Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini
5 minuti per la letturaHO APPREZZATO moltissimo l’intervento del vice presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Salvini in occasione del convegno “Progetti e grandi opere, come sarà il nostro Paese nel 2032”; l’ho apprezzato per la correttezza analitica con cui ha elencato i progetti delle infrastrutture che dovranno essere portati avanti e conclusi entro il 2032 e devo dar atto che la capillarità dei dati forniti, sempre dal ministro, e la peculiare correlazione con il quadro delle esigenze finanziarie e con quello delle scadenze temporali assicura una piena affidabilità sulla concreta attuazione di un programma che lo stesso Salvini ha riconosciuto è partito ed in parte attuato anche da Governi precedenti.
Io forse avrei detto “da Governi precedenti esclusi quelli che hanno governato il Paese dal 2015 al 2022”, perché in questi otto anni, come dirò dopo, non solo si è bloccato tutto ma si è anche cercato di compromettere quanto era stato portato avanti, con una serie di interventi che lo stesso Ministro ha elencato; una serie di interventi che, solo a titolo di esempio, riporto di seguito:
- Il Modulo sperimentale elettromeccanico (Mo.S.E.) nella laguna veneta
- Il passante di Mestre
- Il tunnel ferroviario del Brennero
- Il tunnel ferroviario Torino – Lione
- Il Terzo Valico dei Giovi sull’asse Genova – Milano
- La rete ferroviaria ad alta velocità (circa 1.000 Km)
- Il grande raccordo anulare della città di Roma
- La variante di valico autostradale
- Le linee metropolitane M4, M5 a Milano
- Le linee C a Roma, la linea 1 a Torino e a Napoli
- L’autostrada Salerno – Reggio Calabria
- Le autostrade Catania – Siracusa e Palermo – Messina
- L’asse stradale 106 Jonica in Calabria.
Ora però ritengo opportuno esporre un mio consiglio: gli italiani ormai credono solo in chi usa il “passato prossimo”; parlo cioè di una Italia che vuole ormai conoscere cosa “è stato fatto” e non vuole sapere cosa si intenda fare, cosa si stia facendo perché il “presente” ed il “futuro”, purtroppo, dopo otto anni, ripeto dopo otto anni, di vuoto completo, sia programmatico che realizzativo, non sono più credibili. Faccio solo un esempio: il ministro Salvini ha un grande merito, quello di aver messo prima nella Legge di Stabilità 2023 la riattivazione delle procedure per la realizzazione della regina delle infrastrutture, il Ponte sullo Stretto di Messina, e dopo ha sottoposto e fatto approvare dal Parlamento una apposita Legge mirata a trasformare una intuizione progettuale, quella dell’attraversamento dello Stretto, in opera compiuta. Questo senza dubbio è un atto da “passato prossimo”; cioè questo è un misurabile comportamento decisionale.
Il nodo ferroviario ad alta velocità di Firenze, il nodo ferroviario ad alta velocità di Vicenza, la diga foranea di Genova, le tratte ferroviarie ad alta velocità in Sicilia, la strada statale 106 Jonica in Calabria, la Linea C a Roma, sono tutte scelte da “passato prossimo”. Invece il Piano per l’approvvigionamento idrico e la distribuzione dell’acqua, il Piano delle dighe, il Programma per la rigenerazione urbana, il Piano per il ricorso alle forme di energia alternativa, il possibile ricorso all’idrogeno, il possibile ricorso al nucleare, il quadro degli investimenti programmati per la rete stradale e autostradale, il Piano da 132 miliardi nei prossimi dieci anni proposto dalle Ferrovie dello Stato, il Piano “Casa”, sono tutti impegni apprezzabili che però, a causa del tragico vuoto che ha caratterizzato il comparto delle costruzioni negli ultimi otto anni, non vengono recepiti come veri o come possibili.
Senza dubbio, come in parte ribadito dallo stesso ministro Salvini, questa volta ci sono due motivazioni che ridimensionano una simile preoccupazione: la prima motivazione, quella precisata nell’intervento dallo stesso ministro, è da ricercarsi nel fatto che questo è un Governo che ha la certezza di essere un Governo di Legislatura e quindi alla scadenza dei cinque anni questo Governo sarà ancora in carica e dovrà motivare il bilancio di un programma che abbiamo avuto modo di leggere sin dall’inizio. La seconda motivazione è invece legata alla credibilità delle singole forze che caratterizzano l’attuale maggioranza di cui Salvini è parte integrante: un fallimento nell’attuazione del Ponte sullo Stretto o nella attuazione delle infrastrutture avviate con il PNRR, ridurrebbe, in modo rilevante, il consenso nei confronti delle forze politiche dell’attuale maggioranza.
Penso, quindi, che proprio sulla base di queste oggettive motivazioni sarebbe bene imporsi il ricorso sempre al “passato prossimo”, cioè al racconto sempre di “ciò che si è fatto”. E proprio se si vuole fornire qualche dato in più sarebbe più utile denunciare l’elevato stato di crisi della nostra offerta infrastrutturale, l’elevata distanza tra i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) del Sud con quelli del Centro Nord e forse, in occasione della Nota Aggiuntiva al DEF (NADEF), raccontare quello che si è fatto, quello che si è riusciti, davvero, a realizzare e non a programmare, non a mettere in gara, non ad aprire i cantieri ma, ripeto, a realizzare concretamente.
Mi spiace e mi scuso per la insistenza ma il ministro Salvini forse non si è accorto che fino al 2015 la gente conservava ancora un senso di fiducia perché, in fondo, i Governi presieduti dal presidente Berlusconi non solo erano riusciti in 12 anni (2002 – 2014) a realizzare infrastrutture per 140 miliardi di euro, dopo il 2014 la spesa non ha superato i 4 miliardi di euro all’anno, dopo, sempre negli otto anni, sono fallite 120.000 imprese e si sono persi 600.000 posti di lavoro nel comparto delle costruzioni. Questo black out ha spento in modo rilevante ciò che siamo soliti definire “l’ottimismo della speranza” ed ha acceso “l’ottimismo della ragione”; ripeto l’ottimismo della ragione crede solo in chi usa sistematicamente il “passato prossimo”.
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