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Giorgia Meloni

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Trovare un filo rosso nella manovra finanziaria che dovrà essere approvata dal Parlamento è complicato. Infatti vi sono alcune disposizioni a favore delle persone più fragili, altre invece che avvantaggiano chi non avrebbe bisogno, mentre é sbilanciata a favore del Nord.

Per cui diventa difficile definirla: non è liberista, non è per certi aspetti neanche di una destra sociale, ma un misto di provvedimenti che la rendono in qualche modo confusa.

Ma certamente non può dirsi una manovra che guardi al Sud in maniera attenta. Intanto è evidente che il provvedimento che mira a rendere meno oneroso il costo dell’energia assorbe molta parte della manovra stessa. Si parla di 21 miliardi che andranno a beneficio del sistema produttivo italiano come pure ad aiutare i bilanci  delle famiglie.

Queste risorse si distribuiranno in funzione ovviamente non della popolazione ma della forza del sistema produttivo, che evidentemente assorbirà più risorse laddove é più strutturato. Ma anche il sistema privato assorbirà in modo diverso, perché è chiaro che una famiglia più povera consuma meno energia, perché ha una casa più piccola, perché magari vive in realtà con clima più favorevole, perché essendo meno ricca ha meno elettrodomestici, perché ha una sola auto in famiglia o nemmeno quella e quindi consuma meno benzina. Ed é altrettanto chiaro che la povertà ha “diritto” di localizzazione prevalentemente al Sud.

È quindi evidente che i 21 miliardi non saranno distribuiti in base alla popolazione, per cui un terzo sarebbe dovuto  arrivare al Mezzogiorno, ma in base ad altri parametri per cui il pro capite che arriverà al Sud sarà di gran lunga più basso.

Per il resto al di là dell’intervento  sul reddito di cittadinanza, taglio che Adriano Giannola, presidente di Svimez,  definisce una follia, si nota una certa contraddizione tra i vari interventi.

Per esempio agiscono in senso opposto quello relativo alla mancata indicizzazione delle pensioni oltre un certo importo che vengono penalizzate e la  quota 103, che permette a coloro che hanno quarant’anni di contribuzione continua di andare in pensione a 63 anni.

Un favore fatto certo non a coloro che hanno fatto lavori particolarmente usuranti, visto che in genere questi sono intermittenti  e non nel pubblico impiego, nelle cui pieghe si troveranno la maggior parte dei 40.000 beneficiari.

Anche la tassa piatta per il lavoro autonomo comporta una buona dose di confusione, considerato che consente trattamenti assolutamente differenziati tra il lavoro autonomo e quello dipendente. Ed impone una revisione del sistema di tassazione complessivo, per evitare che interventi spot possano mettere in discussione quel po’ di coerenza che il sistema fiscale odierno ha ancora, con una progressione opportuna in ogni Paese giusto.

Ma in questa manovra manca una visione sul Mezzogiorno”. Lo ha detto financo il presidente di Confindustria Carlo Bonomi”. “Se vogliamo occuparci veramente di Mezzogiorno bisogna mettere in campo politiche per il  lavoro e per la crescita” ha aggiunto.

In realtà non vi è continuità rispetto all’impegno sulle Zes. Non è ancora chiaro quale sarà l’intervento sul cuneo fiscale differenziato,  che andrà a scadere nei prossimi mesi, così come sul credito d’imposta non vi è alcuna conferma. Peraltro la Banca d’Italia adesso valuta la manovra in poco meno di 40 miliardi, quindi più consistente di quanto non si pensava all’inizio.

La transizione ecologica si fa anche con normative opportune, delle quali non si vedono barlumi. In attesa che si avvii e si completi l’infrastrutturazione del Sud, che avrà bisogno perlomeno dei prossimi 10 anni, non è chiaro come si possano attrarre parte dei traffici che in questo momento viaggiano sulle maxi portacontainers che  inquinano il Mediterraneo, il cui attraversamento sarebbe opportuno che l’Europa scoraggiasse con azioni che rendessero estremamente costoso per esse arrivare a Rotterdam o ad Anversa o ad Amburgo dal Canale di Suez.

Sui grandi porti meridionali non si sta investendo adeguatamente nemmeno con il Pnrr, che privilegia Genova e Trieste, e ció  in contraddizione con la volontà espressa ormai quotidianamente da parte di Salvini di rimettere in pista il progetto del ponte sullo stretto di Messina, che ha senso soltanto nel caso in cui i porti i meridionali di Augusta, Gela, Catania, Gioia Tauro diventino hub importanti per le merci provenienti dall’Estremo Oriente.

Non vi è alcun provvedimento che porti ad aumentare il numero delle presenze turistiche, nel Mezzogiorno molto contenute, con interventi mirati ad accrescere la struttura di accoglienza o di rendere più vantaggiosi i trasporti, già estremamente penalizzati. Non bisogna dimenticare, peraltro,  che l’Europa ci aspetta al varco rispetto alle riforme strutturali richieste é che potrebbe non liquidare le altre tranches del Pnrr e che alcuni di questi interventi potrebbero andare in senso opposto rispetto alle attese dell’UE.  Tutto ciò in presenza di una inflazione a due cifre e di un aumento  del costo delle materie prime che destabilizzano qualunque attività di programmazione.


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