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È definitivo il giudizio di Bankitalia sull’innalzamento del tetto al contante e del limite per l’esenzione dall’obbligo – pena sanzioni -di accettare i pagamenti con il pos previsti in legge di Bilancio: «Soglie più alte» per l’utilizzo del contante «favoriscono l’economia sommersa», mentre «l’uso di pagamenti elettronici permettendo il tracciamento delle operazioni ridurrebbe l’evasione fiscale». Come lo è quello sulla flat tax: «Pone un problema di equità» e «penalizza i dipendenti». Maurizio Balassone, capo del Servizio Struttura economica della Banca d’Italia, passa sotto la lente manovra – per cui stima un importo lordo pari a 39,5 miliardi – di fronte alle Commissioni riunite Bilancio, Tesoro e Programmazione ai minimi della rappresentanza: in tutto ad ascoltarlo ci sono 7 parlamentari, 4 presenti e 3 in collegamento. Ne mette in rilievo le “ombre”, ma anche le “luci” quando si dà atto al governo di un’impostazione «che appare prudente», in linea con «l’elevata incertezza del quadro economico e i limitati spazi di bilancio».

Finora la congiuntura «ha mostrato una sostanziale tenuta», si prevede tuttavia «un indebolimento nel trimestre in corso» e una «attività in espansione nella media del 2023, ma con un forte rallentamento dei tassi di crescita rispetto agli ultimi due anni». La manovra nel suo complesso, rileva Bankitalia, contiene misure espansive per il 2023 pari a 39,2 miliardi e di questi 18,1 miliardi sono coperti da riduzioni di spese e maggiori entrate. Gli ulteriori 21,1 miliardi, destinati essenzialmente alle misure per mitigare il caro energia a famiglie e imprese, producono un aumento «temporaneo» del disavanzo. Da qui la raccomandazione a mantenere ferma la politica di riduzione del rapporto debito/Pil, una «scelta necessaria» per «l’alto livello del debito, le prospettive macroeconomiche incerte e il tendenziale aumento dei tassi di interesse».

Se le misure contro il caro energia dovessero essere prorogate fino alla fine del prossimo anno «il costo complessivo sarebbe del 3,5% del Pil», pertanto il consiglio è di intervenire con misure sempre più mirate e selettive e finanziate «prioritariamente  ricorrendo a risparmi di spese o maggiori entrate».

Le osservazioni di Palazzo Koch, cui seguono quelle dell’Istat, del Cnel e – in serata – dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), arrivano all’inizio di una settimana cruciale per il cantiere della manovra, con mercoledì segnato in rosso sul calendario per l’incontro tra la premier Giorgia Meloni e i capigruppo della maggioranza per fare il punto sul provvedimento e la scadenza del termine per la presentazione degli emendamenti. Il livello di tensione è elevato, con le forze di opposizione e le parti sociali all’attacco – con M5s e Cgil in prima linea – e i partiti di maggioranza che tentano “l’assalto alla diligenza”. Le critiche di Bankitalia fanno particolarmente “rumore” quinidi e toccano corde già tese. «Le critiche di Bankitalia? Non mi sorprendono. Bankitalia è partecipata da banche private. La Bce, al contrario, ritiene che non si possa obbligare ad avere una moneta privata, perché riconosce solo le monete nazionali, dunque l’euro. Insomma parliamo di due visioni legittime, ma opposte», è il commento del sottosegretario per il programma Giovanbattista Fazzolari. Dopo qualche ora arriva la frenata, con fonti di Palazzo Chigi che assicurano: «Nessuna polemica o volontà di mettere in discussione l’autonomia della Banca d’Italia. Il sottosegretario Fazzolari ribadisce il pieno apprezzamento per l’operato di via Nazionale».

Intanto ripensamenti e modifiche mantengono aperto il cantiere della manovra: sul limite dei 60 euro per la stessa presidente del Consiglio inaugurando, domenica, la sua rubrica “I quaderni di Giorgia” aveva lasciato intendere che potrebbe anche scendere. Su questo punto è in corso anche un’interlocuzione con la Ue.

Balassone intanto sottolinea come «le norme in materia di pagamenti in contante e l’introduzione di misure che riducono gli oneri tributari per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione che anima il Pnrr e con l’esigenza di ridurre l’evasione fiscale». Il tetto al contante, sottolinea poi, rappresenta anche «un ostacolo alla criminalità». Di fronte agli oneri legati alle transazioni con il post contestati dagli esercenti, l’economista pone quelli legati alla sicurezza (furti, trasporto valori, assicurazione): «Nostre stime indicano che nel 2016 il costo del contante in percentuale all’importo della transazione, è superiore a quello delle carte di credito e di debito». Le critiche sul contante sono condivise dal Cnel, con il presidente Tiziano Treu che evidenzia come il rialzo del tetto al contante insieme ai condoni «non aiutano la lotta all’evasione fiscale».

Nel mirino Palazzo Koch mette anche la “tregua fiscale” che tra regolarizzazioni fiscali, rottamazione delle cartelle e altri interventi «determinerebbero nel 2023 una riduzione delle entrate per circa 1,1 miliardi».

Bankitalia interviene poi anche sul reddito di cittadinanza, cita le stime dell’Istat secondo cui in assenza di questa misura di sostegno nel 2020 ci sarebbero stati «un milione di individui poveri in più», e sottolinea che la riforma annunciata dal governo potrebbe intervenire sugli aspetti critici, legati soprattutto alle politiche attive per il lavoro: «Potrebbe essere un’occasione per risolvere questa ambiguità e rafforzare l’efficacia delle misure nel raggiungere le situazioni di bisogno», dice Balassone, avvertendo del rischio di «aumento dell’indigenza nelle aree dove il Rdc è più diffuso e il mercato del lavoro strutturalmente malfunzionante». Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat, stima intanto l’impatto della riforma che limita il sostegno ad 8 mesi nel prossimo anno e lo cancella dal 1° gennaio del 2024: «Sono 846mila gli individui che perderebbero la possibilità di percepire il reddito di cittadinanza dopo 8 mesi, con un’incidenza particolarmente elevata nelle regioni del Mezzogiorno il livello di formazione è per il 30% la scuola dell’obbligo». «Si tratta di 1 beneficiario su 5 – continua – Ma la loro incidenza è un terzo se si considerano i beneficiari tra i 18 e i 59 anni. La sottopopolazione soggetta alla riduzione comprende 1 terzo dei neet, soggetti tra i 18 e i 29 anni che non studiano né lavorano».

Su un altro fronte Bankitalia mette in guardia il governo, ovvero la riduzione dell’Iva sui prodotti per l’infanzia che, si rileva, «andrebbe a beneficio di tutti i consumatori di tali prodotti, destinando risorse pubbliche anche a nuclei che non versano in condizione di bisogno e aumentando le cosiddette spese fiscali previste nel nostro ordinamento».


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