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La vice segretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi

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DURA la bocciatura dei sindacati confederali sul Documento di economia e finanza, più “comprensivo” quello delle imprese, in considerazione della congiuntura economia mondiale e l’esigenza di salvaguardare i conti pubblici, ma con l’aspettativa di un aggiustamento del tiro su più fronti da parte del governo. Più risorse, più “coraggio” sul taglio del cuneo fiscale, maggiore impegno sulla lotta all’evasione fiscale, massimo sull’attuazione del Pnrr, sono gli input all’esecutivo ricorrenti negli interventi dei rappresentati sindacali e delle associazione imprenditoriali che ieri sono intervenuti di fronte alle Commissioni riunite Bilancio, nella sala Koch del Senato, dando il via al ciclo di audizioni sul documento di programmazione licenziato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri.

Senza appello il giudizio della Cgil: il Def «non è adeguato alla fase che sta attraversando il Paese. L’unico intervento di politica economica, minimo, a sostegno della domanda è la riduzione del cuneo fiscale. Mancano risposte strutturali per limitare i prezzi, sostenere i redditi da lavoro e pensione anche attraverso la via fiscale e per sostenere la coesione sociale attraverso politiche per l’inclusione. Il superamento della legge Fornero è rimandato per l’ennesima volta. Non ci sono risorse», ha affermato la vice segretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi. Il sindacato è tornato a sollecitare la riduzione del cuneo fiscale al 5%, insieme alla richiesta del «fiscal drag, ossia l’indicizzazione delle detrazioni, molto importante – ha sottolineato – per salvaguardare la stagione contrattuale che si è appena chiusa e per quella che si aprirà», nonché la conferma delle misure della legge di Bilancio del governo Draghi e quelle del governo Meloni: «10 miliardi di cui non c’è traccia nel Def». Pertanto, ha quindi rimarcato Fracassi, «il nostro giudizio non può che essere negativo».

Sulla stessa linea la Uil. Già in mattinata, davanti al Consiglio della Uil Abruzzo, il leader Pierpaolo Bombardieri aveva anticipato la bocciatura: «Non ci sono le risposte che attendevamo», aveva dichiarato, rilanciando la mobilitazione unitaria nelle piazze – il 6 a Bologna, il 13 Milano, il 20 a Napoli -. Il Def è «un’occasione mancata per dare una risposta ai problemi del Paese, a cominciare dal promuovere una crescita sostenuta e stabile della nostra economia», ha poi affermato il segretario confederale Domenico Proietti di fronte alle Commissioni, sostenendo che «sarebbe stato necessario tracciare un percorso per una crescita duratura del nostro sistema economico che invece vediamo tornare indietro verso anni in cui si parlava di austerity e non di sviluppo della nostra economia, e questo è un grave errore». Proietti ha posto l’accento sulla «totale assenza di misure per la lotta all’evasione fiscale. La pace fiscale – ha detto – si deve fare con chi le tasse le paga, con i dipendenti e i pensionati». Ribadito le critiche sulla flat tax a fine legislatura e bollato come «inaccettabile» l’abolizione dell’Irap «che indebolisce il sistema sanitario».

Per Ignazio Ganga, segretario confederale della Cisl, il Documento di economia e finanza «è esageratamente difensivo» e «non aiuta il Paese ad agganciare la sfida della ripartenza»: «Rispetto all’attuale congiuntura ci saremmo aspettati una spinta molto più decisa, una spinta espansiva», ha detto per poi mettere l’accento sul taglio del cuneo fiscale annunciato nel documento «ancora insufficiente» di fronte all’inflazione, rilevando poi «un problema per il 2024»: «Il taglio del cuneo contributivo previsto dalla legge di Bilancio per il 2023 scade a dicembre. Per mantenerlo inalterato per tutto il 2024 sono necessari 10 miliardi e nel Def non c’è traccia di un loro stanziamento». Più positiva l’Ugl, con il dirigente confederale Fiovo Bitti che ha parlato di un documento che si muove sulla «linea prudenziale della legge di Bilancio», «con un atteggiamento condivisibile», considerando tuttavia che «alcuni indicatori hanno segnato un miglioramento, quindi forse poteva spingersi un po’ oltre». Sul fronte delle imprese, Confindustria ha valutato positivamente la destinazione dei 3 miliardi al taglio dei contributi sociali per i lavoratori dipendenti a basso reddito, ma il direttore del Centro Studi, Alessandro Fontana, ha rilevato che si tratta comunque di «un ammontare esiguo che dovrebbe essere integrato con altre risorse da recuperare attraverso un’attenta revisione della spesa». «Se le risorse di bilancio saranno limitate, le uniche vere a disposizione saranno quelle previste da Pnrr, RepowerEu e i fondi di coesione. Per questo – ha rimarcato – occorre, con ancora maggior determinazione, utilizzarle tutte e nel modo più efficiente».

Per Fontana, «l’attuazione del Pnrr è cruciale, non solo sul versante nazionale, ma anche nell’ottica della nuova governance economica e delle prossime scelte sulla politica industriale europee». «Alcune modifiche al Piano sono senz’altro necessarie, ma non dovranno minarne l’ambizione», ha affermato, puntando poi il dito contro «un certo affievolimento dell’attenzione» sulle riforme, e indicando «criticità» nell’attuazione di quelle che stanno interessando la giustizia, ma anche la concorrenza e la riforma della Pa». Sulla necessità di «riportare su un sentiero virtuoso il percorso di realizzazione del Pnrr», ha insistito il segretario generale della Confcommercio, Luigi Taranto, evidenziando inoltre «l’esigenza che ogni rivisitazione e aggiornamento del Pnrr siano anzitutto finalizzati ad allineare il tasso di crescita potenziale del Pil italiano almeno a quello dell’Eurozona». «Il destino del Def dipende dal Pnrr, i cui ritardi di attuazione destano una forte preoccupazione», hanno evidenziato i rappresentanti di Alleanza delle cooperative.

Per il Cna nel Def c’è stato un «eccesso di prudenza» e una serie di appunti sono arrivati anche da Confesercenti: si «delinea un quadro di attesa» che andrà chiarito nella prossima manovra con «interventi più ampi», non c’è traccia della riforma del fisco, «grande assente», vanno detassati gli incrementi retributivi e rivista “Opzione donna”, a cui l’introduzione degli ulteriori requisiti amministrativi nella finanziaria hanno limitato l’accesso.


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