Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti
6 minuti per la letturaROMA – Bollinata dalla Ragioneria generale dello Stato, firmata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la prima manovra del governo Meloni ha le carte in regola per l’approdo a Montecitorio dove è arrivata ieri sera e dove prenderà il via la sessione di bilancio e la corsa contro il tempo per convertirla in legge entro il 31 dicembre, scongiurando l’esercizio provvisorio. Il testo conta 174 articoli, 38 in più rispetto ai 136 dell’articolato licenziato dal Cdm più di una settimana fa. Il provvedimento è rimasto un cantiere aperto fino all’ultimo minuto utile. E tanto le forze di maggioranza quanto quelle di opposizione sono già al lavoro sulle proposte di modifica via emendamenti, per cui il termine di presentazione dovrebbe essere fissato per il 7 dicembre. Venerdì intanto dovrebbero prendere il via le audizioni – giorno in cui è atteso anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti – che proseguiranno lunedì.
Ieri mattina la premier Giorgia Meloni ha ricevuto a Palazzo Chigi il leader di Azione, Carlo Calenda. Nel pomeriggio il confronto con i capigruppo della maggioranza: obiettivo ridurre al minimo il numero degli emendamenti e l’ostruzionismo. Parlando con il Corriere della Sera, la presidente del Consiglio ha escluso la possibilità che la manovra venga «stravolta», indicando come garanzia sul fronte della maggioranza la presenza in Cdm del segretario della Lega e del coordinatore di Forza Italia: «Stravolgere la manovra significherebbe delegittimarli», ha sostenuto.
Le forze di governo dovranno contenere le richieste di modifica entro il limite di 400 milioni: tanto vale la dote a loro disposizione. «Porteremo migliorie, ma niente di stravolgente, perché il testo già risponde alle nostre richieste», le parole di Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera al termine del vertice. «Siamo leali, presenteremo emendamenti migliorativi», ha assicurato Licia Ronzulli, capogruppo di Forza Italia al Senato, rispondendo all’accusa di sabotaggio nei confronti della premier rivolte al partito da Calenda. Che a Meloni ha annunciato il no su un eventuale voto di fiducia, ma si è impegnato a non fare ostruzionismo parlamentare. Certo il suo appuntamento a Chigi con Giorgia Meloni è andato di traverso tanto ai partiti di maggioranza, quanto a quelli di opposizione, Pd in testa.
La premier ha usato i social per ribadire «la visione» che ha guidato la costruzione della legge di Bilancio: gli interventi, ha scritto, «incarnano una visione sociale, con una grossa attenzione al tessuto economico della nazione. Molti provvedimenti e risorse sono stati dedicati proprio alle realtà produttive, per ribadire un principio troppe volte messo in discussione in passato e su cui invece questo governo ha le idee ben chiare: non esiste welfare e non c’è Stato sociale se non c’è a monte chi genera ricchezza».
Intanto nella nuova versione del disegno di legge viene confermato sia l’aumento del tetto al contante da mille a 5mila euro, sia la soglia dei 60 euro al di sotto della quale non sarà più obbligatorio per i commercianti accettare pagamenti con carte e bancomat: sospese quindi le multe per gli esercenti che non usano il pos per questi importi. Una misura che ha acceso il dibattito. E che la Ue si riserva di valutare «sia nella portata che nel merito», come ha affermato la portavoce della Commissione Ue, Veerle Nuyts, che poi, quanto alla sull’eventualità che la norma sia in contraddizione con gli impegni contro l’evasione presi dall’Italia sul Pnrr, ha osservato che «come commento generale gli Stati membri dovrebbero attuare il loro Pnrr approvato dal Consiglio, secondo scadenze chiare», come gli impegni presi dall’Italia sulla lotta all’evasione. Un tema quest’ultimo affrontato anche dal presidente Mattarella nel corso della visita di Stato in Svizzera, che ha esortato alla cautela su definizioni come “Italia ‘maglia nera’ in Europa sull’evasione. Il capo presidente ha poi sostenuto che si tratta di «un problema grave per molti Paese ed è importante per l’Italia, ma è già stato fatto molto e nel Pnrr è un tema sottolineato con molta concretezza, è già stato definito con l’Ue e non vi sono segnali che venga cambiato».
Intanto una novità nella legge di Bilancio è il capitolo sulla cybersecurity che istituisce due fondi nello stato di previsione del Mef per rafforzare la strategia nazionale. Per gli investimenti volti all’autonomia tecnologica e all’innalzamento dei livelli di cybersicurezza dei sistemi informativi, ci sono 70 milioni per il 2023, 90 per il 2024, 110 per il 2025 e 150 dal 2025 al 2037. Per la gestione della cybersecurity sono in campo 10 milioni per il 2023, 50 per il 2024 e 70 a decorrere dal 2025. Nuova anche la sezione II relativa all’approvazione degli stati di previsione dei ministeri. Tra queste misure, un articolo dal titolo “Disposizioni diverse” consente al ministero dell’Economia di riallocare i fondi fra i diversi programmi degli stati di previsione e al Ragioniere dello Stato di provvedere alla riassegnazione.
Vengono invece cancellate due misure: un articolo relativo alle semplificazioni delle procedure di adozione dei fabbisogni standard ed un secondo relativo alla fondazione Enea Tech biomedical. La premier ha ricevuto il ringraziamento del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, per l’ok in manovra alla spesa per i lavori della Metro C fino alla Farnesina: 2,2 miliardi spalmati in un arco che va dal 2023 al 2032.
Il testo definitivo conferma l’impianto del provvedimento da 35 miliardi, di cui 21 – finanziati in deficit – destinati a fronteggiare il caro energia fino a marzo. Obiettivo affidato, tra le altre cose, alla cancellazione degli oneri impropri delle bollette elettriche, al rafforzamento del bonus sociale – con l’innalzamento della soglia Isee da 12 a 15mila euro – e al potenziamento del credito d’imposta per le imprese. Si interviene per appesantire le buste paga erose dall’inflazione spinta dalla corsa del gas finanziando con oltre 4 miliardi il taglio di 2 punti del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro, fino a 3 per quelli fino a 20mila.
Per sostenere le famiglie l’Iva scende dal 10 al 5% per i prodotti per l’infanzia e per l’igiene intima femminile. Viene inoltre istituito un fondo di 500 milioni di euro per la “Carta risparmio spesa” per redditi fino a 15mila. Sul fronte dell’occupazione si conferma lo stop al reddito di cittadinanza dal 2024 e per gli otto mesi in cui resterà in vigore nel 2023 lo si rende cumulabile con i lavori saltuari. C’è l’azzeramento della contribuzione per chi assume under 36, donne e percettori di Rdc. E ci sono i voucher fino a 10mila euro nel settore agricolo, Horeca e i lavori domestici.
Si conferma l’innalzamento della soglia della flat tax da 65mila a 85mila per gli autonomi che avranno anche una flat tax per incrementi di reddito fino a 40mila euro. Per quanto riguarda la previdenza si passa a Quota 103, con 41 anni di contributi e 62 anni d’età. Ma c’è un ‘tetto’ che, fino al raggiungimento dell’età pensionabile, non può superare cinque volte le pensioni minime. Si proroga di un anno “Opzione donna” ma solo per tre categorie: caregiver, invalide almeno al 74%, dipendenti di imprese in crisi. A questo si aggiunge l’innalzamento dell’età d’uscita da 58 a 60 anni: calerà in base al numero dei figli di un anno per ogni figlio, fino al massimo di due. Viene confermato il “contributo di solidarietà” – la tassa sugli extra-profitti – a carico delle imprese energetiche che si fissa applicando un’aliquota pari al 50% sul reddito 2022 che eccede per almeno il 10% la media dei redditi 2018-21. Sarà valido solo per il 2023 e interessa 7mila aziende.
Sul fronte Mezzogiorno, ci sono i 3 miliardi per la Statale 106 Jonica, la riattivazione della Società Stretto di Messina con l’obiettivo di riavviare il “cantiere” del ponte sullo Stretto di Messina e l’istituzione di una cabina di regia per la definizione dei Livelli essenziali delle prestazione, “essenziali” ai fini della garanzia dei diritti di cittadinanza sull’intero territorio nazionale.
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