Il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro dell'Economia Daniele Franco
4 minuti per la letturaUna stretta anti-furbetti sul reddito di cittadinanza anche se per il 2022 lo stanziamento salirà di un miliardo, nuovi meccanismi per l’uscita anticipata per le pensioni, passando a Quota 102 e poi a 104; riduzione delle tasse che potrebbe concentrarsi però sull’Irpef, con una cifra intorno agli 8,8 miliardi, senza cancellare l’Irap, Superbonus prorogato al 2023 ma solo per i condomini.
Sono alcune dei punti del Documento programmatico di bilancio (Dpb) da 23 miliardi (1,2% del Pil) approvato all’unanimità dal consiglio dei ministri. Ora sarà inviato a Bruxelles. Il dato politico che emerge è quello di un successo di M5s che sono riusciti a ottenere un altro miliardo per il Reddito di Cittadinanza anche se la riforma è in arrivo per agevolare l’inserimento al lavoro. La Lega, invece, ha dovuto cedere sulle pensioni. Quota 100 non verrà prorogata.
CUNEO FISCALE
Punto fermo e priorità trasversale per i partiti di maggioranza. Le prime indicazioni parlano di 8,8 miliardi di euro La misura si concentrerà sull’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, senza intaccare l’Irap (imposta regionale su attività produttive). Sul taglio delle bollette energetiche, invece, il fondo a disposizione arriverà un miliardo di euro.
PENSIONI
Bisogna evitare il ritorno improvviso allo scalone della legge Fornero con l’uscita dal lavoro a 67 anni. La strada più quotata è quella che prevede una fase transitoria nel 2022 con Quota 102: 64 anni di età e 38 di contributi versati, a fronte di Quota 100 che di anni ne chiedeva 62. Dal 2023 si passerà a Quota 104 portando a 66 anni il minimo per lasciare l’attività. Chiusa anche questa finestra si dovrebbe tornare alle regole della Legge Fornero che fissa il limite minimo a 67 anni.
Non è stata abbandonata l’idea di ampliare a nuove categorie lavorative l’Ape sociale. Hanno accesso a questa misura: coloro che hanno l’invalidità civile pari o superiore al 74% e 30 anni di contribuzione, oppure i dipendenti con 36 anni di contribuzione e che hanno svolto professioni usuranti. In ultimo, sono da discutere ed eventualmente approvare: l’adeguamento all’inflazione degli assegni pensionistici attivi in questo momento, l’ampliamento del contratto di espansione per i lavoratori a non più di 5 anni dal conseguimento del diritto alla pensione, e il prolungamento dell’opzione donna. Quest’ultima è l’opzione di uscita anticipata per lavoratrici autonome e subordinate che entro l’anno solare abbiano maturato un’anzianità contributiva di almeno 35 anni e un’età anagrafica minima di 58 anni se lavoratrici dipendenti, di 59 anni se lavoratrici autonome.
PATERNITÀ A 10 GIORNI
Dal 2022, diventerà strutturale il congedo parentale obbligatorio di 10 giorni per i padri. Questa misura è già in essere, in quanto era stata attivata per l’anno 2021 dalla legge di Bilancio varata lo scorso 20 dicembre 2020, e ora è prevista la conferma. Nella legge di riferimento, qualora venisse ripresa, c’è anche la possibilità di usufruire del congedo paternità nel caso di morte perinatale del figlio o figlia.
TAMPON TAX
Sarà abbassata l’Iva su assorbenti, tamponi e coppette mestruali e portarla dal 22% (aliquota applicata sui beni di lusso) al 4%
REDDITO DI CITTADINANZA
La battaglia non è tanto sui 200 milioni in più stanziati per quest’anno, che porteranno, a causa della crisi pandemica, il conto a livelli superiori al passato (quasi 9 miliardi), quanto su quelli che serviranno in futuro. L’aiuto contro la povertà – in media 546 euro al mese a famiglia – finora non ha funzionato nella parte di avviamento al lavoro: pochi hanno trovato un’occupazione. Solo un terzo dei beneficiari è ritenuto in grado di poter lavorare (la maggior parte non può per motivi di salute o altre gravi condizioni) e, di questi, appena uno su cinque ha avuto un contratto per più di tre mesi. Migliorare questo aspetto permetterebbe di spendere meno: più persone con un posto vorrebbe dire meno assistiti. Ecco perché allo studio del governo ci sarebbe una stretta, non solo con più controlli per evitare abusi, ma anche con tagli al sussidio per chi non seguirà i corsi di formazione o per chi rifiuterà anche una sola offerta di lavoro (ora se ne possono respingere fino a due). Contemporaneamente bisognerà potenziare le politiche attive, cioè tutti quei servizi (centri per l’impiego e navigator) affinché chi riceve il reddito di cittadinanza impari un mestiere o ne trovi uno adatto alle sue capacità. Un’impresa non certo semplice. L’operazione potrebbe essere finanziata con una parte dei 4,4 miliardi del Recovery Fund destinati agli incentivi all’occupazione, nell’ambito del vasto piano pluriennale che riguarderà anche cassintegrati e chi ha perso il posto.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA
ALLA REDAZIONE
Segnalo che il mio commento, dopo una modifica, è in attesa di approvazione.
@Nino Sunseri
E’ una BUFALA ormai mondiale, che contrasto (da solo) da oltre un lustro, da ultimo anche con un saggio. Da circa un anno, ho incluso Il Quotidiano del Sud tra i destinatari delle mie periodiche lettere “circolari”.
PENSIONAMENTO DI VECCHIAIA
L’età di pensionamento di vecchiaia a 67 anni è stata decisa dalla Riforma delle pensioni Sacconi: tramite la cosiddetta “finestra” di 12 mesi o di 18 per gli autonomi (inclusi 4 mesi in media che erano già stati decisi dalla Riforma delle pensioni Damiano, L. 247/2007), introdotta dalla L. 122/2010, art. 12, commi da 1 a 6, modificata dalla L. 148/2011, art. 1, comma 21, per l’estensione al comparto della scuola e dell’università; e 12 mesi tramite l’adeguamento alla speranza di vita, introdotto dalla L. 102/2009, art. 22-ter, comma 2, modificata sostanzialmente dalla L. 122/2010, art. 12, commi da 12-bis a 12-quinquies, modificata per la decorrenza dal 2013 (quando è effettivamente decorsa) dalla L. 111/2011, art. 18, comma 4.
La Riforma Sacconi ha anche deciso, quasi senza gradualità, l’allineamento ai dipendenti pubblici maschi dell’età di pensionamento di vecchiaia da 60 a 65 anni delle dipendenti pubbliche (L. 102/2009, art. 22-ter, comma 1, modificata dalla L. 122/2010, art. 12, comma 12-sexies). Più “finestra” di 12 mesi e adeguamento alla speranza di vita (12 mesi al 2019).
Evidenzio anche che la Riforma Fornero:
– non ha quasi toccato la pensione di vecchiaia, se non per l’accelerazione dell’allineamento graduale a 65 anni entro il 2018 delle donne del settore privato (dipendenti e autonome) e per la riduzione di 6 mesi (da 18 a 12 mesi) della “finestra” per gli autonomi, allineandoli a tutti gli altri (L. 214/2011, art. 24, comma 6); e
– con il comma 5 della L. 214/2011, art. 24, ha opportunamente abolito la “finestra” di 12 o 18 mesi e contestualmente (rispettivamente con il comma 6, lettere c e d, e con il comma 10) ha aumentato l’età base di vecchiaia e di anzianità (ora denominata “anticipata”) di 1 anno (rispettivamente da 65 a 66 e da 40 a 41), ma solo formalmente e senza evidenziarne il legame, così da un lato si è intestata entrambe le misure e dall’altro ha indotto in errore tutti, inclusi – strano ma vero – i docenti di Lavoro e Previdenza.
PENSIONAMENTO ANTICIPATO
Anche per il pensionamento anticipato (ex anzianità), dell’aumento da 40 a 42 anni e 10 mesi per gli uomini (un anno in meno per le donne), 1 anno e 3 mesi sono di Sacconi e 1 anno e 7 mesi sono di Fornero (o soltanto 7 mesi per le donne), oltre alla riduzione di 6 mesi per gli autonomi, allineandoli a tutti gli altri.
RISPARMIO DALLE RIFORME DELLE PENSIONI
La stima di RGS attribuisce alla Riforma Fornero soltanto “circa 21 punti percentuali di PIL” [350 miliardi, poi scesi a 280 dopo i successivi provvedimenti di legge]” dei 60 complessivi stimati da RGS al 2060 (1.000 mld) dalle quattro riforme dal 2004 (Maroni, Damiano, SACCONI e Fornero).
E poiché la misura più importante di Maroni, lo “scalone”, fu abolita da Damiano prima che andasse in vigore e le Quote di Damiano sono state abolite da Fornero e comunque avevano determinato un risparmio negativo, ne deriva necessariamente che o il calcolo di RGS è sbagliato o la grandissima parte del residuo risparmio (700 mld) è ascrivibile alla severissima Riforma SACCONI, che né RGS né nessun altro cita mai! Tertium non datur.
CONCLUSIONE
Mi aspetto che d’ora in poi Lei scriverà che con l’abolizione di Quota100 si tornerà allo scalone SACCONI.
PS: Questa è la mia ultima lettera “circolare”, trasmessa p.c. anche a Il Quotidiano del Sud:
Lettera n. 4 alla Ragioneria Generale dello Stato sulla sua BUFALA (almeno) semestrale sulla Riforma delle pensioni Fornero
https://vincesko.blogspot.com/2021/10/lettera-n-4-alla-ragioneria-generale.html