Matteo Salvini
3 minuti per la letturaDalle urne europee, esce un quadro variegato, nel quale la Lega di Salvini riporta un successo e diventa prima partito italiano, con una percentuale che sfiora il 34,10%. La percentuale è esattamente tra il 27-33,1%. Sicuramente la cifra non rende più chiaro il quadro politico nazionale, anzi è facile prevedere che possano esserci frizioni con i 5 Stelle i quali precipitano di quasi 10 punti, rispetto alle politiche 2018, scendono al 19,10.
IL RIBALTONE
La soglia che allarma i vertici del movimento. L’obiettivo dichiarato alla vigilia era di raggiungere il 21%. Ma molti pentastellati ritenevano che un 25% avrebbe arginato le perdite rispetto alle politiche. E questo rappresentava anche il punto per rimanere vicini alla Lega. Ma scivolare di 10 punti in basso, quasi non veniva neppure considerato, al punto che più di un esponente giudicava quei 10 punti in meno, se realizzati, come un “disastro”.
Il ribaltone inevitabilmente condizionerà e avrà riflessi sul governo nazionale. Queste cifre sono suscettibili di variazioni, potrebbero non risultare in linea con il voto reale che avverrà oggi nei seggi. Ma al momento, se tutto sarà confermato, Salvini risulterà vincitore a tutti gli effetti. Poi penserà al governo, ha detto. Risale il Pd, che passa al 22,0%. Un risultato insperato alla vigilia. Che spinge alcuni esponenti a vedere riflessi sull’esecutivo. Roberto Morassut, vicino a Zingaretti, ha affermato che il «Pd è pronto ad affrontare un voto anticipato. Stiamo costruendo un campo aperto e plurale. I pesi specifici della politica italiana sono cambiati. I 5 Stelle pagano il governo con la Lega, che li sta cannibalizzando. La permanenza nel governo mi pare molto difficile. Con l +Europa e i Verdi il centrosinistra sfiora il 20%». E Salvini che ieri sera, ha fatto il suo ingresso trionfale a via Bellerio, ha detto che ora «siamo più forti nel governo, ma non faremo nessuna crisi».
Il Movimento 5 Stelle scende nelle proiezioni per SWG, ma anche nelle rilevazioni degli exit poll; va, appunto al 18%. Forza Italia è al 5%, Fratelli d’Italia al 6,4%. Più Europa della Bonino va al 3,2, Europa Verde al 2,4%, La Sinistra all’1,7%.
Non sarà facile riannodare i fili dell’alleanza dopo una campagna elettorale in cui da Salvini e Di Maio è uscito un fuoco verbale incessante, una lite continua sugli argomenti più diffusi. Il grande interrogativo circa la governabilità del Paese malgrado le Europee, resta tale anche se i venti sovranisti in Francia, Ungheria, Polonia, continueranno a soffiare sedimentando veleni, litigi. Alle porte, ci aspettano deficit (al 2,5%) e un debito/Pil attestato sul 133,7%) che continuano a salire, la riforma del processo civile e penale (il ministro Bonafede ha accusato la Lega di frenare), una legge sull’eutanasia. Inoltre, dovrà essere risolto il rebus attorno all’Iva. Ma per uscire dalla stagnazione economica sarà assai difficile con misure che non soddisfano la gran parte degli economisti.
Ancora una volta l’invito alla cautela, espresso da esponenti di partito, non ha sortito molto effetto. Ha suscitato polemiche, ad esempio, l’invito del deputato Pd, Orlando, che commentando l’exploit dei Dem, ha detto che il Pd c’è, è la forza sulla quale costruire un’alternativa di governo. Insomma, avrebbe preso troppo sul serio numeri e cifre affidate agli exit-poll che, sono purtroppo a rischio. Proprio per questo, Orlando ha corretto il tiro successivamente.
EUFORIA A VIA BELLERIO
Un Salvini euforico, dopo aver atteso i risultati nella propria abitazione, è rientrato poco prima di mezzanotte nella storica sede della Lega di via Bellerio. Ha postato sui social tutta la propria gioia: «Lega primo partito, grazie Italia». Ed un leghista, come Molinari, ha rassicurato che il successo della Lega non verrà utilizzato per mettere in crisi il governo, ma non ci saranno ostacoli, da parte loro, per frenare l’azione dell’esecutivo gialloblu. In ogni caso non avrà alcun ostacolo da parte leghista. Secondo il ministro Centinaio l’elettorato ha dato un mandato più forte sui contenuti, non sulle poltrone.
Mentre a mezzanotte è arrivato il ministro Di Maio a Montecitorio, emerge più netta la sconfitta di Chiamparino per la presidenza della Regione Piemonte. Il candidato di centrodestra, Alberto Cirio è in testa tra il 45 e 49% mentre a Chiamparino tra il 36,6 ed il 40,5%.
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