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Il ministro Gabriele Fitto

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Quando Raffaele Fitto si presenta in aula per l’informativa sullo stato dell’attuazione del Pnrr non ha certo l’aria di chi vuole sfidare le opposizioni o comunque duellare con l’aula di Montecitorio o di Palazzo Madama.

Il ministro agli Affari europei, formatosi nella Democrazia cristiana, conosce la grammatica istituzionale. E,  soprattutto, ha fatto suo l’appello di Sergio Mattarella. Lo scorso mese il capo dello Stato, intervenendo alla conferenza nazionale delle Camere di commercio, aveva utilizzato queste parole: «Mi permetto di rivolgere a voi l’invito che, in un contesto ben diverso, Alcide De Gasperi rivolse nel dopoguerra, quando occorreva ricostruire l’Italia dalle macerie e insieme edificare una autentica democrazia: è il momento per tutti, a partire dall’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, di mettersi alla stanga».

RENZI: «DIALOGHIAMO». GELMINI: «NO A POLEMICHE CON L’UNIONE EUROPEA»

Un invito a rimboccarsi le maniche e a partecipare attivamente alla ricostruzione di questo Paese. Non è un caso, allora, se nel corso dell’informativa Fitto mette al centro di tutto le parole «dialogo» e «confronto». Non perdendo di vista la centralità del Parlamento, che nella strategia di Fitto deve essere uno degli attori protagonisti per la messa a terra del piano e per far sì che non si perdano i fondi europei.

Di più: Fitto ricorda  che entro maggio sarà  presentata la relazione semestrale «con valutazione molto complessiva e molto documentata, e che avrà al suo interno tutta una serie di aspetti specifici che saranno una fotografia dettagliata della singola situazione all’interno degli obiettivi e delle misure, e quindi complessivamente una base per poter costruire una dinamica di confronto anche rispetto alle criticità esistenti».

Un’operazione verità, quella di Fitto, che vuole essere un forte segnale lanciato alle opposizioni.

In questo contesto Matteo Renzi, leader di Iv, sembra rispondere alla chiamata quando scolpisce in aula il seguente ragionamento: «Nel momento in cui il governo è impegnato a spendere dei soldi europei per tutti gli italiani, anche chi come noi sta all’opposizione, ovviamente, fa il tifo per voi e lavora in una logica di dialogo costruttivo».

E chissà, si domandano a Palazzo Madama, che dietro la mezza apertura dell’ex rottamatore non si celi una strategia. In sostanza, se tutto questo non preconizzi un avvicinamento di Renzi al centrodestra.

La galassia centrista non è più un moloch. E lo si comprende dall’intervento di Mariastella Gelmini, vicesegretario e portavoce di Azione, l’altra gamba del centrismo. «Il Piano nazionale di ripresa e resilienza va attuato, le risorse disponibili vanno spese integralmente e le riforme vanno fatte. Basta alibi, non c’è una terza via. Al 30 giugno il governo dovrà conseguire gli obiettivi previsti e spero che ciò accada, come è sempre accaduto con Mario Draghi. Se occorrerà adeguarsi a modifiche o valutazioni da parte degli organismi europei sarà anche opportuno farlo, evitando però di aprire altri fronti polemici con la Commissione, perché mi pare che di polemiche con la Ue ce ne siano già state troppe».

GLI ATTACCHI DI BOCCIA E BONELLI

Chi, invece, non apprezza le parole di Fitto, sembra essere il Pd. Il Nazareno esce in batteria contro l’Esecutivo. «Sul Pnrr viene giù la maschera da parte di questo governo. Non indicano le criticità, non credono nella funzione della sanità pubblica e a rischio ci sono anche gli asilo nido. Insomma, la vita delle persone» sbotta il capogruppo al Senato dei democratici, Francesco Boccia.

E ancora: «Il governo sta andando avanti senza condividere nulla con gli enti locali. Siamo molto preoccupati ma non gli daremo scampo.  Fitto si è soffermato su Venezia e Firenze ma noi ci aspettavamo di sentire informazioni su tutti i piani urbani integrati, e invece ancora una volta tutto è stato ha rinviato al 30 giugno».

Sulla stessa scia le note del senatore Pd, Alessandro Alfieri: «Quello che vorremmo sapere dal ministro Fitto e che lui non ha detto in Aula, rinviando ulteriormente, è quali sono i progetti del Pnrr che intende rimodulare e quali spostare sul fondo di coesione. Ha parlato con le Regioni? Come intende comportarsi con Repower Ue, ci sono 2,7 miliardi? Sulle case della salute andiamo avanti o ci fermiamo? E sugli asili nido, altro tema fondamentale, perché il ministro butta la palla in tribuna? Noi avevamo chiesto l’informativa di oggi proprio per avere risposta a questi interrogativi».

Ma le critiche arrivano anche da parte di Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra: «Oggi il ministro Fitto non ha affrontato i temi cruciali che l’talia si attendeva riguardo la rimodulazione degli obiettivi strategici del Pnrr. Sappiamo solo che molti fondi, come quelli legati agli investimenti sugli asili nido, sulle linee interregionali e sull’idrogeno per il trasporto pesante, salteranno. Ci chiediamo se le grandi partecipate di Stato, Eni e Snam, faranno la parte dei leoni per accaparrarsi questi fondi e realizzare un hub del gas in Italia, andando così contro la transizione ecologica. È questa la strategia del governo? Utilizzare la rimodulazione per affossare la strategia della transizione ecologica? Il nostro Paese merita risposte chiare e una politica che punti realmente alla sostenibilità».


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