definitivo dovrebbe approdare tra giovedì e venerdì in Parlamento, cui porta in dote un “tesoretto” di 200 milioni per le modifiche introdotte nel corso dei lavori d’aula.
Tra i novantuno articoli che la compongono – erano 81 nell’indice circolato nei giorni scorsi – c’è la conferma del taglio del cuneo fiscale, con due fasce di applicazione (per un costo di circa 11 miliardi), ma solo per il prossimo anno: le ristrettezze di una manovra finanziata per tre quarti in deficit non consentono un intervento strutturale, che resta un impegno di legislatura.
Dal primo gennaio del prossimo anno al 31 dicembre, “in via eccezionale”, si legge nel testo, i lavoratori dipendenti (resta escluso il lavoro domestico), quindi potranno contare su uno sgravio contributivo di 6 punti percentuali per i redditi fino a 35.000 euro, che sale a 7 punti per quelli fino a 25.000.
In particolare, la norma prevede “un esonero, senza effetti sul rateo di tredicesima, sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore di 6 punti percentuali” a patto che la retribuzione imponibile non ecceda l’importo mensile di 2.692 euro per tredici mensilità. Per quelle con un importo non superiore a 1.923 l’esonero arriva a 7 punti percentuali.
La manovra – via collegati – introduce il primo step della riforma fiscale, prevedendo la riduzione da 4 a 3 delle aliquote Irpef (al 23% fino a 28mila euro, al 35% fino a 50.000 euro, al 43% oltre i 50.000 euro), per un costo di oltre 4 miliardi. Taglio del cuneo e taglio delle aliquote possono portare un aumento nelle buste paga dei lavoratori dipendenti fino a 1.298 euro, ha calcolato il Mef, un sostegno significativo per le fasce di reddito medio-basse messe a dura prova dalla corsa dell’inflazione.
Si ritocca all’insù, a mille euro, per il 2024 il valore dei fringe benefit detassati per i lavoratori dipendenti – nonché le somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro per il pagamento di utenze domestiche, delle spese per l’affitto della prima casa o per gli interessi sul mutuo relativo alla prima casa – viene elevato. L’importo arriva a duemila euro per i lavoratori dipendenti con figli, “compresi quelli nati fuori del matrimonio, adottivi o affidati”. Da una parte vengono favoriti indistintamente tutti i lavoratori, dall’altra viene ridimensionato l’incremento deciso con il decreto del primo maggio che, per i lavoratori con figli, ha portato il tetto esentasse a tremila euro.
Si fa più “ripida” la strada per arrivare alla pensione. Si introduce quota 104 come misura di flessibilità in uscita per il 2024, con pensione anticipata a 63 anni (erano 62 quest’anno) e 41 di contributi, ma chi vi farà ricorso dovrà mettere in conto una decurtazione per gli anni di versamento contributivo precedenti al 1996, con un ricalcolo che di fatto ridurrà il peso della quota “retributiva”, con indici di rivalutazione più generosi. Chi ha i requisiti per Quota 104 e invece sceglie di non andare in pensione potrà usufruire del cosiddetto “bonus Maroni”, riconfermato anche per il 2024, con la quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore che confluiranno in busta paga.
Altra novità sul fronte pensionistico è l’estensione della durata delle finestre per chi ricorre alla pensioni anticipato: passano da 3 a 6 mesi per il settore privato e da 6 a 9 nel pubblico.
Resta confermata anche per il prossimo anno l’Ape Sociale, il contributo integrativo per la pensione a chi ha 63 anni e 5 mesi di età (finanziata con 85 milioni nel 2024, 168 milioni nel 2025, 127 milioni nel 2026, 67 milioni nel 2027 e 24 milioni nel 2028), che si specifica non è cumulabile con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli da lavoro autonomo occasionale, nel limite di 5.000 euro lordi annui.
Si interviene invece su Opzione Donna – per cui bisogna aver raggiunto 35 anni di contributi – portando da 60 a 61 anni il requisito anagrafico per potervi accedere. Potranno andare in pensione le lavoratrici che entro il 31 dicembre 2023 hanno maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a trentacinque anni e un’età anagrafica di almeno sessantuno anni, ridotta di un anno per ogni figlio nel limite massimo di due anni.
Capitolo indicizzazione dell’assegno pensionistico: passa dall’85% al 90% per quelli tra 4 e 5 volte il minimo, viene confermata al 53% per gli assegni pari a 5-6 volte il minimo; al 47% per quelli tra 6 e 8 volte; al 37% per quelli tra 8 e 10 volte; viene ridotta dal 32% al 22% per i trattamenti superiori a 10 volte il minimo.
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