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Raccordi di un gasdotto

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FARE tesoro dell’esperienza, per costruire il futuro dell’energia nel Mediterraneo. Questo occorre insegnare ai giovani, che sono il futuro per dare continuità alla nostra civiltà, quella occidentale, cresciuta in base a regole universali, che valgono da due mila anni, che sono classiche e che definiscono anche adesso la crescita del sistema energetico globale, europeo, mediterraneo, italiano. Le strutture sul mare servono, per unire i popoli, per fare ponti, per soddisfare i loro bisogni, quelli della gente, dei poveri, e uno dei bisogni fondamentali dell’uomo è da sempre l’energia, i cui consumi sono esplosi nell’agiatezza delle società moderne.

Nel settore energetico, sono le interconnessioni che servono, alcune già esistenti da anni, che ci legano con tutti i paesi del Mare Nostro. Sono i tubi del gas, quelli giganti che ci portano il gas dal centro del Sahara algerino in Sicilia a Mazzara del Vallo e da lì fino a Minerbio, vicino a Bologna. In Sicilia si unisce a questa linea un altro tubo, quello che viene dalla Libia e sbarca a Gela, vicino alla tribolata raffineria che, purtroppo, oggi è chiusa nel ciclo tradizionale e convertita a produrre carburanti vegetali. Ma ne servono altre di strutture, per portare l’elettricità, i cui consumi continueranno ad aumentare nei prossimi anni, per un trend di fondo secolare, ma anche per l’accelerazione che la politica vuole imprimergli per raggiungere la decarbonizzazione dei consumi e della produzione, questa con l’impiego delle tanto amate fonti rinnovabili.

L’elettrificazione nel mondo, e anche in Italia, è partita a cavallo dell’800 del 900 con l’idroelettrico dei grandi laghi, sia alpini, ma anche degli Appennini, come quelli della Sila, che hanno favorito l’industrializzazione di Crotone, o quelli di Terni, che hanno fatto lo stesso con le locali acciaierie. Di questi impianti ne potremmo fare ancora, sia per produrre elettricità pulita, sia per accumulare quella da fonti rinnovabili intermittenti, il sole e il vento, quando sono abbondanti, usando l’elettricità per pompare in quota, in grandi laghi artificiali, l’acqua che poi viene rilasciata, producendo elettricità, quando serve e quando non c’è vento ne sole. Per il paese in Europa, fra quelli grandi, più dipendente da sempre da importazioni di energia, l’Italia, occorre parlare di produzione di petrolio e gas, questo in particolare nella regione più ricca di idrocarburi, la Basilicata. Poi è più facile ovviamente parlare dei grandi progetti che sono in cantiere a Catania per fare la gigafactory di Catania, dove si faranno pannelli per il fotovoltaico in grado di competere con quelli cinesi. Produrranno dal 2024, ogni anno, 3 milioni di chilowattora di pannelli (a casa abbiamo una potenza di 3 chilowattora), più di tutta la capacità delle fabbriche esistenti ora in Europa.

Nel porto di Gioia Tauro serve portare avanti il progetto di rigassificatore di gas naturale liquefatto, come anche quello di Porto Empedocle in Sicilia. Nel Sud manca ancora capacità di gestione di rifiuti, i termovalorizzatori, quelli che esistono in tutto il mondo e senza i quali si disperde sempre materia preziosa nelle discariche.

Abbiamo noi in Italia, come un po’ nel resto d’Europa, tante complessità, a volte debolezze, nel sistema energetico. Queste, come per tante altre cose, vengono accentuate nel Sud Italia, tuttavia, affrontarle, discuterne, risolverle è una gande occasione, un sfida, una crescita per i giovani del nostro futuro.


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