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Un momento dell'incontro Italia Africa

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Il filo rosso che lega il Piano Mattei e il summit Italia Africa con la Carta di Napoli e Feuromed, Festival euromediterraneo dell’Economia

C’è un robusto filo rosso che collega il vertice Italo-Africano, che si è chiuso ieri a Palazzo Madama, il primo Festival EuroMediterraneo dell’Economia, che si è svolto il 17 e il 18 marzo dell’anno scorso a Napoli e la seconda edizione della manifestazione organizzata dal Quotidiano del Sud che è già in programma, fra il 18 e il 20 aprile prossimi, sempre nella città partenopea. Collegare i puntini fra i tre eventi può essere un esercizio utile soprattutto per scoprire una realtà che si è profondamente modificata da qualche anno a questa parte.

Per scoprire, cioè, quel mondo che è stato capovolto prima dell’accorciamento post-pandemico delle catene della logistica e delle filiere del valore, poi dai carri armati russi in Ucraina che hanno messo fuori gioco l’asse Est-Ovest per l’accesso alle materie prime energetiche della Russia di Putin. Un processo che ha spostato l’asse della crescita europea sulla direttrice Sud-Nord, portando la partita dello sviluppo sul tavolo del grande hub energetico e manifatturiero del Mediterraneo. Il vertice Italo-Africano, in qualche maniera, è forse la fotografia più realistica e concreta di questo ribaltamento che continua a sfuggire ai grandi media e che, invece, si sta imponendo con la forza dei numeri e della politica.

ITALIA, AFRICA E IL MEDITERRANEO ALLARGATO ILLUSTRATO DA FEUROMED

In questa nuova globalizzazione, infatti, non più alimentata dalla competizione ma dai conflitti fra il Mondo Occidentale e quello autocratico, qualsiasi sia la religione o la fede di riferimento, l’Italia vuole finalmente battere un colpo. Giocare un ruolo guida. Portare sulle sue posizioni i Paesi europei, per far capire a tutti che il continente africano non è solo un problema ma anche una grande opportunità. Il Mediterraneo allargato, come abbiamo spiegato nella prima edizione di Feuromed dando la parola ai principali manager pubblici e privati del nostro Paese e a gran parte dei ministri del governo Meloni, è diventato al centro di un mondo dove le tradizionali coordinate di un Sud in cerca di sviluppo e un Nord ricco e auto-propulsivo, possono radicalmente cambiare.

Anzi, il processo è già in corso. Basta pensare, ad esempio, al nuovo baricentro dell’energia, che dal gas della Russia si è spostato a quello dell’Algeria o degli altri Paesi africani, ricchi di materie prime. O, ancora all’importanza strategica delle grandi rotte commerciali: un esempio per tutti, gli effetti che la crisi del Mar Rosso produce sull’economia europea. C’è poi da considerare la variabile demografica, le grandi potenzialità del continente africano nel settore dell’agroalimentare o, ancora, dell’industria. Cina e Russia si sono già spartiti alcuni quadranti. La Germania ha già mosso molte pedine, con investimenti massicci.

LA STRATEGIA DEL GOVERNO ITALIANO

La strategia del governo italiano, che ha messo sul tavolo una prima dote di 5,5 miliardi, è chiara: portare lo sviluppo in quelle regioni da dove si continua a scappare a causa della fame, della guerra o dell’assenza di ogni prospettiva di crescita. Ma l’intuizione della premier è anche un’altra e incrocia in pieno le idee-guida che hanno spinto il nostro giornale, insieme con la rappresentanza italiana del Parlamento Europeo, a organizzare il Festival Euromediterraneo dell’Economia . Nel nuovo scacchiere geopolitico, segnato da tanti conflitti e scenari di guerra economica e militare, solo un’Europa unita nei grandi obiettivi potrà combattere e vincere contro le armi dei russi e i soldi dei cinesi sui quadranti decisivi di Africa, del Mediterraneo allargato, e dell’India.

IL MARE NOSTRUM AGO DELLA BILANCIA DEL FUTURO DELL’EUROPA

Ancora una volta è nel Mare nostrum che si deciderà il futuro del Vecchio Continente. Un concetto al centro di quella “Carta di Napoli” che è stata il punto di arrivo della prima edizione di Feuromed e sarà quello di partenza del prossimo Festival di aprile. Un documento ricco di proposte operative e allegati tecnici che ha un obiettivo molto ambizioso: trasformare il Mediterraneo nel nuovo hub europeo dello sviluppo.

Ma, si legge sempre nella Carta di Napoli, non vi può essere uno sviluppo effettivamente sostenibile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale senza ritrovare il percorso per raggiungere la pace nel quadrante più critico del nuovo contesto globale. Il Mediterraneo da Gibilterra a Suez e da qui fino al Mar Nero, in cui l’Europa si affaccia sulla zona di guerra, è necessariamente il luogo in cui l’Ue deve dimostrare la propria capacità di essere punto di riferimento essenziale per una nuova strategia di pace e di sviluppo.

FEUROMED NON SOLO ITALIA-AFRICA MA NUOVA NARRAZIONE DEL SUD

Ma non solo. C’è anche un tema ulteriore che costituisce l’anima di Feuromed. Al primo punto della Carta di Napoli c’è anche la volontà di cambiare la narrazione del Sud. Che non significa affatto arricchire o snaturare la realtà con i soliti panegirici, ma documentare con numeri e grafici alla mano, i passi in avanti compiuti e il ruolo strategico che la storia e la geografia assegnano al Mezzogiorno.

Il vertice di ieri a Palazzo Madama non fa altro che confermare questa intuizione e accelerare un processo che deve, alla fine, portare ad un ribaltamento dei tanti luoghi comuni che pesano come un macigno sulla crescita. I presupposti ci sono tutti. Ed ora, con il Piano Mattei, c’è anche uno strumento operativo che è in grado di dialogare sia con Bruxelles sia con il G7, presieduto proprio dall’Italia. Ancora un puntino da collegare nel grande road show del mondo capovolto. E che ad aprile toccherà una nuova tappa a Napoli con la seconda edizione di Feuromed.


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