Luigi Di Maio
3 minuti per la letturaQuale alleato scegliere, continuare sulla vecchia strada con la Lega di Salvini oppure cavalcare l’onda con il Pd. Luigi Di Maio è arrivato a un bivio. Deve scegliere l’alleato, qualcosa che deve durare nel tempo, come ha suggerito il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il nuovo atto non può essere un papocchio. Ma il capo dei 5stelle non si fida delle offerte di Matteo Salvini. Ritiene che possano costituire un diversivo per far saltare il dialogo con il Pd. E così tutti restano fermi, immobili nelle loro posizione. Quel che è certo è che martedì il premier Giuseppe Conte porrà la questione di fiducia sulle sue comunicazioni alle Camere.
TRATTATIVE CONTINUE
Malgrado il vuoto creato dalle ferie ferragostane, le trattative continuano sotto traccia. E non è detto che sia stata fatta maggiore chiarezza rispetto ai giorni prossimi all’apertura della crisi. E’ lunga l’attesa del Pd che ha deciso di non compiere mosse avendo individuato in Di Maio un perfetto interprete della politica del rinvio. Per alzare il prezzo della poltrona. La scelta di un certo sincronismo tra Zingaretti, Matteo Renzi è di non rendere più dichiarazioni. Affinché la situazione non decanti. E Di Maio possa fare le scelte più opportune, come se dovesse riscrivere l’sccordo di governo. Ma altrettanto tempo serve a Matteo Salvini per fare invertire la direzione della crisi. Un tentativo giudicato destinato al fallimento.
SITUAZIONE CAOTICA
La situazione è comunque è caotica, nonostante i segnali. Conte si prepara a sferrare l’attacco al leader leghista. Dicono che l’intervento dell'”avvocato del popolo” sarà un processo al ministro ma offrirà tutto lo spazio per proporsi come leader di un nuovo governo, senza la Lega ovviamente. Al termine dell’intervento in Senato (inizio ore 15), non si sa quel che accadrà. Ma prevedibilmente Conte salirà al Quirinale per rimettere il mandato e la gestione della crisi nelle mani di Mattarella. Se sarà questo il percorso, verrebbe scongiurato il voto di risoluzione sul discorso di Conte per garantire la possibilità di affidare al premier un nuovo mandato esplorativo. E verificare se potrà funzionare un governo diverso, con un contratto giallorosso, “alla tedesca”, appena indicato da Graziano Del Rio.
Resta da vedere se il negoziato, in corso, tra i 5 Stelle ed il Pd potrà approdare a un governo “Conte-bis”. Perché lo scambio di accuse tra renziani e lo stesso Conte qualche segno lo ha lasciato. Non sempre il tempo cancella le ferite. Per ora la situazione sembra orientata alla belligeranza, malgrado il lancio di segnali di distensione. I 5 Stelle hanno continuato a puntare all’obiettivo Salvini, sostenendo che si è fregato da solo, “ora può solo dimettersi”.Nardella, sindaco di Firenze, ha invitato a non considerare il “Diavolo” quando si vede un Cinquestelle. Calenda è insorto: “Se si apre il dialogo, fondo un nuovo partito”.
NUOVI COLPI DI SCENA
La crisi più pazza del pianeta, come qualcuno l’ha chiamata, riserverà sicuramente altri colpi di scena. Ma è evidente che di grande “gioco dell’oca” si tratta, nel senso che è tutto tornato al punto di partenza. Più volte i riflettori sono tornati su Di Maio, indicato da alcuni media come premier del prossimo ricostituito governo gialloverde. Probabilmente l’ipotesi resta, viene quasi applaudita dalla base leghista. Ma sarà difficile che un Conte-bis possa contenere quella opzione. Perché in campo ci sono altri leader, uno dei quali è Roberto Fico, presidente della Camera. E se il prossimo governo dovesse chiedere altri sforzi agli italiani, servirebbe qualcuno che tenesse a freno le proteste pentastellate. In ogni caso, non sarebbe disponibile a rimanere con la Lega. Ma è tutto così confuso, labile. Si ha l’impressione di veleggiare, con vento contrario, contro i marosi al vento.
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