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Meloni spiega al vertice del Cairo per la pace la posizione italiana sulla questione Palestinese e di Israele ma tra Arabi e occidente resta la tensione
Giorgia Meloni si presenta alla conferenza per la pace del Cairo per ribadire tre concetti davanti ai leader arabi e alla diplomazia europea. La condanna durissima nei confronti di Hamas, la richiesta a Israele di meditare l’uso della forza e infine l’obiettivo politico dei due popoli due Stati.
La presidente del Consiglio ha il viso provato dalla separazione con il compagno Andrea Giambruno. Le 48 ore appena trascorse hanno di certo lasciato il segno, ferito, l’inquilina di Palazzo Chigi. Ecco perché desidera guardare avanti. non a caso prova a dissimulare quando i cronisti le chiedono su come stia. «Sto molto bene, sto molto bene, faccio il mio lavoro come sempre» garantisce. E alla richiesta dei cronisti di lasciare un commento sulla parte politica della vicenda, Meloni replica così: «Non c’è una parte politica. Non so cosa non sia non chiaro del “non voglio parlare più di questo”, quindi non c’è una parte politica».
La premier atterra in Egitto al mattino, poi nel pomeriggio vola in Israele. Nel corso della conferenza di pace del Cairo interviene alla prima sessione dei lavori e chiede di «condannare senza ambiguità, le azioni terroristiche di Hamas». Meloni è stata in dubbio fino alla fine se partecipare o meno. «Ma era doveroso esserci – sottolinea – perché l’Italia è il ponte del mediterraneo». La premier fa sapere che in questo consesso «le posizioni di partenza sono distanti. Ma tutti condividiamo gli auspici che la crisi non si trasformi in una guerra di civiltà, rendendo vani gli sforzi di questi anni per normalizzare i rapporti».
Per Meloni l’obiettivo di Hamas era «costringere Israele a una reazione contro Gaza che creasse un solco incolmabile fra Paesi arabi, Israele e Occidente. Compromettendo la pace per tutti i cittadini coinvolti, compresi quelli che si dice di voler difendere. Il bersaglio siamo tutti noi, e cadere in questa trappola sarebbe molto, molto stupido».
Rivolge poi un messaggio a Israele. Se è vero che il terrorismo «ha colpito il mondo musulmano» più ancora dell’Occidente, e che gli attacchi servono a «impedire qualsiasi tentativo del popolo palestinese» di raggiungere i propri obiettivi, è altrettanto vero che il governo israeliano non deve cedere a «sentimenti di vendetta» e ha l’obbligo – proprio degli Stati – di «commisurare l’uso della forza». «Questo è il confine e sono fiduciosa che questa sia la volontà di Israele». Una posizione che ricalca quella dell’amministrazione statunitense di Joe Biden.
E su queste note Meloni indica poi la strategia politica. Il primo tassello non può non essere l’accesso umanitario, così da evitare altre sofferenze ai civili ed esodi di massa «che contribuirebbe a destabilizzare questa regione». Il secondo riguarda il rilascio di tutti gli ostaggi: «Ci sono anche degli italiani, chiediamo l’immediato rilascio». E il terzo, infine, deve essere un’iniziativa politica che porti «a due popoli e due stati»: «Dobbiamo fare l’impossibile per evitare una escalation della crisi, per evitare di perdere il controllo di questa crisi, perché le conseguenze sarebbero inimmaginabili. Il modo più serio per farlo è un’iniziativa politica per una soluzione strutturale che si basi sulla prospettiva dei due popoli e due Stati, una soluzione che deve essere concreta e deve avere una tempistica definita».
C’è poi lo spazio per una serie di bilaterali. A margine del summit, Meloni incontra il presidente palestinese Abu Mazen e poi Mahmud Abbas. Un confronto quest’ultimo in cui è stato confermato il sostegno dell’Italia alla legittima Autorità rappresentativa del popolo palestinese, «il quale certamente non si identifica con Hamas», ribadendo inoltre «il sostegno alla prospettiva dei due Stati». Alla fine di tutto questo il summit per la pace al Cairo si conclude senza dichiarazione finale condivisa da tutti i partecipanti, ma solo con un comunicato della presidenza egiziana che ha promosso il vertice. Il motivo sono le divergenze fra le diplomazie del gruppo dei Paesi arabi con quello occidentale.
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