Raffaele Fitto
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Non fa giri di parole, è diretto come lo era stato il giorno prima il suo collega di governo, il ministro Giorgetti: «Se non si trova un accordo sul nuovo modello del Patto di stabilità il rischio è che a gennaio tornino le vecchie regole e questo comporta un effetto molto complesso per l’Italia».
A suonare il campanello di allarme è il ministro degli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto. Dal palco del meeting di Rimini. Fitto ha criticato duramente «le scelte che sono state fatte» negli anni scorsi, soprattutto, a suo dire, sugli investimenti. «Basta vedere l’aumento della spesa corrente in questi anni – ha detto – per comprendere che una situazione di drammatica crisi poteva essere usata meglio dal punto di vista degli investimenti».
LA FLESSIBILITÀ
Un aiuto all’Italia potrà venire dalla flessibilità nell’uso dei fondi europei ottenuta dal governo nel Consiglio europeo di giugno. «La flessibilità – dice Fitto – può essere una soluzione nell’immediato anche per spendere in modo più adeguato le grandi risorse di fronte a cui ci troviamo, sia del Pnrr che dei fondi di coesione. Per questo motivo, il governo Meloni in questi mesi ha svolto un lavoro importante a livello europeo.
Per dare una risposta all’Ira americano, il Consiglio europeo a febbraio ha determinato un allentamento delle regole sugli aiuti di Stato. In questo contesto, la proposta del governo italiano, che è diventata un pezzo importante della proposta Step, è quella della flessibilità. Noi siamo destinatari di un grande programma di investimenti come il Pnrr, e siamo tra i Paesi principali che beneficiano delle politiche di coesione».
«Il punto centrale della nostra azione – ha aggiunto Fitto – è stato la possibilità di utilizzare in maniera flessibile queste ingenti risorse. In questo modo, tra l’altro, si possono usare queste risorse per dare risposte forti a delle domande nuove sulle quali siamo in forte ritardo, a cominciare dalla domanda energetica. Sarebbe paradossale non modificare nulla».
LE DECISIONI SULLA REVISIONE DEL PNRR
Il ministro è poi tornato a difendere le decisioni sulla revisione del Pnrr: «Questo mese – ha detto -abbiamo presentato la proposta di modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che all’interno prevede il nostro programma RePowerEu, che mobilita circa 20 miliardi per affrontare nodi molto rilevanti e importanti dal punto di vista della capacita di spesa: penso all’efficientamento energetico, quindi un’incentivazione per famiglie e imprese, e penso a un rafforzamento delle reti elettriche del nostro Paese, fondamentali per poter rendere competitiva e rafforzare l’Italia. È necessario mettere in campo scelte che vanno nella direzione di poter utilizzare le risorse in funzione anche dei cambiamenti. Sarebbe paradossale non modificare nulla lasciando complessivamente quanto si è deciso prima degli accadimenti che hanno modificato complessivamente lo scenario».
Quindi, secondo Fitto, l’Italia deve avere «la capacita di comprendere che questi cambiamenti cosi rapidi hanno bisogno di risposte adeguate e in grado di poter leggere i mutamenti e dare un efficace cambio dal punto di vista economico per il nostro Paese, all’interno della dimensione europea».
LA DIFESA EUROPEA
Le domande si sono spostate sul fronte Europa, Nato e politica estera: «L’Unione europea – ha esortato Fitto – deve iniziare a costruire una sua politica di difesa inserendola in una dinamica che rafforzi dentro l’Alleanza il ruolo dell’Italia all’interno della Nato». Il ministro ha detto che «difesa e sicurezza sono fondamentali e bisogna investire molto, uno sforzo che non è solo armi ma sicurezza, ricerca, capacità». Tanto che l’altra riflessione da fare «è quella industriale, perché non sono risorse investite inutilmente: se non lo facciamo noi lo faranno altri».
Per quanto riguarda l’allargamento a est dell’Unione europea, avverte: «Ucraina, Moldova, Georgia e i paesi dei Balcani hanno lo status di candidati, ma ipotizzare da oggi per i prossimi anni un’Europa così grande non comporta solamente il lanciare il cuore oltre l’ostacolo ma anche una riflessione: le nozze non si fanno con i fichi secchi. Che capacità finanziaria e che modello immaginiamo noi per costruire questa dimensione?».
«Sono tematiche – ha aggiunto -che vanno messe di fronte alle scelte da mettere in campo perché, diversamente, rischiamo di aprire una riflessione più generale senza poi avere la capacità i mezzi e le strutture per poterla realizzare».
LE GRANDI PRIORITÀ
Poco prima, nel corso di un videomessaggio inviato in apertura del convegno, la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, aveva auspicato quanto prima l’avvio del negoziato per l’ingresso dell’Ucraina nella Ue. Insomma, l’Europa non deve agire sull’onda delle crisi ma individuare le grandi priorità su cui interrogarsi per evitare di andare in contrasto con gli Stati membri: è questo il Fitto-pensiero. «C’è bisogno di definire e delineare i compiti principali da svolgere a livello europeo» ha detto Fitto, che vede tra le grandi priorità «difesa, politica estera, flussi migratori, politica industriale, pilastri su cui interrogarsi per evitare che le decisioni europee vadano in contrasto coi singoli Stati membri. In questa dinamica serve un nuovo modello».
L’obiettivo per Fitto dovrà essere quello di «definire un contesto europeo non tanto in grado di guardarsi al proprio interno ma cercando di guardare all’esterno, cioè in grado di confrontarsi con tutti gli altri giganti. Questa è la sfida che abbiamo di fronte».
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