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Il ministro Giancarlo Giorgetti durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri

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Con l’approvazione ieri in Cdm della Nadef e della Relazione sull’aggiustamento di bilancio prende ufficialmente il via il cantiere per la costruzione della legge di Bilancio che parte da 23 miliardi, tutti destinati al a contrastare il caro energia, e si delineano gli spazi di manovra anche per il nuovo pacchetto di aiuti per fronteggiare il caro bollette e il carovita.

Sul fronte della diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas, via libera anche il provvedimento sulle trivelle – che passerà attraverso un emendamento al dl Aiuti Ter – per aumentare l’estrazione di metano dai giacimenti nazionali, da destinare a prezzi calmierati alle imprese energivore. Mentre guarda allo sviluppo del Mezzogiorno l’istituzione del Comitato strategico per il Sud.

Si rinvia alla prossima settimana l’approdo in Cdm del decreto quater in attesa dell’ok delle Camere – il voto è in programma per il 10 novembre – alla Relazione votata ieri, che consente al governo di utilizzare i circa 9,5 miliardi di “spazio fiscale” lasciato da Draghi, frutto dell’extragettito Iva e del buon andamento dei conti. Risorse che serviranno a prorogare le misure già messe in campo dal precedente esecutivo, in primis il credito d’imposta per le imprese e del taglio delle accise sui carburanti in scadenza il 18 ottobre. Per questo “capitolo” il governo ha ha disposizione 9,5 miliardi. Un intervento più pesante è affidato alla manovra che al “soccorso” alle famiglie e alle imprese messe in ginocchio dal caro energia e dall’impennata dell’inflazione scatenate dalla guerra in Ucraina.

Intanto nella Nadef aggiornata con l’inserimento del quadro programmatico – il governo Draghi si era limitato a definire quello tendenziale – si conferma un Pil al +0,6% nel 2023, procedendo quindi nel segno della cautela anche dopo il + 0,5%, superiore alle attese, registrato nel terzo trimestre. Mentre per quest’anno la crescita viene rivista al rialzo al 3,7% rispetto al 3,3% tendenziale. Il rapporto deficit/Pil programmatico per il 2022 è fissato al 5,6%, a fronte di una stima tendenziale al 5,1%. Per il 2023 scenderà al 4,5%, per poi attestarsi al 3,7% nel 2024 e al 3% nel 2025.

La parola d’ordine sembra essere “prudenza”: l’evoluzione del quadro economico, con la folle corsa dell’inflazione e una guerra in corso, consiglia cautela. Le bollette sono la priorità. L’innalzamento dell’asticella dell’indebitamento al 4,5% per il 2023, consente di liberare risorse per 23 miliardi tutti destinati proprio a calmierare le bollette. «Di fatto individuiamo risorse per oltre 30 miliardi di euro fino al 2023 per affrontare la questione energetica», ha detto la premier Giorgia Meloni durante la conferenza stampa post Cdm, sommando quindi ai 23 miliardi i 9,5 in campo per gli aiuti per l’ultima tranche del 2022.

C’è la «necessità di dare immediate e concrete risposte» in Europa sul tetto al prezzo del gas, ha aggiunto, auspicando che il Consiglio europeo del 24 novembre porti a passi concreti. «Il prezzo sta scendendo, anche per effetto della presa in carico della Ue di questa materia. Questo ha portato la speculazione a scendere, ma non durerà molto, se non si riusciranno a dare segnali seri e concreti in questo senso. Noi intanto ci dobbiamo mettere in sicurezza».

Intanto per la manovra atre risorse potrebbero arrivare dal ridimensionamento del Reddito di cittadinanza (tra gli 800mila euro e un miliardo) e del Superbonus che passerebbe dal 110% al 90% per i condomini, ma la detrazione verrebbe ripristinata anche per le villette a patto che siano usate come prima casa e con una soglia di reddito, calcolata in base al quoziente familiare. Dall’aggiustamento della norma sugli extra profitti poi il governo conta di recuperare le risorse che ancora mancano all’appello, dal momento che finora in cassa sono arrivati appena 2,5 miliardi sui 10 stimati dal Mef di Daniele Franco.

Nell’ambito della riorganizzazione dei ministeri approvata ieri dal Cdm, Rrà affidato al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano il ruolo di autorità delegata ai servizi di informazione per la sicurezza. I ministeri sono chiamati ad una stretta sulle spese. I risparmi dovranno essere 800 milioni di euro per il 2023, 1.200 milioni per il 2024 e 1.500 milioni dal 2025.

La riorganizzazione dei ministeri prevista dal dl ieri in Cdm – che prevede anche l’affidamento al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano della delega ai servizi d’informazione per la sicurezza – registra anche l’atto di nascita, presso la presidenza del Consiglio dei ministri, del “Comitato strategico per il Sud” che dovrà mettere a punto un piano strategico pluriennale per il Mezzogiorno – aggiornato annualmente – e che si pone come riferimento per tutti i documenti di programmazione, e simili, relativi allo sviluppo del territorio. Il Comitato sarà presieduto dal presidente del Consiglio dei ministri o dal ministro le politiche del Sud, e ne fanno parte l’Autorità delegata per le politiche le politiche di coesione, i ministri dell’Economia, dell’Agricoltura, delle Imprese e del made in Italy, delle Infrastrutture, della Cultura e del Turismo e quelli competenti per la materia all’ordine del giorno.

Stesso principio regola la partecipazione del presidente della Conferenza delle Regioni, o di una Regione, dell’Upi o dell’Anci. La riorganizzazione dei ministeri si porta dietro anche una stretta sulle spese: il prossimo anno il giro di vite dovrà portare i risparmi a quota 800 milioni, 1.200 milioni nel 2024 e 1.500 milioni nel 2025. Il Consiglio dei ministri ha anche approvato la proroga delle misure per il servizio sanitario della regione Calabria e per la partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo Nato.


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