Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli affari economici
3 minuti per la letturaAVANTI con il Piano nazionale per la ripresa. Il Pnrr non può aspettare, e l’Italia più di chiunque altro deve attuarlo presto e bene. La principale raccomandazione che la Commissione europea rivolge al governo è questa. Non è nuova, perché a più riprese, in questi mesi, a Giorgia Meloni e alla sua squadra di ministri è stato ribadito l’importanza di procedere in tal senso. Adesso l’esecutivo comunitario lo mette nero su bianco. Ci sono ragioni “contabili”, innanzitutto. Allo stato attuale le regole del patto di stabilità sono sospese, ma il prossimo anno torneranno in vigore. Anche se il ragionamento sulla riforma delle regole è in corso, le soglie del 3% nel rapporto deficit/Pil e del 60% nel rapporto debito/Pil non scompariranno. Sono incardinate nei trattati sul funzionamento dell’Ue che richiedono un processo lungo e tortuoso per una modifica. Nel 2024 l’Italia sforerà entrambi i parametri (3,7% e 140,3% rispettivamente), e in una situazione in cui si insiste in una politica di spesa “prudente”, l’utilizzo delle risorse europee è l’unica via percorribile. “L’attuazione efficace del dispositivo per la ripresa e la resilienza e della politica di coesione restano fondamentali”, in quanto “motori di un’economia dell’Ue solida e a prova di futuro”, recita il documento della Commissione. Vanno usati i fondi. E servirà uno sforzo di non poco conto.
“E’ vero che stiamo ancora valutando l’erogazione della terza rata, ma non vediamo che fin qui ci siano ritardi significativi”, sul Pnrr da parte dell’Italia, premette il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, che insiste: “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza – dice – è molto importante per l’Italia, perché in termini assoluti l’Italia è il maggior beneficiario di questi fondi. Quindi è interesse comune della Commissione europea e del governo italiano di raggiungere gli obiettivi di questo piano”. Chiede di accelerare, perché “ritardare non conviene all’economia italiana e certamente non sarebbe un buon risultato per la Commissione europea”. Da qui l’invito a “uno sforzo, perché è giunto il momento più impegnativo, e non solo per l’Italia. Per questo serve un grande impegno”. Impegno che passa, inevitabilmente per la riforma della pubblica amministrazione. “L’Italia deve “garantire una governance efficace e rafforzare la capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, per consentire un’attuazione continua, rapida e costante del piano per la ripresa”.
Perché così facendo si permette anche l’accelerazione sul Green Deal. E, ancora, l’Italia deve “ridurre la dipendenza dai combustibili fossili”, e in questo contesto “snellire le procedure autorizzative per accelerare la produzione di energia rinnovabile aggiuntiva e sviluppare le interconnessioni elettriche per assorbirla”. Deve anche “aumentare la capacità di trasporto interno del gas per diversificare le importazioni di energia e rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento”, e accelerare sulla mobilità pulita. Tra le raccomandazioni spicca quella che chiede di “promuovere la mobilità sostenibile, anche eliminando le sovvenzioni dannose per l’ambiente e accelerando l’installazione delle stazioni di ricarica”. Tutti gli Stati membri, ricorda Gentiloni, “dovrebbero continuare e, ove necessario, accelerare, la transizione dai combustibili fossili russi, che è un imperativo sia ambientale che geopolitico”.
Ancora una volta, tutto questo passa per il Pnrr. Gentiloni non mostra particolare preoccupazione. E’ vero che ci sono scadenze e tempistiche. E’ vero che l’Italia, secondo i piani concordati, “dovrebbe richiedere una quarta erogazione a giugno e una quinta erogazione a dicembre, quindi per cercare di mantenere questo ritmo bisogna che la discussione sulle richieste di modifiche avvenga il prima possibile”. Perché “altrimenti è difficile farla dopo giugno se si vuole mantenere il ritmo delle erogazioni fin qui stabilito”. Allo stesso tempo, però, “non penso che dovremmo guardare alle scadenze formali, dobbiamo guardare alla realtà”. Ci sono “decisioni che prenderà il governo italiano e che non hanno problemi di illegittimità formale”. C’è disponibilità, ma si aspettano il governo e le sue mosse.
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