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Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso

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L’inflazione di fondo si è attestata su 5,2%, mentre quella acquisita per l’anno a +5,7%. con un indice tornato al livello di aprile 2022 mentre il Pil nel secondo trimestre ha rallentato la crescita

Prosegue la fase calante dell’inflazione, mentre il Pil nel secondo trimestre ha rallentato la crescita, ma sull’anno il dato resta comunque positivo, così come prosegue, su base annua, il trend favorevole dell’export con i Paesi extra-Ue che a giugno ha segnato +2,7%, anche se in rallentamento sul mese precedente a fronte di un crollo (-41,1%) dell’import.

Tre dati che, nonostante qualche ombra, vanno comunque letti in chiave positiva per l’Italia che, come ha dichiarato il ministro dell’Industria e del Made in Italy, Adolfo Urso, “va di gran lunga meglio della media dell’Eurozona e degli altri grandi Paesi europei”.

Partiamo dalla stima preliminare del Pil che nel secondo trimestre ha registrato una lieve diminuzione dello 0,3%, ma in termini tendenziale è cresciuto dello 0,6%, con una variazione acquisita per il 2023 dello 0,8%, mettendo così a segno – ha sottolineato l’Istituto di Statistica – la decima crescita trimestrale consecutiva. Nell’Eurozona su base annua la crescita è scesa allo 0,6%, mentre nell’Ue a 27 l’aumento del Pil si è fermato a +0,5%.

L’Italia dunque continua a macinare successi. Il lieve arretramento del secondo trimestre, secondo la lettura di Nomisma, non deve preoccupare. “L’economia italiana – ha spiegato infatti Lucio Poma, capoeconomista di Nomisma – è ancora molto solida. Anzitutto, in termini tendenziali, il secondo trimestre aumenta dello 0,8% rispetto allo stesso trimestre del 2022. Il fatturato industriale è tornato ad aumentare sia sul mercato interno che estero ed il clima di fiducia delle imprese cresce. L’occupazione continua a migliorare: su molti comparti del Nord, al di là delle medie statistiche, si sta raggiungendo la piena occupazione.

Il prezzo dei beni energetici è crollato sui mercati internazionali, anche se il calo fatica a tradursi sui prezzi finali dei beni energetici non regolamentati, rallentando la discesa dell’inflazione (calata di soli 4 decimali a luglio). Prima di gridare al lupo, è quantomeno opportuno attendere i dati del prossimo trimestre, che ci indicheranno più chiaramente la rotta dell’economia del Paese”.

La conferma della buona postura del sistema produttivo è data anche dall’analisi dei settori che hanno inciso sulla riduzione del Pil e cioè agricoltura, silvicoltura e pesca e industria. Per quanto riguarda la produzione primaria non poteva che andare così considerando che il settore è stato sotto stress per la siccità in tutto l’inverno, mentre a maggio sono partiti i drammatici fenomeni alluvionali che hanno colpito soprattutto l’Emilia Romagna e le altre regioni centrali, ma le bombe d’acqua non hanno risparmiato il Sud e ancora in questi giorni si fanno i conti con grandinate e raffiche di vento al Nord, caldo torrido e incendi nelle regioni meridionali. Le produzioni agricole – ha rilevato Coldiretti – sono state tagliate da ben 854 eventi estremi tutti concentrati nel secondo trimestre dell’anno.

L’agricoltura, d’altra parte, è l’attività economica che più di altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici che sconvolgono le campagne. Secondo l’analisi della Coldiretti la produzione di grano si è ridotta del 10%, del 70% quella di miele e del 60% la frutta. In queste condizioni non poteva non esserci un impatto sul Pil. Ma il settore, come dimostrano i progetti del Pnrr (nella rimodulazione il Governo ha aumentato le risorse per l’agricoltura di 2,5 miliardi), ha continuato a innovare e investire. Segno che il trend negativo deriva solo da fattori esogeni al sistema produttivo.

E la distruzione dei campi ha impattato anche sull’inflazione. I prezzi al consumo a luglio si sono ulteriormente raffreddati con un aumento su base mensile dello 0,1% e del 6% sull’anno precedente (da +6,4% di giugno). L’inflazione di fondo si è attestata su 5,2%, mentre quella acquisita per l’anno a +5,7%. Secondo le stime preliminari dell’Istat l’indice è tornato al livello di aprile dello scorso anno. A spingere verso il basso la curva sono stati, ancora una volta, i beni energetici, ma anche i prodotti alimentari lavorati e i servizi. In rallentamento il “carrello della spesa” (da +10,5% a + 10,4%) e i prodotti ad alta frequenza di acquisto.

Ma se prosegue la riduzione dei beni energetici con -30,2% per i regolamentati e +7% per i non regolamentati, resta a due cifre la crescita degli alimentari (+10,7%), con una contrazione dei lavorati (a +10,9% da +11,5% di giugno), ma un rialzo per i freschi (+10,4% da +9,4%). In crescita in particolare i listini della frutta fresca (da+8,3% a +13,9), e dei vegetali (da+17,8% a +20%). Prodotti più cari non solo per le devastazioni dovute ai fenomeni climatici estremi, ma anche per i rincari di benzina e gasolio che, secondo uno studio di Coldiretti, incidono per un terzo sui prezzi al consumo dell’ortofrutta. In Italia l’88% delle merci viaggia su strada e dunque i costi dei trasporti incidono sulla spesa degli italiani che sono stati costretti a spendere 4 miliardi in più per mangiare.

E comunque anche sul fronte dell’inflazione il Governo ha avviato un intervento sul contenimento dei prezzi con il paniere calmierato di beni di largo consumo, dagli alimentari e quelli per l’infanzia. “Pensiamo di dare il colpo decisivo all’inflazione riconducendola a livelli naturali – ha affermato il ministro Urso, che ha annunciato la presentazione del “patto anti inflazione” già entro questa settimana.

Ma per le associazioni dei consumatori l’allarme resta alto. Secondo l’Unione Nazionale consumatori il calo al +6% è “misero e irrisorio” con “i prezzi già lunari che hanno mandato sul lastrico molte famiglie e continuano a crescere”. Per una coppia con due figli – questo il calcolo – l’inflazione a +6% significa un aumento della spesa annua di 1.725 euro di cui 838 euro solo per il cibo, mentre per un nucleo con un figlio la spesa aggiuntiva è di 1.571 euro (757 euro per mangiare e bere).

Il Codacons, da parte sua, è tornato a denunciare “la stangata che, puntualmente, si sta abbattendo sugli spostamenti dei cittadini proprio mentre si avvicinano i picchi di traffico dell’estate. Con benzina e gasolio ai massimi da un anno le conseguenze per il portafogli dei cittadini sono immediate”.

Nonostante la discesa dei prezzi Federdistribuzione ha ancora una volta segnalato la debolezza dei consumi soprattutto nel settore alimentare. Più positiva la valutazione di Confcommercio che ha giudicato “il rientro dell’inflazione ordinato e generalizzato ”e ha interpretato anche “gli impulsi sugli alimentari non lavorati, fenomeno transitorio parzialmente dipendente dagli eventi alluvionali di qualche mese fa”. Mentre per Confesercenti il rientro dell’inflazione è più lento del previsto.

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