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Olaf Scholz e Mario Draghi

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E’ LA FOTO di una famiglia tutt’altro che unita quella che ritrae idealmente leader dei Ventisette riuniti a Bruxelles per Consiglio europeo con all’ordine del giorno, oltre l’analisi degli sviluppi del conflitto russo-ucraino, le misure contro il caro energia e gli aiuti alle famiglie e alle imprese del Vecchio Continente.

Se sul sostegno a Kiev la solidarietà europea tiene, i Paesi si ritrovano ancora divisi su come affrontare le ricadute della guerra, tra quotazioni del metano e inflazione stellari.

Sul tetto al prezzo del gas e la creazione di un nuovo fondo europeo con l’emissione di bond comuni i Paesi del Nord – Germania e Olanda in prima linea – confermano l’asse del “no” fin dalle battute pre vertice. E per Berlino, in particolare, la posizione assunta contribuisce ad alimentare le tensioni con Parigi che hanno consigliato il rinvio dell’annuale consiglio dei ministri franco-tedesco che era in programma a Fontainebleau per il prossimo 26 ottobre: non era mai accaduto.

La linea di Emmanuel Macron è la stessa di Mario Draghi per il quale il Consiglio europeo, come ha ricordato lui stesso salutando i funzionari italiani della Rappresentanza Ue, è il suo «ultimo appuntamento come presidente del Consiglio»: sì al price cap e sì ai prestiti comuni.

Draghi lo ha ribadito con forza in un intervento molto duro durante il summit: ha denunciato, secondo quanto ha riferito l’AdnKronos, «i danni immensi dell’inazione sui prezzi» che «ha finanziato Putin e causato la recessione». Ora, ha aggiunto «abbiamo la recessione e la rottura dell’unità della Ue: ha vinto Putin».

L’ex presidente della Bce ha insistito sull’urgenza di misure che possano incidere sulla dinamica dei prezzi dell’energia, come l’introduzione di un tetto al prezzo del gas – che l’Italia propone nei termini di un corridoio dinamico, con l’appoggio di altri 14 Paesi – e una riforma del mercato dell’energia elettrica. Il rischio, ha sostenuto, è quello di una frammentazione del mercato che può avere riflessi negativi sull’unità europea, soprattutto se i Paesi che hanno maggior spazio fiscale operano in autonomia.

«Gli Stati membri devono avere una capacità di spesa comune, che garantisca la parità di condizioni per tutti», ha detto e il riferimento è a Berlino e al suo scudo di 200 miliardi per sostenere la sua economia. «Non è una questione di solidarietà, ma di salvaguardia del mercato interno», ha aggiunto spingendo sull’adozione di un fondo comune europeo, utilizzabile non solo per investimenti, ma anche per mitigare i prezzi.

Proposte “sottoscritte” anche da Macron già al suo arrivo al vertice: «Dobbiamo abbassare i prezzi del gas e dell’elettricità di conseguenza» e «inoltre dobbiamo avere più solidarietà finanziaria. Per questo chiederemo di avere un meccanismo di garanzia per i prestiti», ha affermato aggiungendo un passaggio sulla necessità «di preservare l’unità politica e finanziaria nel contesto attuale», sottolineando «non è cosa buona» che «la Germania si isoli».

Per Scholz a questo scopo possono essere impiegati i fondi del Recovery Fund non ancora utilizzati e quelli del RepowerUe. Con Draghi e Macron si è schierato anche il premier spagnolo Pedro Sanchez, sostenendo il varo di un «Recovery per l’energia». Al di là delle questioni sul tavolo di Bruxelles, un incontro chiarificatore tra il presidente francese e il cancelliere Olaf Scholz è già fissato per il 26 ottobre a Parigi.

Anche per Draghi il vertice europeo ha “incrociato” questioni più strettamente nazionali. Dopo le “esternazioni” del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, sui suoi rapporti con il capo del Cremlino e le sue posizioni sulla guerra in Ucraina trapelate via “audio”, è toccato al premier uscente rassicurare i partner sulla fedeltà dell’Italia alla Ue e alla Nato che, ha affermato, «sono capisaldi della nostra politica estera».

«Condividiamo in pieno i valori europei e transatlantici e vogliamo continuare a rafforzarli», ha affermato. E all’interno di queste alleanze «l’Italia deve essere protagonista» sfruttando la «credibilità che abbiamo acquisito in questi anni» che è «lo strumento migliore per ottenere i risultati a cui aspiriamo», un messaggio, quest’ultimo, rivolto alle forze politiche che nei prossimi giorni dovranno governare il Paese e garantirne gli interessi. Prima di lui, in mattinata, era stato Antonio Tajani, numero due di Forza Italia, a Bruxelles per la riunione del Ppe in occasione del Consiglio europeo, a confermare «la posizione europeista, filo atlantica e di pieno sostegno all’Ucraina» sua, «del partito e del leader del mio partito».

Tornando all’emergenza energetica sul tavolo della prima sessione del vertice, a raccontare la difficoltà di arrivare a un’intesa sul price cap sono anche le quotazioni del gas che sono tornate a salire dopo i minimi toccati all’annuncio del piano della Commissione europea da parte della presidente Ursula von der Leyen: ieri la chiusura delle contrattazioni alla borsa di Amsterdam ha registrato un balzo del 13,01%, con il prezzo del gas fissato a a 127,15 euro al MWh.

C’è poi la “vaghezza” del passaggio sul price cap nelle conclusioni, con il verbo “esaminare” e “proporre” ad alternarsi nelle varie bozze, fino a scomparire del tutto. L’Italia ha continuato a spingere per un chiaro incarico alla Commissione volto a definire e presentare a stretto giro di posta le proposte regolamentari su tutto il pacchetto con al centro il “corridoio” temporaneo per limitare “immediatamente” i prezzi. Viene chiesto di dare «solidarietà» nella condivisione dell’energia, ma «non c’è solidarietà» sulle richieste di «contenere i prezzi» del gas, ha detto Draghi affermando di non poter accettare queste conclusioni.

Sarà una lunga notte, prevedevano nel tardo pomeriggio fonti diplomatiche. Una prospettiva che il premier olandese Mark Rutte aveva ben chiara già dal mattino, quando si era detto sicuro di un accordo sugli acquisti congiunto del gas, ma si preparava a rinsaldare il fronte del no al tetto con la Germania e l’Austria cui si è unita anche l’Ungheria. «Il price cap sarebbe un suicidio economico», ha sostenuto Viktor Orban, aggiungendo che «ci sono altri che la pensano come noi, quindi vedo una buona possibilità che possiamo far valere gli interessi nazionali ungheresi stasera». Vedremo che “consigli” avrà portato la notte.


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