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Il ministro per la Transizione digitale, Vittorio Colao

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SCOSTAMENTO di bilancio, Def e Recovery plan: la prossima settimana si annuncia cruciale per il governo Draghi. Il Mef sta lavorando al Documento di economia e finanza, che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri mercoledì insieme alla richiesta di un nuovo scostamento di bilancio destinato a coprire gli interventi a sostegno delle categorie danneggiate dalle restrizioni anti Covid e allentare la tensione sociale che attraversa il Paese. Il nuovo extra deficit dovrebbe attestarsi tra i 35 e i 40 miliardi e avrà un’incidenza pluriennale. Servirà a ristorare le imprese con un fondo perduto con una dote maggiore rispetto agli 11 miliardi dell’ultimo decreto Sostegni. E prevedrà anche misure a copertura dei costi fissi sostenuti dalle aziende e dalle partite Iva, e la Cig per la sanità.

Nel pacchetto dovrebbero poi rientrare interventi a sostegno della liquidità e misure più selettive sul fronte fiscale. L’obiettivo è arrivare al via libera al nuovo decreto intorno al 24 aprile. Nel frattempo il governo stringe i tempi sul Recovery plan e cerca di far quadrare i conti dal momento che le richieste dei ministri superano di circa 40 miliardi il plafond disponibile. Richieste di maggiori risorse per centrare gli obiettivi fissati nelle diverse missioni sarebbero arrivate, in particolare, dai ministri per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e per la Transizione digitale, Vittorio Colao, che riterrebbe insufficienti i fondi per la banda ultra larga. Ma si spinge anche per aumentare i fondi per la sanità.

Tra gli obiettivi strategici resta confermato il 40% delle risorse per il Mezzogiorno, quota da raggiungere senza l’apporto del Fondo di sviluppo e coesione. Intanto Confindustria “vede” l’avvio della ripresa italiana, anche se solo alla fine del 2022, si ritiene, il Paese avrà comparato la voragine economica aperta dalla pandemia.

Molti Paesi europei recupereranno prima, la Germania già alla fine del 2021. Confindustria traccia un bilancio dell’annus horribilis del Covid e le sue previsioni nel rapporto “Liberare il potenziale italiano. Riforme, imprese e lavoro per un rilancio sostenibile”, presentato ieri dal presidente Carlo Bonomi. L’Italia è in recupero, ma l’esito è ancora incerto: le stime danno il Pil in salita nella seconda metà dell’anno fino a segnare +4,1% nel 2021, +4,2% nel 2022. Dati che inglobano già il contributo delle risorse europee: secondo una simulazione del Centro studi di Confindustria, senza il Next Generation Eu il recupero del Pil sarebbe minore di 0,7% nel 2021 e di 0,6% nel 2022. Nel frattempo le esportazioni, dopo la rovinosa caduta del 2020 (-13,8%), risaliranno dell’11,4% già quest’anno, del 6,8% nel 2022. In crescita anche gli investimenti: dopo il crollo del 9,1% registrato nel 2020, quest’anno dovrebbero segnare +9,2%, grazie soprattutto alla componente pubblica, mentre quelli privati sono frenati dalla debito “emergenziale” delle imprese.

La manifattura, sottolinea Confindustria, ha retto alla seconda ondata di contagi e sta trainando la tenuta economica del Paese. Mentre sul capitolo “lavoro” la crisi si fa ancora sentire: il numero di persone occupate è dato ancora in calo (-1,7%), il recupero è rinviato al 2022, quando dovrebbe registrare un +1,4%, pari a +313mila unità. Quattro, secondo Bonomi, le incognite che pesano sulla ripresa: «la rapidità del piano vaccinale, l’implementazione efficace e rapida del Next Generation Eu e alcune cruciali scelte di politica finanziaria, quali l’allungamento dei prestiti bancari alle imprese e la riconsiderazione dei criteri di sostenibilità. Tutte queste cose dipendono da decisioni europee e possano rilanciare consumi, turismo e investimenti pubblici e privati».

In particolare sul turismo ha invocato la massima attenzione sul fronte della politica economica per assicurarne la tenuta e il rilancio. Le stime di Confindustria sono in linea con quella della Commissione europea ha detto il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, secondo il quale è non è ancora il momento per tornare «alla normalità delle nostre regole bilancio». «Gli aiuti dovranno essere man mano selettivi – ha affermato – Le politiche economiche devono rimanere di sostegno nel 20221-22, è probabile che lo stop al Patto di stabilità prosegua anche nel 2022».

«L’altra grande sfida – ha aggiunto – è fare buon uso dei fondi di Next Generation Eu» e la prima condizione per farlo è ratificarlo in fretta. Non è il caso dell’Italia, ha sottolineato, che è stata tra i primi a farlo e che «si sta impegnando molto per accelerare la presentazione del piano».


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