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L'area del mediterraneo in una vista satellitare

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La maxi rimodulazione delle risorse del Pnrr (Repower Eu)e i progetti per le reti di gas ed elettricità per trasformare il Mediterraneo in hub energetico

C’è una strategia e un obiettivo ben preciso nella maxi-revisione delle risorse del Pnrr illustrata prima in cabina di regia e poi in una conferenza stampa, a Palazzo Chigi, dal ministro Raffaele Fitto. La finalità è di non perdere nemmeno un euro delle risorse assegnate all’Italia. La “mission”, più complessiva, che il governo si è data, è di spendere non solo in fretta ma soprattutto bene. Collocando il nostro Paese all’interno dei nuovi scenari geopolitici dell’Europa post-Covid e post-Ucraina.

E, in questo quadro, rientra a pieno titolo la conferma del ruolo centrale del Mediterraneo e, dell’Italia, come hub energetico di tutta l’Europa. Un progetto strettamente legato a quel piano Mattei che sarà sicuramente uno degli argomenti in agenda nel vertice italo-americano fra la Meloni e Biden. Ma c’è un altro messaggio, altrettanto importante, lanciato prima dal Presidente dalla Repubblica, Sergio Mattarella e ripreso da Fitto. La buona riuscita del Pnrr non è una medaglia di questo o quel governo, ma dell’intero Paese e della sua credibilità internazionale.

E per sottolineare l’importanza del momento il capo dello Stato si è richiamato al discorso che il leader della Dc, Alcide De Gasperi, tenne nel 1949, quando di fronte ad un Paese devastato dai bombardamenti e dalla guerra, chiamò le principali forze sociali e politiche a “mettersi alla stanga” per marciare nella stessa direzione. Un appello che è anche un monito: perché è evidente che per vincere la partita del Pnrr c’è bisogno del contributo di tutti, anche dell’opposizione. Insomma, remare contro il Piano significa andare in direzione opposta alla difesa degli interessi nazionali.

Certo, quello presentato da Fitto, è solo l’inizio di un percorso che prevede molti altri step: dal confronto con l’Unione Europea a quello con i ministeri, i sindaci, i governatori, le imprese e le parti sociali. Ma la macchina si è messa in moto. E, più volte, il ministro della Coesione, ha chiarito che nessun progetto in essere sarà “cancellato” o definanziato. Al più sarà trasferito su altre fonti di finanziamento, come il Piano Complementare (che vale 30,5 miliardi), i fondi per la Coesione e quelli strutturali.

Oltre, ovviamente, al RepowerEu, il grande programma europeo per la transizione e l’efficientamento energetico che ha una dote di 19 miliardi e che, compatibilmente con le regole europee, potrà comprendere anche quegli interventi del Pnrr che, per svariate ragioni, o rischiano di essere bocciati a Bruxelles perché inammissibili (è il caso delle infrastrutture stradali presentate dai Comuni) o perché difficilmente potranno tagliare il traguardo del giugno 2026 (è il caso dell’alta velocità ferroviaria o di alcune infrastrutture come la Roma-Pescara, giusto per fare qualche esempio). Stesso discorso per gli interventi contro il dissesto idrogeologico, opere rimaste solo sulla carta e oggetto di continui rinvii. Anche in questo caso la strada maestra comporterà lo spostamento su altri capitoli di spesa (con le relative coperture) e la definizione di un cronoprogramma stringente.

Ma la vera novità della maxi-rimodulazione è quella di mettere in sinergia tutti i programmi di spesa disponibili orientandoli verso un progetto-Paese. Non a caso, al primo posto nel Repower Eu c’è proprio il richiamo al potenziamento dell’Italia come hub energetico del Mediterraneo con una serie di importanti investimenti sulle reti del gas per superare le strozzature che attualmente limitano i flussi da Sud, dal Nord Africa e dal Mar Caspio, destinati al Nord Italia e all’Europa, con il raddoppio dell’attuale collegamento nell’Adriatico. Costo dell’operazione, oltre 2,3 miliardi di euro.

Per non parlare, poi, dei progetti sulle reti elettriche, essenziali per favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili, disperse sul territorio e che necessitano di linee maggiormente connesse e resilienti per essere efficacemente sfruttati. Una delle riforme previste dal RepowerEu è dedicata proprio alla definizione di un Testo Unico sulle rinnovabili. E, anche in questo caso, ci sarà un cronoprogramma preciso, con la scadenza fissata a giugno 2026.

La trattativa, naturalmente, è appena iniziata anche se l’Europa ha ormai accolto l’idea italiana della flessibilità nell’uso delle risorse del Pnrr. Ora bisognerà portarla avanti con tenacia e pazienza. Evitando passi falsi e, soprattutto, polemiche sterili.


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