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C’è un’agenda internazionale che Giorgia Meloni intende portare avanti. Vuole archiviare, la premier, le polemiche sulle intercettazioni, gli errori di comunicazione, gli scontri con la magistratura e la stampa. «Adesso bisogna guardare avanti, perché c’è molto da fare» osservano da Palazzo Chigi. Tradotto, non perdere di vista il dossier più scottante: l’energia. Ed è per tal ragione se oggi la presidente del Consiglio volerà ad Algeri, un viaggio programmato da settimane, utile a consolidare i rapporti strategici sul gas e a gettare le basi del “Piani Mattei” per l’Africa, l’idea con cui la premier mira a rendere l’Italia cerniera e ponte energetico  naturale tra l’Europa e il continente africano.

Una missione, quella di Meloni, che segue i ripetuti viaggi di Mario Draghi proprio ad Algeri che avevano come scopo quello di garantire la sicurezza energetica dell’Italia, nel momento in cui il conflitto tra Russia e Ucraina imponeva di affrancarsi dalla dipendenza del gas russo.

Non sarà da sola, Meloni, al suo fianco ci sarà infatti l’amministratore delegato  di Eni, Claudio Descalzi, lo stesso che nell’aprile del 2022 ha già siglato un accordo con il gruppo petrolifero algerino Sonatrach, per aumentare i flussi di gas tramite il gasdotto Transmed.

Si prevede dunque l’annuncio di nuovi accordi sull’asse tra Algeria e Italia. Un’asse sempre più solido che si inserisce nel Piano Mattei, evocato più volte dalle premier. L’intenzione è quella di fare dell’Italia la colonna portante di un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane. Non è un caso se il viaggio di Meloni prevede anche che la premier faccia una visita simbolica al giardino intitolato all’imprenditore italiano Enrico Mattei, ad Algeri, che era già stato inaugurato nel 2021 dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

E se la questione energetica, viene definita la priorità, questioni centrali della visita in Algeria saranno anche l’industria, l’innovazione, le start up e le microimprese. L’esecutivo è in azione per far sì che l’Italia diventi il riferimento tra l’Europa e tutta la galassia dei Paesi del Mediterraneo. Si deve leggere  sempre in questa chiave  la missione del vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani in Egitto.

L’obiettivo è porre basi solide di cooperazione per affrontare al meglio le sfide comuni di natura politica e socioeconomica che si presentano nella regione del Mediterraneo allargato. Nel frattempo l’esecutivo prepara il sesto decreto aiuti all’Ucraina. Il via libera verrà dato in settimana, tra mercoledì e giovedì. Dopodiché Guido Crosetto, ministro della Difesa, lo illustrerà come da prassi al Copasir.

Sullo sfondo restano le polemiche sulle intercettazioni. Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm, parla di «toni da stagione di conflittualità». Mentre Matteo Salvini indossa i panni della colomba: «È importante abbassare i toni». Fatto sta che in questo contesto Enrico Letta apre l’assemblea costituente che approva il regolamento congressuale. Ed è la sua ultima da segretario del Pd: «È stato un periodo duro, soprattutto per me. Ho avuto soltanto colpi e nessun vantaggio, ma sono rimasto fino alla fine perché convinto che fosse necessario per dare ai quattro candidati la possibilità di rilanciare e scrivere una nuova storia di questo partito».


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