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COME il nocchiero dell’oltretomba, l’anticiclone Caronte traghetta il Paese in un inferno di fuoco e la siccità le dà il colpo di grazia. Ci sono le condizioni ideali per lo scoppio degli incendi: sono oltre 9mila gli ettari bosco e sotto bosco distrutti dalle fiamme nel primo semestre dell’anno, più che raddoppiati rispetto alla media storica e i vigili del fuoco denunciano: siamo pochi, senza mezzi e con l’acqua ridotta a causa della siccità per spegnerli.
L’emergenza incendi è monitorata da Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Ue, che ha registrato una situazione di “pericolo estremo” per i roghi in Sicilia, Sardegna, Basilicata, Calabria, Puglia, Campania, Lazio, Toscana, Umbria, Marche e Molise. Ma lo scenario rimane critico anche in altre aree del Paese: dalla Liguria all’Emilia-Romagna.
Ogni rogo – secondo dati della Coldiretti – costa agli italiani oltre 10mila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine per la ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici in un arco di tempo che raggiunge i 15 anni. Ma al momento il problema più grave è rappresentato dall’allarme lanciato dai vigili del fuoco che denunciano gravi carenze di personale, pochi automezzi e scarse attrezzature. Gli incendi sono una gravissima minaccia per l’ambiente, un vero e proprio scempio.
Durante il 2021 misero a dura prova l’ambiente e i vari territori, un anno da record. Secondo dati forniti dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del ministero della Transizione ecologica, lo scorso anno fu bruciato il triplo degli ettari del 2020, colpendo soprattutto il Mezzogiorno (Sicilia e Sardegna su tutte) precisando che negli ultimi vent’anni, il 40-50% del territorio colpito da incendio è costituito da foreste. Poiché un terzo del territorio nazionale è ricoperto da foreste (circa 8,5 milioni di ettari) nel 2021 è dunque andata perduta una superficie pari allo 0,5% (quanto il Lago di Garda). E il 2022 rischia di andare peggio perché oltre alle temperature da record si è aggiunta una drammatica siccità che sta colpendo soprattutto l’Italia settentrionale e centrale, con il Po sotto di nove metri.
A questo proposito va registrato l’intervento sollecito del governo. “Il governo è pronto ad intervenire per limitare gli effetti nefasti – economici e sociali – che l’eccezionale ondata di siccità sta causando nel nostro Paese. Nei prossimi giorni il Consiglio dei ministri prenderà decisioni importanti e coraggiose”, dice Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie.
“È indispensabile utilizzare al meglio la poca acqua che abbiamo in questo momento, dando priorità agli usi potabili e a quelli agricoli. Le Regioni – spiega Gelmini – hanno fatto finora un ottimo lavoro. Ma il protrarsi della crisi idrica impone un intervento del governo, sia per contemperare i diversi interessi, sia per introdurre norme straordinarie in un momento straordinario”.
La situazione degli incendi si presenta drammatica anche quest’anno secondo un provvisorio consuntivo di Europa Verde. Una brutta pagina della nostra storia anche sul fronte della fauna selvatica, con perdite pesanti per quanto riguarda volpi, scoiattoli, ricci, cervi, caprioli, falchi, passeri, capinere, lucertole, tartarughe, salamandre e ghiri. In Italia come nel resto del Mediterraneo è l’uomo la principale causa di incendi sottolinea, a sua volta, il WWF, secondo il quale circa il 96% degli incendi sono legati alle attività antropiche. Le cause sono in buona parte riferita ad atti dolosi, per convertire le aree verdi in monocolture o con finalità edilizie.
A questi si aggiungono quei roghi derivati da negligenza o da altre cause accidentali. Rientrano nelle casistiche appena indicate i vari tentativi, più o meno maldestri, di cucinare all’aperto accendendo fuochi sul posto oppure la pratica ancora troppo diffusa di “gestire” i campi utilizzando le fiamme. Come dimenticare poi i cambiamenti climatici, come il caldo estremo e i periodi sempre più frequenti di siccità che da anni interessano le regioni cosiddetto temperate come il nostro Paese. L’aumento della temperatura crea le condizioni ideali affinché i semplici incendi diventino dei cosiddetti “mega-incendi”.
Si tratta di incendi che assumono connotazioni di particolare gravità ed estensione, minacciando in maniera severa il patrimonio naturale. Alla luce delle cause citate e delle difficoltà che ogni anno l’Italia affronta nel tentativo di minimizzare i danni causati dagli incendi, ecco che la prevenzione assume un ruolo di primo piano. I cambiamenti climatici sono in atto, e a meno di rapide ed efficaci misure non sono previste inversioni di tendenza nel prossimo futuro. Ciò vuol dire che le ondate di calore diventeranno più intense e frequenti, favorendo la desertificazione e affermandosi sempre più come fattori di rischio per gli incendi.
Gravissimo, secondo Europa verde, che il 44% dei comuni non abbia presentato la richiesta del catasto degli incendi, fondamentale per segnalare le zone colpite dalle fiamme e vincolarle per il futuro: uno dei modi più efficaci per “spegnere” gli appetiti della speculazione edilizia, agricola e pastorale. Un ulteriore segnale che c’è ancora tanto da lavorare sulla prevenzione.
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