Matteo Salvini e Alfredo Mantovano
5 minuti per la letturaTre sì in Consiglio dei ministri per altrettanti provvedimenti-obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, tra cui spicca il nuovo codice degli appalti da cui è attesa una forte accelerazione dei cantieri e quindi della messa a terra degli investimenti finanziati con le risorse del Recovery Fund. E il recupero dei ritardi sulla tabella di marcia. Sul tavolo di Palazzo Chigi anche il riordino della disciplina degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) e il decreto attuativo della legge sulla concorrenza sui servizi pubblici locali.
Il via libera arriva subito dopo la cabina di regia – coordinata dal ministro per gli Affari Europei, la Coesione Territoriale, il Sud e il Pnrr, Raffaele Fitto, cui hanno preso parte ministri e rappresentanti di tutti dicasteri coinvolti – che ha fatto il punto sull’attuazione di target e milestone previsti entro la fine dell’anno, cui è vincolato l’assegno da 19 miliardi della Commissione Ue. Al raggiungimento del traguardo mancano 15 obiettivi: sui 55 previsti per il secondo semestre ne sono stati conseguiti 40, ma quelli che restano “sono stati tutti avviati e in corso di finalizzazione”, assicurano da Palazzo Chigi. Un ottimismo che porterebbe l’esecutivo ad accantonare per il momento l’idea di un decreto legge da varare entro l’anno per centrare tutti i target. Dalla lista dei 15 mancanti vanno comunque depennati i due provvedimenti approvati in via definitiva ieri, ossia i decreti legislativi sui servizi pubblici locali e sul riordino della disciplina degli Irccs.
Il ministro ha chiesto ai suoi colleghi di tener conto dell’intero arco temporale del piano nel fare le necessarie valutazioni. Per la prossima settimana intanto è in agenda un nuovo confronto con la Commissione Europea.
Grandi sono le aspettative nel governo sulla riforma del codice degli appalti, scritta dal Consiglio di Stato su delega dell’esecutivo Draghi, e che sarà nei prossimi tre mesi oggetto di un dibattito parlamentare. La riforma “permetterà di semplificare le procedure e garantire tempi più veloci. E che rappresenterà anche un volano per il rilancio della crescita economica e l’ammodernamento infrastrutturale della nazione”, ha affermato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che non ha preso parte alla conferenza stampa per partecipare ai funerali dell’amica Nicoletta Golisano, una delle donne uccise domenica scorsa durante una riunione condominiale a Roma, nella zona di Fidene.
“Questo nuovo codice dovrà tagliare sprechi e la burocrazia, viene incontro alle esigenze delle imprese e degli enti locali, permetterà di aprire cantieri in tempi più veloci e creerà più lavoro. È la miglior battaglia alla corruzione e al malaffare”, le parole del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, secondo cui rappresenta l’iniziativa più importante messa in campo dal governo nei suoi 55 giorni di vita.
Il ministro – che durante la conferenza stampa post Cdm ha più volte ribadito il suo biasimo per lo sciopero contro la manovra organizzato da Cgil e Uil – ha sottolineato che “ogni miliardo sbloccato per i cantieri corrisponde a circa a 17 mila posti di lavoro. Questo codice permetterà di sbloccare cantieri, fare opere e creare lavoro”.
Sono due i principi cardine del provvedimento: “il risultato”, ovvero la massima tempestività nell’affidamento ed esecuzione del contratto, e il migliore rapporto tra qualità e prezzo nel rispetto dei principi di legalità, trasparenza e concorrenza; e “la fiducia” rispetto all’azione della pubblica amministrazione e degli operatori economici.
La nuova normativa, in particolare, innalza la soglia dell’affidamento diretto dei lavori per aiutare, si sottolinea, le piccole e medie stazioni appaltanti: se questa norma fosse in vigore, si sostiene, oltre l’80% degli appalti oggi in essere avrebbe potuto essere più veloce. “È una vittoria – ha detto Salvini – perché significa più lavoro per le aziende e tempi più brevi per la realizzazione di opere a favore dei cittadini e delle piccole comunità locali”.
Tra le principali novità c’è poi una ulteriore liberalizzazione dell’appalto integrato, cioè progettazione ed esecuzione dei lavori potranno essere oggetto della stessa gara e quindi affidati allo stesso aggiudicatario, ad eccezione degli appalti per le opere di manutenzione ordinaria.
Si tratta di una norma già concessa per i progetti del Pnrr ma finora vietata dal codice. “È fondamentale per i Comuni piccoli e medi, che non hanno la progettualità delle grandi amministrazioni”, ha puntualizzato il titolare del Mit.
Ai vantaggi derivanti dallo snellimento delle procedure, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha affiancato quelli in termini di legalità, “perché tanto più la procedura è concentrata, nel rispetto di regole chiare, tanto meno ci sono occasioni per introdursi”, ha affermato, garantendo poi che “resta in piedi tutto il meccanismo di verifica e controllo dei vari organismi preposti a evitare infiltrazioni di tipo mafioso”.
La nuova normativa prevede poi l’inserimento dell’elenco delle opere prioritarie direttamente nel Documento di economia e finanza (Def), dopo un confronto tra Regioni e governo. Viene garantito il dibattito pubblico sulle opere, “ovviamente con tempi compatibili con la realizzazione delle opere pubbliche”, ha puntualizzato Salvini, segnalando in proposito la norma che assegna a Palazzo Chigi il potere di superare il dissenso decidendo in caso di stallo o contrarietà all’opera. “Non voglio vivere in un Paese – ha detto il ministro – dove il singolo contenzioso a livello locale della singola micro-associazione blocca opere pubbliche da centinaia di milioni di euro”.
Respinte al mittente le critiche che Anac aveva espresso sul provvedimento. “Possono essere rivolte tranquillamente al Consiglio di Stato che ha condiviso le nostre proposte, lascio a loro il dibattito accademico. Però – ha rimarcato Salvini – rivendico la divisione dei poteri e le scelte politiche fatte dal governo nella cabina di regia”.
Il Codice reintroduce poi la figura del general contractor, cancellata dalla vecchia normativa. Interviene per fugare la cosiddetta “paura della firma” stabilendo che, ai fini della responsabilità amministrativa, non costituisce “colpa grave” la violazione o l’omissione determinata dal riferimento a indirizzi giurisprudenziali prevalenti o a pareri delle autorità competenti. Si procede poi al riordino delle competenze dell’Anac, in attuazione del criterio contenuto nella legge delega, con un rafforzamento delle funzioni di vigilanza e sanzionatorie.
Tempi: il nuovo Codice si applicherà su tutti i nuovi procedimenti dal primo aprile del prossimo anno. Mentre per il vecchio la data di “scadenza” è il 23 aprile 2023, da quel momento in poi per tutti i procedimenti già in corso si dovrà fare riferimento alla nuova normativa.
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