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Palazzo Chigi

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Vale 10 miliardi la “rete” di protezione e sostegno che il governo ha messo in campo per far fronte alle ricadute economiche della seconda ondata della pandemia e “seguire” il passaggio delle regioni a una fascia di rischio più alta, garantendo un indennizzo alle categorie colpite dalle chiusure disposte in base al Dpcm del 3 novembre. Il Consiglio dei ministri conclusosi venerdì a notte fonda ha varato il decreto Ristori Ter con una dote di 1,95 miliardi e uno scostamento di bilancio da 8 miliardi che andrà a finanziare un quarto decreto necessario per estendere la rete fino alla fine dell’anno con ulteriori misure di sostegno.

Una nuova richiesta di extra deficit verrà poi avanzata al Parlamento all’inizio del prossimo anno – l’importo dovrebbe aggirarsi intorno ai 20 miliardi – per nuovi interventi contenuti in un altro provvedimento e, confidando nel vaccino, preparare il post Covid.

Il decreto Ter mette in campo oltre 1,45 miliardi per rifinanziare il fondo previsto dal Ristori Bis per i contributi a fondo perduto, includendo nella lista dei codice Ateco destinatari dell’indennizzo raddoppiato (del 200%) in zona rossa anche i negozi di calzature. «La dotazione complessiva sale in questo modo a 1,84 miliardi che – ha spiegato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, – serviranno a erogare i contributi a fondo perduto, ma anche per altre misure previste dai precedenti decreti ristori tra cui il credito di imposta sugli affitti commerciali, il congedo parentale e il bonus baby sitter». Il dl prevede, poi, un fondo da 400 milioni per i Comuni perché possano provvedere alla distribuzione di buoni spesa e generi di prima necessità, e 100 milioni per l’acquisto di farmaci anti Covid.

Il Ristori Quater, che il governo intende varare subito dopo l’ok del Parlamento allo scostamento da 8 miliardi, conterrà, come ha confermato il ministro, il rinvio delle nuove scadenze tributarie per i settori più colpiti dall’emergenza. Il provvedimento potrebbe pesare sulle casse dello Stato fino a 5 miliardi in termini di mancati introiti, ai quali si aggiungerebbe un altro miliardo per la proroga dei pagamenti legati alla rottamazione delle cartelle e il saldo e stralcio.

Il rinvio, in particolare, dovrebbe riguardare gli acconti Irpef, Irap e Ires di fine novembre a carico delle imprese fino a 50 milioni di fatturato, con perdite di almeno il 33%. Il calcolo delle perdite dovrebbe essere basato sul confronto fra il primo semestre 2020 e lo stesso periodo del 2019. Per quanto riguarda le scadenze di dicembre, dovrebbero essere prorogate le rate della rottamazione ter e del saldo e stralcio, mentre sarebbe in arrivo lo stop ai contributi previdenziali e alle ritenute fiscali dei dipendenti di metà dicembre e l’acconto Iva del 27 dicembre.

Il voto sullo scostamento – previsto il 25 alla Camera e il 26 al Senato – sarà l’occasione per ufficializzare il riavvicinamento tra la Lega e Forza Italia dopo le tensioni degli ultimi giorni. Ieri, nel corso di una “cordiale” telefonata, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini avrebbero concordato una posizione comune sui provvedimenti economici, scostamento di bilancio compreso.


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