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18 luglio cruciale: la Convention del Gop lancia il tycoon, l’Europarlamento sceglie i vertici europei e Salvini sogna di far saltare le nomine Ue
Il caos “calmo” del post attentato a Trump è destinato a condizionare la politica europea. Mai come in questo momento la politica globale è così interconnessa per cui qualunque cosa accada negli Stati Uniti nel tempo di uno starnuto si riverbera in Europa e poi in Russia e poi in Cina.
Stavolta, nell’anno delle elezioni globali visto che nel 2024 si vota in tutti i continenti, il contagio è simultaneo. Giovedì 18 luglio, il giorno in cui la Convention repubblicana di Milwaukee incoronerà Trump candidato alla Casa Bianca otto anni dopo la sua prima elezione, è anche il giorno in cui l’Europarlamento voterà il bis a Ursula von der Leyen. Viktor Orban, Matteo Salvini, Marine Le Pen e gli altri “Patrioti europei” nonché asset chiave dell’Internazionale trumpiana e putinista sono consapevoli di avere adesso, grazie all’attentato a Trump, una carta in più da giocare per far saltare l’elezione di von der Leyen facendole mancare i 361 voti necessari.
SALVINI, LE NOMINE UE E IL PESO DELL’ATTENTATO A TRUMP
La mancanza del quorum vorrebbe dire rinviare la partenza della nuova Europa, creare un vuoto di potere a apparecchiare i pop corn a Putin e Xi che immaginano Trump come colui lascerà loro spazio libero.
Domenica mattina il primo a banalizzare i fatti di Butler nel solito schema destra e sinistra è stato Matteo Salvini seguito a ruota dai “patrioti europei” e da quelli internazionali, da Elon Musk a Javir Milei.
Non avendo a disposizione elezioni nazionali su cui far pesare gli effetti dell’attentato, l’internazionale trumpiana e putinista ha scommesso sull’appuntamento europeo.
Giorgia Meloni, che come tutti gli altri leader occidentali ha chiesto di abbassare i toni violenti che la politica sta usando da tempo, è molto irritata per le fughe in avanti dell’alleato. Stessa irritazione per Tajani e Forza Italia.
Meloni ha un’agenda molto fitta nei prossimi giorni sul fronte esteri: ieri era a Napoli per la consegna dell’area di Bagnoli; già in serata ha avuto, in qualità di presidente di Ecr, un colloquio telefonico con von der Leyen per decidere se appoggiarla o meno nel voto di giovedì. Gli europarlamentari di Fratelli d’Italia sono 24 preziosi voti per blindare la sua rielezioni. Sapendo che la presidente uscente si sarebbe già assicurata, in alternativa, i circa 50 voti del gruppo dei Verdi. Meloni poi andrà in Libia per il forum sulle migrazione e nel Regno Unito a Woodstock per il vertice della Comunità politica europea.
MATTEO SALVINI SOGNA DI FAR SALTARE LE NOMINE UE
Un’agenda che non prevede che il socio di maggioranza Salvini si diverta a soffiare sul fuoco in Europa facendo saltare le rielezione di von der Leyen e, più in generale, nel duello Biden-Trump e quindi Occidente-Russia.
Von der Leyen ieri ha incontrato a sorpresa anche La Sinistra europea ( dove sono iscritti i 5 Stelle) a cui ha dato un messaggio chiaro: “Uniti possiamo superare le montagne, tante cose ci dividono ma siete pro-europei, pro ucraina, pro Stato di diritto e credo sia giusto lavorare insieme”. Ma assicura Gaetano Pedullà, capodelegazione M5s, “non un voto arriverà a von der Leyen dal gruppo The Left.
Anche per von der Leyen non è facile lavorare e cercare accordi in un contesto come questo. Il voto è segreto e i franchi tiratori sono stimati intorno al 15%. I 40 voti in più (oltre i 361) che ha adesso non bastano.
Von der Leyen ha ribadito che “in ogni caso con Ecr non ci sarà una cooperazione strutturale”. Nel senso che ogni componente nazionale del gruppo europeo avrà libertà di coscienza nel votare o meno la candidata. Da qui le trattative serrate e i colloqui personali che von der Leyen ha cercato e avuto in questi giorni. “La sensazione – rivela una fonte parlamentare che sta partecipando ai colloqui – è che stiano ballando molti voti e che il bis sia veramente incerto”.
MELONI POSSIBILE AGO DELLA BILANCIA
Meloni può risultare l’ago della bilancia con i suoi 24 voti. Ruolo che le dà un alto potere contrattuale per la casella del commissario europeo. “A me preme ottenere il meglio per l’Italia” ha detto pochi giorni fa a Washington. Prima che la storia di questi mesi cambiasse di nuovo per mano di un ventenne, nerd, repubblicano, fissato con le armi.
In tutto questo Salvini tifa per il caos.
Domenica mattina, poche ore dopo l’attentato, ha dato la linea della nuova famiglia politica europea dei “Patrioti per l’Europa”. “Spero – ha detto il leader della Lega – che quanto accaduto serva di lezione a chi semina parole di odio, di cattiveria contro le destre, contro i fascisti, contro i razzisti, contro Trump e contro altri esponenti: ricordo l’attacco al presidente brasiliano Bolsonaro, al presidente Fico”.
Bolsonaro, che trasse da quell’attentato la spinta per essere eletto, è, tra le altre cose, imputato per il tentato golpe dopo aver perso le elezioni entro Lula.
Salvini ha già deciso che l’attentato a Trump andrà usato per farlo eleggere. “Penso e spero da tempo che le elezioni americane del 5 novembre cambino il mondo, la vittoria di Trump sarà utile a nuovi equilibri”.
Ora l’unico modo in cui possano “cambiare gli equilibri mondiali” con il ritorno di The Donald alla Casa Bianca, è che l’Ucraina venga sconfitta in casa sua; che Putin possa fare quello che vuole e dove vuole; anche Israele sarebbe abbandonata e però ha l’atomica, l’Iran anche e, insomma, la situazione potrebbe facilmente scappare di mano. Uno scenario di caos totale.
TRUMP E IL RICORSO ALLA VIOLENZA
Peccato che sia stato Trump a fare della violenza la cifra della sua presidenza come hanno raccontato i fatti dell’assalto a Capitol Hill il 6 gennaio 2021.
La sparatoria – ha detto Marine Le Pen – “è un avvertimento per tutti noi, anche la Francia non è al sicuro da questa violenza”.
Il presidente di Vox, lo spagnolo Santiago Abascal ha richiamato tutti al dovere “di fermare la sinistra globalista che diffonde odio, rovina e guerra”.
Per il capo dell’ultradestra olandese Geert Wilders, “la retorica di odio di molti politici e media di sinistra, che etichettano i politici di destra come razzisti e nazisti, non è priva di conseguenze”.
Per Orban, che ha incontrato Trump in Florida due giorni prima l’attentato, “l’ora è buia”.
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