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Secondo i dati diffusi dall’Istat nel mese di marzo 2023 gli occupati in Italia sono in crescita con 297 mila posti in più in un anno

Il mercato del lavoro continua a dare confortanti segnali di vivacità, che associati alla crescita del Pil (+ 0,5% nel primo trimestre, maggiore di Francia e Germania) provano la resistenza dell’economia italiana in un contesto globale che resta complicato. Su cui pesa però la ripresa della corsa dell’inflazione ad aprile, che in Italia segna +8,3%, con la Bce pronta a un ulteriore ritocco all’insù dei tassi.

A marzo, per il terzo mese consecutivo, l’occupazione è cresciuta, registrando 22mila posti di lavoro in più (0,1%) rispetto a febbraio, 297mila in più in un anno (+1,3% su febbraio 2022), con un tasso di occupazione stabile al 60,9% rispetto allo scorso febbraio, e in crescita dello 0,9% su base annuale. Nel confronto con l’ultimo trimestre dell’anno passato, il primo del 2023 segna 90mila unità in più (+0,4%).

Nel complesso, i 22mila nuovi posti di lavoro di marzo portano a 23 milioni 349mila il numero degli occupati in Italia. «Aumentano i contratti stabili e cresce l’occupazione. I dati forniti dall’Istat per marzo 2023 sono molto incoraggianti e frutto del clima di fiducia percepito dalle imprese in questi primi sei mesi di Governo. Una fiducia che siamo intenzionati a ripagare continuando a dare risposte concrete per far ripartire l’economia nazionale. Andiamo avanti con ottimismo e determinazione», commenta via social la premier Giorgia Meloni.

OCCUPATI IN CRESCITA NEL MESE DI MARZO 2023

L’aumento degli occupati registrato a marzo, rileva l’Istat nella nota mensile, si accompagna alla diminuzione dei disoccupati e alla sostanziale stabilità degli inattivi. Il tasso di disoccupazione è sceso, infatti, al 7,8% (-0,1 punti) e il numero dei disoccupati è tornato sotto il livello psicologico dei 2 milioni, scendendo a 1.980.000 unità, una quota che non si toccava dal novembre 2022. Stesso trend (-0,1 punti) anche per il tasso di disoccupazione giovanile che resta comunque su un livello allarmante, al 22,3%.

Ben più significativo il calo a livello di Europa a 20, dove il tasso di disoccupazione registra un calo record, attestandosi al 6,5% – dal 6,6% a febbraio e al 6,8% un anno prima – il più basso di sempre. E l’Italia con il suo 7,8% si colloca dietro a quasi tutti i Paesi, la superano la Spagna e la Grecia, con percentuali rispettivamente del 12,8% e 10,9%.

In particolare, a marzo, rispetto a febbraio, l’aumento dell’occupazione riguarda uomini e donne, dipendenti e tutte le classi d’età tranne quella dei 25-34enni, che invece risultano in calo. Ed è frutto dell’aumento dei dipendenti permanenti (+0,1%) e a termine (+0,4%) e della sostanziale stabilità degli autonomi.

LAVORO, OCCUPATI IN CRESCITA, IN CALO CHI CERCA LAVORO E STABILI GLI INATTIVI A MARZO 2023

Il numero di persone in cerca di lavoro, diminuisce (-1,1%, pari a -22mila unità) tra gli uomini, le donne e tra chi ha almeno 35 anni. La stabilità del numero di inattivi – tra i 15 e i 64 anni – è la sintesi della crescita tra gli uomini e tra chi ha 50 anni o più e della diminuzione tra le donne, i 15-24enni e i 35-49enni.

Su base annuale, l’aumento degli occupati coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, ad eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa. A fare da traino è stato l’aumento dei dipendenti permanenti (+2,4%) e degli autonomi (+0,3%), a fronte di una diminuzione dei dipendenti a termine (-2,7%). Rispetto a marzo 2022, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-5,1%, pari a -106mila unità) sia il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-2,2%, pari a -281mila).

I numeri diffusi dall’Istat confermano la tenuta della ripresa italiana. Confcommercio sottolinea il consolidamento di un trend di crescita degli occupati che ha preso il via nel febbraio del 2021, con un aumento, ad oggi, «di quasi 1,2 milioni», senza tuttavia trascurare «le criticità» del mercato italiano: in particolare, si rileva, «il mondo del lavoro autonomo continua a mostrare elementi di difficoltà» e i «tassi di attività della componente femminile continuano a risultare distanti da quanto registrato negli altri paesi europei». Su questo scenario incombono poi «i pericoli della crisi demografica: il bacino potenziale per la nuova occupazione si inaridisce progressivamente – sottolineano dall’Ufficio studi dell’associazione – e la somma tra le forze di lavoro e gli inattivi cala di oltre 660mila unità negli ultimi tre anni, rendendo sempre più urgente innalzare i tassi di partecipazione, nonché le competenze e le abilità di lavoratori e disoccupati».

IL DIBATTITO SUL DECRETO LAVORO

Mentre resta acceso il dibattito sul decreto Lavoro varato dal Consiglio dei ministri il primo maggio, l’Ugl legge i dati anche alla luce dell’operato dell’esecutivo: «Lasciano ben intuire che l’azione del governo sta andando nella giusta direzione, come anche la volontà dell’Esecutivo di rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale sul lavoro – afferma il segretario generale, Paolo Capone – L’obiettivo è quello di incentivare l’aumento dei salari e di rafforzare il potere di acquisto dei lavoratori colpiti dall’inflazione, e quindi dai rincari sui beni di prima necessità».

Di ben altra opinione sono Cgil, Cisl e Uil che sabato si ritroveranno a Bologna per la prima tappa della mobilitazione decisa a inizio aprile, prima del decreto lavoro che ora diventa uno tra i principali “bersagli” del confronto-scontro con l’Esecutivo.


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