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Come ogni anno le relazioni tenute alla inaugurazione dell’anno giudiziario nella Corte di cassazione e nelle Corti d’appello invitano a riflettere sull’andamento della giustizia, sottolineano l’esigenza di renderne efficiente il funzionamento, prospettano alcuni dei possibili interventi, nessuno dei quali pretende di essere risolutivo; né potrebbe essere diversamente. Si prende atto, piuttosto, dei segnali di miglioramento che tuttavia non ci avvicinano all’andamento dei migliori Paesi europei, né agli obiettivi di ragionevole durata dei processi richiesta dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e che la costituzione impone di assicurare.
La diminuzione del numero dei procedimenti civili complessivamente pendenti negli ultimi cinque anni, passati da 4.548.834 a 3.480.186, e la riduzione del numero di nuovi procedimenti iscritti nei ruoli dei Tribunali, rimanendo sostanzialmente stazionario il numero dei nuovi procedimenti dinanzi ai Giudici di pace ed alle Corti c’appello, offrono un segnale positivo, che tuttavia è bilanciato dal permanere di quello negativo della lunga durata media dei procedimenti, particolarmente nelle Corti d’appello con 646 giorni, che rimangono gli uffici giudiziari maggiormente in sofferenza, nei Tribunali con 354 giorni, e dinanzi a Giudici di pace con 308 giorni. I dati medi nazionali, nella loro inevitabile sintesi, non manifestano le differenze per materie e procedimenti trattati né le rilevanti diversità che si riscontrano tra uffici giudiziari e nelle diverse aree del Nord, del Centro e del Sud, con squilibri che sono spesso determinati dal maggiore o minore indice di litigiosità e dalla carenza di risorse investite, mentre è comunque da assicurare un adeguato livello di servizio, essenziale a tutte le aree territoriali.
Rimane sullo sfondo la necessità di un intervento organico e complessivo, che riguardi i molti elementi dai quali dipende la funzionalità e l’efficienza del servizio giudiziario; intervento che richiederebbe una analisi molto più ampia e approfondita delle intuizioni non sempre esatte, che solitamente sono alla base di interventi settoriali e parziali, prospettati come urgenti. Questi ultimi sono il più delle volte orientati a riformare le regole che disciplinano il processo, nella eccessiva fiducia che la loro modifica determini per ciò solo una accelerazione del giudizio, che invece il più delle volte è condizionata dalla capacità di smaltimento, dalla organizzazione degli uffici e della efficienza nella gestione di ogni tipo e singolo processo.
Non mancano sollecitazioni ad attribuire il necessario rilievo agli aspetti organizzativi, né l’avvio di ricerche che contribuiscono a impostare un metodo di analisi dei dati, sulla base di rilevazioni esistenti e spesso poco o per nulla utilizzate per le opportune elaborazioni. In proposito si possono ricordare, per oggetto e metodo, la ricerca svolta nel 2005 dalla Università di Roma Tor Vergata sulla domanda, offerta e organizzazione delle cause civili, curata tra gli altri da Giovanni Tria e Luigi Paganetto; il rapporto del 2007 della Commissione ministeriale di studio per interventi organizzativi che razionalizzino l’esercizio della giurisdizione e conferiscano efficienza al sistema; la ricerca del 2009 sui divari territoriali nella giustizia civile, curata da Carmignani e Giacomelli, nell’ambito del Servizio Studi della Banca d’Italia. Né mancano contributi e analisi di altri centri di ricerca o di organizzazioni di categorie produttive, che sottolineano l’incidenza della giustizia nell’andamento dell’economia.
È diffusa la convinzione che la efficienza del servizio giustizia determinerebbe un incremento del prodotto interno lordo stimato attorno all’uno per cento, contribuendo non poco a stimolare investimenti e crescita, oltre che ad assicurare la tempestiva realizzazione dei diritti in caso di controversia. Tutto questo attribuisce maggior rilievo alla opportunità di non lasciarsi assorbire da controversie ideologiche e posizioni politiche di bandiera, mentre è necessario predisporre ed attuare un piano organico di interventi organizzativi che riconducano a efficienza il sistema.
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