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L'intervento di Giorgia Meloni al Palazzo di Vetro dell'Onu

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IL MESSAGGIO sull’Africa che Giorgia Meloni intende portare all’Assemblea generale dell’Onu è di questo tenore: «Non permetterò che l’Italia diventi il campo profughi d’Europa». Il tema dei migranti è al centro della missione dell’inquilina di Palazzo Chigi al Palazzo di Vetro. Su queste note Meloni si concentra allora sul tentativo di arginare l’emergenza. Lo testimoniano una serie di bilaterali avuti nella giornata di martedì: la premier ha incontrato il presidente della Guinea Bissau Umaro Sissoco Embalò. D’altro canto, la Guinea guida infatti la classifica delle nazionalità di chi è sbarcato in Italia nei primi otto mesi del 2023: 12.856 su 107.530. E ancora, ha voluto incontrare il presidente della Repubblica del Senegal Macky Sall ed il presidente della Repubblica del Kenya William Samoei Ruto. A tutti e tre i capi di governo africani ha chiesto corsie preferenziali per i rimpatri, in cambio di partnership economiche ed energetiche.

Nel pomeriggio poi ha avuto un bilaterale con il presidente turco Recep Tayyp Erdogan. Con i tre leader dell’Africa, riferisce Palazzo Chigi, Meloni ha dunque parlato della necessità di rafforzare, con l’Onu, il «contrasto al traffico di esseri umani, attraverso la promozione dello sviluppo economico di questi territori, mediante la pianificazione e la realizzazione congiunta di iniziative in settori strategici». Ed è altrettanto importante, però, il colloquio con Erdogan, dato che la Turchia è coinvolta sia per la gestione della rotta balcanica che in quella mediterranea. «La Turchia ha dato dei segnali di attenzione, ad esempio con i visti ma credo che si possa fare di più, credo anche sul fronte mediterraneo e in particolare sulla Libia», ha scolpito l’inquilina di Palazzo Chigi parlando con i giornalisti a margine della deposizione di una corona di fiori alla statua di Cristoforo Colombo a Columbus Circle.

Di sicuro, adesso che il tema dei migranti è al tavolo di tutti i consessi europei, Onu compresa, Meloni desidera rilanciarlo alle Nazioni Unite con un discorso in cui traccerà il cosiddetto piano per l’Africa, consapevole che sia «necessario lavorare per trasformare l’attuale instabilità africana in opportunità». È dall’Africa che a suo avviso passa il futuro dell’Europa e del mondo. Perché solo stabilizzando quel continente si potrà fermare il flusso migratorio. Così, di fronte ai leader Meloni porrà il tema dei migranti, chiedendo «un maggiore coinvolgimento delle Nazioni Unite» perché «un’organizzazione come l’Onu, che è stata fondamentale per sconfiggere la schiavitù, non possa consentire il ritorno di quella barbarie sotto altre forme e intendo dirlo con chiarezza».

Intanto proseguono gli sbarchi a Lampedusa. Altri 118 migranti sono arrivati nell’isola siciliana. E nel frattempo Matteo Salvini continua a giocare una partita differente da quella di Meloni. E nel corso del question time risponde sulla questione della libera circolazione in Ue, dopo i limiti imposti da Vienna al transito dei mezzi pesanti al Brennero: «La presidente von der Leyen non ha firmato l’avvio della procedura contro l’Austria per i limiti al transito dei mezzi pesanti al Brennero. A questo punto confidiamo sulla giustizia della Corte europea. Non si può pontificare a spese dell’Italia, cercando accoglienza e integrazione a Lampedusa, blindando il confine del Brennero. Questo governo porrà fine a questa vergogna». Salvini è in un fiume in piena nel corso del question time alla Camera. Il leader della Lega insiste sulla vicenda del Brennero e annuncia: «Dopo 4 anni di inerzia della Commissione europea, il governo ha deciso di attivare la procedura prevista dal Trattato Ue per presentare ricorso alla Corte di Giustizia europea contro un altro stato per violazione del diritto eurounitario. È un gesto forte, ma necessario. Gli uffici del mio ministero e di Palazzo Chigi stanno preparando il dossier». E ancora: «Siamo di fronte a un atto di violenza e di arroganza politica da parte di un governo di un paese membro della Ue, cui dobbiamo porre fine – ha detto ancora Salvini -. Le limitazioni sono state introdotte dall’Austria per motivazioni sulla carta ambientali, ma l’ambiente non c’entra nulla. È semplicemente concorrenza sleale austriaca nei confronti degli imprenditori e degli autotrasportatori italiani, tedeschi e dell’intero continente europeo».

La presa di posizione del leader della Lega non avvicina la maggioranza all’opposizione. Anzi. Chi come Carlo Calenda, leader di Azione, critica l’esecutivo ma senza pregiudizi sbotta contro il vicepremier: «Oramai Salvini è nella modalità adolescente ribelle che fa i dispetti alla mamma (Meloni). Negoziamo con la Commissione per immigrazione e bilancio? E lui attacca la Von der Leyen. Giorgia Meloni, comprargli un trenino elettrico e un ponte Lego. Così il pupo si acquieta». Dall’altra parte i 5stelle si scagliano contro l’inquilina di Palazzo Chigi. Il capogruppo a Montecitorio Francesco Silvestri la mette così: «Sulla gestione dei flussi migratori Meloni sta prendendo «botte da Orban». E questo non è un detto, ma un fatto. Infatti a rendere la situazione ancora più complicata per il nostro Paese sono proprio gli amici della premier, in primis il leader ungherese Orban, primo avversario di una redistribuzione europea solidale dei migranti che sbarcano in Italia».


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