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La gente tende a pensare che sia più o meno la solita storia. Ricacciata nelle pagine interne dei giornali da eventi che attirano di più l’attenzione del più l’attenzione del pubblico (l’acqua alta a Venezia, la sentenza sul caso Cucchi, Salvini a Bologna), la mega riunione di maggioranza indetta dal premier Conte non è sembrata partorire nulla di nuovo. Tutti insieme, ma ciascuno per dire che non aveva intenzione di desistere dalla recita della sua parte in commedia.
Alcune affermazioni sono semplici banalità: si deve far passare la legge di bilancio entro il 31 dicembre e i saldi devono essere invariati. Non occorreva una riunione tanto affollata per ricordarlo, bastava un tweet.
TRA SCILLA E CARIDDI
Anche la richiesta, quasi l’invocazione a ritrovare una certa compattezza nella battaglia parlamentare non andava oltre le solite frasi di rito: sul come ritrovare quello spirito di azione comune (che peraltro non è mai esistito) nessuno ha veramente un’idea qualunque.
Ci si muove come sempre fra Scilla e Cariddi. Nessuno può dire che quel che si è stabilito nel Consiglio dei Ministri sia vincolante e dunque bisogna ribadire che si è aperti ad apporti da parte del dibattito parlamentare, ovviamente senza prevedere nuova spesa. Nessuno però ha il coraggio di ammettere che affidarsi ad un dibattito alle Camere significa correre un rischio mortale, soprattutto perché se si devono escludere nuove spese si devono di conseguenza tagliare i soldi dati a qualcuno per girarli a qualcun altro.
Anche il giochetto di far saltar fuori i soldi che mancano da qualche ipotetico taglio alle spese correnti, tanto si sa che poi non se ne farà nulla, è reso impossibile dal controllo che a Bruxelles eserciteranno sui nostri conti. Va bene che con tutte le difficoltà della commissione von der Leyen che non riesce a decollare c’è una certa disponibilità a chiudere anche due occhi, ma pretendere che chiudano anche le orecchie sarebbe chiedere troppo.
MERCATI INQUIETI
Del resto poi ci sono i mercati. Qualche giorno fa il ministro Gualtieri ricordava che si erano trovate risorse dal calo dello spread che ci faceva risparmiare sugli interessi per il debito. Beh, adesso lo spread è tornato a salire, ha raggiunto anche quota 178 che è già una soglia di allarme, sicché su quei risparmi sarebbe meglio andarci cauti.
Insomma non c’è pace per il governo Conte 2. I partiti continuano ad andare in ordine sparso e lo sport dello sparare sul quartiere generale non conosce ripensamenti.
5STELLE IN CRISI
I Cinque Stelle sono lontani dall’aver avviato a soluzione la loro crisi interna, anzi sembrano sempre più nella palude: non riescono a ridimensionare Di Maio, né lui riesce a venire a capo della leadership dei suoi parlamentari. E’un bel problema perché stiamo parlando del partito di maggioranza relativa. Renzi si prepara a lanciare il suo manifesto politico-economico, pur essendo consapevole che è un esercizio inutile: proprio facendolo in questo contesto di sfida lo rende inaccettabile agli altri partiti anche se ipoteticamente questi trovassero convincenti almeno alcune delle sue idee.
Il PD deve concentrarsi sulla ricostruzione di una sua qualche identità. Adesso gode del successo della piazza di Bologna mobilitata contro Salvini, dimentico del famoso avvertimento di Nenni: piazze piene, urne vuote. Certo il leader socialista parlava dei comizi di altri tempi, ma l’osservazione vale anche oggi perché non è detto né che chi si contrappone a Salvini poi voti PD, né che quelle masse pur imponenti siano abbastanza per recuperare masse di elettori molto, ma molto più vaste.
MANCA LA SCINTILLA
Insomma Conte non ha ancora trovato come far scoccare una scintilla che riaccenda la sua maggioranza. Di tempo non ne ha molto, perché fintanto che siamo in sessione di bilancio dispone di qualche forzatura esterna, ma dopo non si sa. E dopo ci sono molte cose in agguato: la riforma delle legge elettorale, quella del sistema giudiziario, per non dire delle due questioni emerse in questi ultimi tempi e che non si chiuderanno certo a breve, cioè l’Ilva e la sistemazione dei danni a Venezia. Più quel che altro può succedere in questi tempi in cui anche l’ordinaria amministrazione scivola facilmente nello straordinario.
Da gennaio inizia un periodo favorevole per provare a far saltare questo governo. Bisogna tenerne conto.
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